Le Monde, Francia
L'epidemia dovuta al coronavirus è entrata in una fase critica. Anche se si registra un calo nei contagi in Cina, la propagazione in altre regioni del mondo sta aumentando. Nuovi casi sono stati confermati in una trentina di paesi, e la comparsa di un focolaio in Italia del nord ha cambiato la percezione della malattia in Europa. Anche se per il momento l'Organizzazione mondiale della sanità si rifiuta di parlare di pandemia, la crisi è arrivata a un punto di svolta che mette ognuno davanti alle proprie responsabilità.
Per prima cosa non bisogna negare l'evidenza. Le misure di controllo hanno rallentato la diffusione del virus, ma non hanno eliminato l'epidemia. Il blocco dei voli dalla Cina si è rivelato poco efficace in Italia, che era stata tra i primi ad adottarlo. Questa crisi è una conseguenza della globalizzazione, ma la chiusura e l'isolamento non sono la soluzione, che passa piuttosto per un maggiore coordinamento a livello internazionale. L'esempio della fornitura di medicinali, spesso prodotti all'altro capo del mondo, lo dimostra.
La situazione impone una maggiore vigilanza, ma è anche un'occasione per ricordare ai politici, ai mezzi d’informazioni e a tutti noi quali sono i doveri di ciascuno. La strumentalizzazione, lo sfruttamento della paura e il panico collettivo vanno evitati a tutti i costi. La trasparenza dev’essere al centro dell'azione pubblica per mantenere la fiducia della popolazione, che sarà più preparata se informata correttamente. La Cina ha creduto di poterne fare a meno, e oggi paga le conseguenze con una credibilità intaccata dal disprezzo per i diritti umani e le libertà individuali mostrato nella gestione dell'emergenza.
L’estrema destra italiana, che approfitta della crisi per alimentare l'odio nei confronti degli stranieri, sta giocando a un gioco molto pericoloso. I mezzi d’informazione devono evitare il sensazionalismo. Bisogna combattere le voci incontrollate che si moltiplicano sui social network: che si tratti di psicosi collettiva per contagi immaginari, di rimedi folcloristici e inefficaci o di precauzioni sproporzionati, le notizie false ostacolano l'applicazione delle misure adeguate. La sfida è tanto più impegnativa se teniamo conto della dilagante sfiducia nei confronti delle dichiarazioni ufficiali.
Infine non bisogna aspettarsi che sia lo stato a fare tutto. Dobbiamo chiederci se i nostri comportamenti individuali rispettano un minimo di buon senso e mettono al riparo i nostri cari e la collettività in generale. Quest'ultima riuscirà a superare la crisi solo se sarà capace di assumersi le proprie responsabilità.
Internazionale 28 febbraio 2020