domenica 29 marzo 2020

IN DIALOGO

Caro Lorenzo,
non posso che rispettare le tue osservazioni critiche, ma non riesco a condividerle. Dopo la sortita di Francesco : "Ho chiesto al Signore: ferma l'epidemia con la tua mano" e dopo la benedizione con l'ostensorio ( come Borromeo contro la peste) , ho sopportato a stento la ribadita bestemmia di "Gesù morto per i nostri peccati"  e ancora la promulgazione dell'indulgenza plenaria....certamente belle le parole introduttive del papa, ma assolutamente scontate e precedute da mille altre voci religiose e laiche .
Credo che tutto il contesto della celebrazione sia stato un ritorno all'immaginario e al linguaggio medioevale con parecchi risvolti che oggi favoriscono l'infantilismo.
Ma mi sono sentito letteralmente sconvolto dalle parole e dalla ritualità: confusione totale e ribadita tra Dio e Gesù, un devozionalismo mariano che falsifica completamente la storia e la fede di Miriam di Nazareth, la dichiarazione che nell'ostia contenuta nell'ostensorio ci fosse la presenza del corpo e del sangue di Cristo, vero Dio  e vero uomo... Ho avvertito la totale estraneità al Gesù ebreo ,al quale molti di noi hanno dedicato decenni di studi appassionati, maturando il convincimento di fede di dover contrastare  motivatamente il suo travisamento.
Non ho certo bisogno  di spiegare a te di come e quando nacquero il tabernacolo e l'ostensorio. Ma mi permetto di pensare che si sia costruita una devozione su un delirio dogmatico.
A questo punto il mio silenzio mi sarebbe sembrato complicità.

Esiste un altro capitolo al quale appena accenno, ma che sto  sviluppando  più ampiamente nei dialoghi quotidiani con i lettori e lettrici del blog: la religione spesso usa lo spazio della preghiera per somministrare pillole dogmatiche estranee alla realtà storica, complice una spettacolarizzazione che suscita una seduzione  emotiva. Su questo punto la casta sacerdotale è specialista nell'arte della manipolazione spettacolare.
Ho pieno rispetto per la persona del papa, lavoratore e coerente, ma ci sono  milioni e milioni di donne e uomini, che non lavorano certo di meno, in una rete di relazioni quotidiane e impegnative. Quanto al ricordo del  nostro vescovo, ogni giorno lo ricordiamo, come abbiamo  fatto oggi nella celebrazione eucaristica, con tanto affetto e tanta stima 

Caro Lorenzo, non credo che l'amicizia sia nemica della sincerità. Nel mio piccolo e umile lavoro quotidiano  preferisco abitare nella zona dell'esilio piuttosto che far tacere il mio debole filo di voce.
A te il mio saluto fraterno e cordiale

don Franco