Pubblichiamo
nel seguito le sintesi di Carlo Bianchin di due saggi comparsi sul
numero 46 di Adista del 26 e del 27 dicembre 2014.
Le leggi della fisica e l'immagine di Dio: parlare di Dio dopo Hawking (Dal saggio del gesuita Guillermo Rodriguez Izquierdo "Parlare di Dio dopo Hawking")
S.
Hawking celebre matematico e astrofisico inglese da anni condannato
all'immobilità dall'atrofia muscolare progressiva afferma che per
spiegare il big bang non è necessario Dio.
La scienza da sola può giungere a conoscere l'origine del mondo elaborando una teoria del tutto con un'equazione. Di fronte a questa affermazione si possono avere contrastanti reazioni da parte dei credenti.
Introdurre
Dio al confine di quello che ora conosciamo porta il rischio che il
progresso sempre auspicabile della scienza sottragga del terreno a Dio.
Quando la scienza ne saprà di più non avremo più bisogno di Dio.
Una
seconda reazione è pensare che tutto l'universo nel quale viviamo debba
venire da una mente ordinatrice e creatrice che avrebbe disposto le
leggi della fisica facendo in modo che il mondo sia così com'è.
Nel
corso della storia della filosofia si confrontano due scuole di pensiero
contrapposte. La posizione idealista che pone alla base la mente il pensiero e la posizione empirista che mette al primo posto la materia. Nell'ottica materialista si pensa che tutto, compreso il pensiero sorge dalla materia.
Non
è per volontà di qualcuno che il mondo e noi esistiamo ma
semplicemente perché dalla materia è sorto tutto ciò che esiste in un
dato momento: dal big bang sarebbe seguita tutta la storia
dell'universo. Nell'ottica materialista interrogarsi sul perché, sul
come, su chi non è altro che una malattia della mente. Nella lingua
inglese si usa il termine pointless per definire questa
situazione, che vuol dire senza finalità, senza importanza, senza
significato… A conclusione possiamo affermare che o Dio non interessa o
Dio non esiste. Una terza reazione è quella che afferma che la fisica
debba occuparsi solo di ciò che le è proprio e perciò non le compete
parlare di Dio…
Quando
Hawking parla di fisica le sue affermazioni sono di un genio ma quando
parla di Dio le sue opinioni non appartengono alla fisica. Egli stesso è
conscio di esprimere un'opinione.
Le tre reazioni sopra esposte ci aiutano a comprendere che il big bang non
è la creazione del mondo ma è una spiegazione di come ha avuto origine
l'universo. Ma quando noi credenti parliamo di un Dio creatore del cielo
e della terra diciamo qualcosa di diverso: diciamo che tutto viene da un amore che comunica se stesso.
E questo non potrà mai scoprirlo o negarlo la fisica. Oggi quanti
credono in Dio dal cui amore proveniamo, sono consapevoli del fatto che
ciò che esiste in questo mondo è frutto del caso e della necessità.
Questo ci trasmette oggi la scienza e questo ci offre una visione del
mondo diversa da quella ingenua del passato. Non abbiamo le risposte per
tutte le domande né pretendiamo che Dio sia la risposta che sostituisca
quella che non abbiamo; crediamo però che l'amore e l'intelligenza (che
la Bibbia chiama la sapienza, il logos) che erano al principio,
accompagnino tutto il processo, giungano fino a noi e continueranno ad
essere in realtà dopo che il sole avrà esaurito la sua fonte di
energia.
Un nuovo cristianesimo in un mondo in evoluzione in Teilhard de Chardin (Dal saggio della teologa americana suor Ilia Delio)
In
un articolo del 1936 Teilhard de Chardin constatava che il
cristianesimo si trovava di fronte a un nuovo mondo, frutto delle
scoperte della scienza, in particolare dell'evoluzionismo e della fisica
dei quanti. Egli sentiva che il cristianesimo aveva qualcosa di vitale
da offrire se fosse riuscito ad abbandonare la sua cornice medievale e a
prendere coscienza di un mondo sempre più orientato dalla scienza. Le
scoperte di Darwin ed Einstein offrivano un nuovo senso del mistero
dell'universo, un'apertura della religione dall'individuo al tutto. La
scienza moderna offriva una nuova comprensione dello spazio del tempo;
di conseguenza era necessario mettere da parte la vecchia forma del
cristianesimo e assumere il mondo come luogo in cui trovare Dio se si
voleva ridare vigore al Vangelo della nostra epoca.
"Se
Agostino è stato in grado di parlare in termini teologici in un mondo
condizionato dal Platonismo, se Tommaso è riuscito a costruire una
teologia basata sulle categorie di Aristotele, è possibile alla teologia
contemporanea fare una cosa analoga assumendo la visione del mondo
proveniente dalle scienze?"
La
chiave della nuova visione di Teilhard è l'evoluzione, non vi sono
entità fisse per sempre. La natura è costantemente orientata a una vita
nuova e complessa. L'essere umano non è l'eccezione rispetto
all'evoluzione, ma la sua ricapitolazione. Julian Huxley afferma: "non
siamo nient'altro che evoluzione divenuta consapevole di se stessa".
Teilhard era affascinato dalla capacità intrinseca della natura di
realizzare unione. Gli esseri si uniscono e formano nuovi livelli di
interdipendenza e nella misura in cui questi si fanno più complessi la
coscienza aumenta.
Egli
chiamava questa forza di attrazione "energia dell'amore". Se non vi
fosse stato una propensione intrinseca all'unione anche ad un livello
rudimentale, come avviene nella molecola stessa, sarebbe stato
fisicamente impossibile all'amore di apparire in una forma superiore
come quella dell'essere umano.
Teilhard seguiva anche da vicino la nuova fisica, il regno subatomico dei quanti e parlava di spirito e materia come di due forze di energia che compongono il tutto.
Nel
mondo, diceva, tutto ciò che esiste è materia che diviene spirito. La
materia non è una cosa in sé ma una forma concentrata di energia con
massa e peso.
L'essere
per lui significa "essere uniti" ne consegue quindi un cambio dalla
metafisica che presuppone stabilità ad una metafisica dell'unità. Il
fondamento dell'esistenza non è più l'essere in sé, ma la relazione
alta, ciò che diventa, perché l'unione è sempre in vista di un maggior
essere.
A riguardo egli conia il termine iper fisica
per descrivere un principio di maggior essere che va oltre una
metafisica statica dell'essere. Per lui la nuova concezione
dell'universo riguarda anche la nostra comprensione di Dio. La visione
tradizionale di Dio e della creazione è inadeguata alla realtà
dell'evoluzione. Nel caso di un mondo statico il creatore è
strutturalmente indipendente dalla sua opera, nel caso di un mondo in
evoluzione avviene il contrario. Dio non è un essere sovrannaturale che
volteggia sulla Terra, ma è l'Omega che esiste in tutto e attraverso
tutto. Dio e la creazione sono così essenzialmente uniti che Teilhard
non parla di creatore ma di unione creativa. Creazione non è un atto, un
evento ma una relazione, una che Kenosis dell'amore divino. "Dio
non si trova nell'opposizione alla materia (antimateria) o a
prescindere dalla materia (extra materia) ma attraverso la materia
(trans materia). L'unione con Dio si realizza solo passando attraverso
la materia ed emergendo da essa."
A cura di Carlo Bianchin, del gruppo "Sconfinati" di Torino)