giovedì 5 marzo 2020

NON C'E' PIU' UMANITA'..

Emergenza a Lesbo
“Qui si vive tra fango e violenza ma l’Ue chiude gli occhi ”

Lesbo- La finestra di 72 ore annunciata o, meglio, minacciata da Erdogan, durante la quale la Turchia aprirà le sue frontiere per permettere ai profughi siriani di attraversare i confini turchi e dirigersi verso la Grecia potrebbe essere il colpo di grazia. Ma da qui, da quest'isola di confine, la prospettiva non fa nemmeno troppa paura. «Se già sei all'inferno non ha senso avere paura, scuote la testa, non senza un certo fatalismo, Marco Sandrone, capo progetto di Medici Senza Frontiere di Lesbo. «La situazione - spiega a Repubblica- è già disperata. Al campo di Moria, una struttura pensata per ospitare tremila persone, sono rinchiusi quasi in ventimila. Basta questo dato per capire di cosa stiamo parlando. Se poi a questo aggiungiamo che il 60 per cento, sono soggetti deboli donne e bambini, il quadro è completo».

Come si è arrivati a questa situazione?
«Lo abbiamo visto giorno dopo giorno dal 2015 a oggi. E’ il risultato di politiche migratorie europee che intrappolano sulle isole greche, in condizioni orribili e disumane, i rifugiati e i richiedenti asilo. Adesso c'è questa minaccia esplicita, ma noi è dall'estate che abbiamo registrato un aumento esponenziale al quale non è stata data alcuna risposta adeguata e siamo così passati da 6.500 persone nel campo alle attuali ventimila».

Incapacità greca ed europea?
«Beh, mi sembra evidente che questa situazione sia la bandiera del fallimento di tutti, della Grecia che non è stata in grado di garantire un corretto trasferimento delle persone; e dell'Unione Europea e dei suoi stati membri che hanno voluto credere, o forse hanno fatto finta di credere, di aver risolto la cosa con gli accordi con Erdogan. La verità è che la politica ha preferito di fatto ha scelto di normalizzare la continua violazione dei diritti umani».

E adesso questo nuovo flusso dalla Siria…
«L'isola potrebbe non reggere l'urto. Nel campo la situazione è già disperata, violenta, inumana. Fuori dal campo gli abitanti sono esausti. Nelle scorse settimane ci sono stati scontri violenti con la polizia mandata da Atene a difendere il progetto di costruire un nuovo centro chiuso nel nord dell'isola. In questa situazione l'arrivo di un nuovo flusso sarebbe ingestibile. Noi faremo del nostro meglio, come abbiamo già fatto. Ma credo che sia da incoscienti continuare a far finta di non capire quello che potrebbe accadere ».

Può descrivere meglio la situazione dentro il campo di Moria?
«Le persone vivono nelle tende, nel fango, senza servizi igienici ed elettricità. C’è una continua lotta per la sopravvivenza tra gli ospiti, spesso violenta che penalizza i più vulnerabili: e con questo mi riferisco ai 1.100 minori non accompagnati, ma soprattutto ai 140 bambini con malattie gravi. E’ il caso più preoccupante. Non riusciamo a curarli, andrebbero rapidamente evacuati dall'isola».

Dal nostro inviato Marco Mensurati

Repubblica 29/2/2020