Caro Lorenzo,
non posso che rispettare le tue osservazioni
critiche, ma non riesco a condividerle. Dopo la sortita di
Francesco : "Ho chiesto al Signore: ferma l'epidemia con la tua
mano" e dopo la benedizione con l'ostensorio ( come Borromeo
contro la peste) , ho sopportato a stento la ribadita bestemmia
di "Gesù morto per i nostri peccati" e ancora la promulgazione
dell'indulgenza plenaria....certamente belle le parole
introduttive del papa, ma assolutamente scontate e precedute da
mille altre voci religiose e laiche .
Credo che tutto il contesto della celebrazione
sia stato un ritorno all'immaginario e al linguaggio medioevale
con parecchi risvolti che oggi favoriscono l'infantilismo.
Ma mi sono sentito letteralmente sconvolto dalle
parole e dalla ritualità: confusione totale e ribadita tra Dio e
Gesù, un devozionalismo mariano che falsifica completamente la
storia e la fede di Miriam di Nazareth, la dichiarazione che
nell'ostia contenuta nell'ostensorio ci fosse la presenza del
corpo e del sangue di Cristo, vero Dio e vero uomo... Ho
avvertito la totale estraneità al Gesù ebreo ,al quale molti di
noi hanno dedicato decenni di studi appassionati, maturando il
convincimento di fede di dover contrastare motivatamente il suo
travisamento.
Non ho certo bisogno di spiegare a te di come e
quando nacquero il tabernacolo e l'ostensorio. Ma mi permetto di
pensare che si sia costruita una devozione su un delirio
dogmatico.
A questo punto il mio silenzio mi sarebbe
sembrato complicità.
Esiste un altro capitolo al quale appena accenno,
ma che sto sviluppando più ampiamente nei dialoghi quotidiani
con i lettori e lettrici del blog: la religione spesso usa lo
spazio della preghiera per somministrare pillole dogmatiche
estranee alla realtà storica, complice una spettacolarizzazione
che suscita una seduzione emotiva. Su questo punto la casta
sacerdotale è specialista nell'arte della manipolazione
spettacolare.
Ho pieno rispetto per la persona del papa,
lavoratore e coerente, ma ci sono milioni e milioni di donne e
uomini, che non lavorano certo di meno, in una rete di relazioni
quotidiane e impegnative. Quanto al ricordo del nostro vescovo,
ogni giorno lo ricordiamo, come abbiamo fatto oggi nella
celebrazione eucaristica, con tanto affetto e tanta stima
Caro Lorenzo, non credo che l'amicizia sia nemica
della sincerità. Nel mio piccolo e umile lavoro quotidiano
preferisco abitare nella zona dell'esilio piuttosto che far
tacere il mio debole filo di voce.
A te il mio saluto fraterno e cordiale
don Franco