mercoledì 25 marzo 2020

MAI LE ROSE SENZA LE SPINE E MAI LE SPINE SENZA LE ROSE

Anche questa sera un saluto affettuoso e una breve riflessione sullo sguardo sconfinato aperto che la Bibbia ebraica ci offre.
 Parto da questa considerazione: davvero se tu leggi la Bibbia ebraica, trovi il tutto della vita, le rose e le spine: dal Cantico dei Cantici (un canto d'amore pieno di eros tra un uomo ed una donna) fino alle violenze più efferate.
 il popolo della Bibbia ha raccolto le rose e le spine, forse per metterci in guardia dalla tentazione di sognare talmente le rose da illuderci che non esistano le spine. 
Leggendo pagina dopo pagina le vicende spesso si rovesciano: sovente nel pieno di un infuocato deserto compare un'oasi incantata e ristoratrice. Nelle lunghe narrazioni della Bibbia ebraica, quando si è ancora un po' inesperti di questo genere narrativo, si prova un certo disagio; una miriade di particolari descrivono paesaggi, personaggi, lotte, gelosie, amori, nascite, morti, feste, guerre…. 
Noi lettori moderni, abituati al messaggino, avremmo voglia di arrivare presto alla conclusione e  sapere come sono andate a finire le cose, ma la Bibbia non ha lo scopo di offrirci dei racconti come cronache, ma vuole piuttosto interpellare il nostro sguardo per aprirlo a cercare il senso della vita e della fede,  vuol farci capire quanti sono i colori della vita, i panorami della storia:  chi nasce e chi muore, chi uccide, chi fa festa, quello che sostanzialmente passa nel cuore dei personaggi.
  Ci parla addirittura e spesso di un Dio un po’ smarrito, alla disperata ricerca di persone perdute che corrono dietro agli idoli e altre volte di un Dio che cammina sostenendo la fragile carovana del creato, sempre pronto a parlare ai cuori e a spingerli verso una vita più umana e più felice. Sembra quasi il Dio che quando Miriam suona la chitarra si mette anche Lui a danzare.... Ma Dio dice la Bibbia ebraica è da cercare e  incontrare in questo quadro così complesso e contraddittorio della vita questi lunghi racconti, queste storie multicolori, ci conducono ad accogliere la vita, tutta la vita, a viverla con tutti i suoi volti e risvolti.
Se posso permettermi un  ricordo conservo  gratitudine per un gesto di mia mamma: avevo 8 anni, mi prese per mano e mi condusse al letto di mia nonna che stava morendo. Fece in modo che io toccassi il corpo, la mano quasi fredda di mia nonna e in quel momento provai l'emozione di una realtà nuova che entrava nella mia vita.
 In questi giorni proprio questo ricordo mi ha aiutato a leggere con molto interesse alcuni pensieri di Umberto Galimberti:  "In questa stagione in cui siamo tutti casalinghi insieme ai bambini e agli adolescenti che non vanno a scuola, perché non approfittare di questa convivenza inusuale con i vostri bambini per parlare con loro più di quanto non accada quando siete impegnati nelle vostre occupazioni che vi tengono lontani dai vostri figli? 
E dai discorsi che terrete con loro non potete evitare di parlare del coronavirus anche perché sarete interpellati dai vostri figli ai quali dovete dire la verità. Dovete far loro sapere che nella vita non tutto è garantito perché la vita è incerta è precaria. Non solo oggi ma da sempre e per sempre. 
Freud nel "Dialogo della civiltà" consiglia di far sapere ai bambini che nella vita oltre il bene c'è anche il male, oltre alla gioia c'è anche il dolore, oltre alla vita c'è anche la morte.  In occasione della morte di un congiunto, ad esempio, non è bene esonerare i bambini dal partecipare al funerale perché capiranno quello che la loro età gli consente, ma almeno non si faranno l'idea che nella vita tutto è garantito da una sorta di codice materno al cui interno sono protetti. In caso diverso quando crescendo incontreranno la sofferenza il dolore e la morte, non avranno strumenti per difendersi" (Repubblica 21 marzo)  Peccato che  in questi giorni siamo impossibilitati ai funerali perché in realtà il commiato aveva un senso molto profondo, sia per congedarci sia anche per sedare l'ansia sia per vedere la continuità della vita e della storia.
 Nel prospettarvi all'inizio uno sguardo aperto alle rose e alle spine, voglio ora sottolineare una riflessione: in questi giorni in cui vediamo tanto dolore è quanto mai necessario non distogliere lo sguardo da tutto il bene che fiorisce: l'amore l'impegno, la dedizione di migliaia di operatori sanitari, di volontari.  Diamo visibilità e luce  al bene. Facciamo vedere l'amore nelle sue mille forme.
Facciamo vedere l'amore perché l'amore contagia e lasciamoci contagiare dall’amore.  Imparare a vedere il bene è un'arte preziosa per ricevere stimoli e contagio. 
Purtroppo tanti profeti di sventura vedono sempre e solo il male come la nostra chiesa nei secoli riuscì a catalogare tra i peccati tutte le gioie dell'amore. E abbiamo tanto bisogno di "bonificare" il nostro sguardo, come dice il Vangelo di Matteo 7,3-5 per vedere prima di tutto il bene nelle relazioni e nei sentieri del quotidiano.
 O Dio di Gesù, Dio di tutto il mondo, apri i nostri cuori perché, mentre ci ferisce il dolore, ci contagino l'amore e la solidarietà.
Buonasera buonanotte 
Prima di dormire raccontatevi un po' "le rose profumate" che avete incontrato negli anni della vostra vita.
Franco Barbero
(Trasposizione della conversazione del 23 marzo a cura di Franca Gonella).