Multinazionale
della giustizia e della felicità. Il regno di Dio qui e ora.
Mentre
invio un saluto affettuoso a tutti e a tutte, enuncio il tema di
questa sera.
Vorrei
parlare della multinazionale della giustizia e della felicità, cioè
nel linguaggio biblico, del Regno di Dio.
E'
stupendo provare a immaginare e a capire ciò che gli evangelisti ci
tacciono dopo la presentazione al tempio di Gesù dodicenne. I
Vangeli non ci parlano dello spazio che intercorre fino ai suoi
trent'anni quando Gesù riceve il battesimo delle mani di Giovanni il
Battista al fiume Giordano, ma è ovvio che i grandi cambiamenti e la
presa di coscienza sia nella nostra vita, come in quella di Gesù,
non avvengono mai d'un balzo. Gesù nella vita nel suo villaggio a
Nazareth continuò la frequentazione della sinagoga, con una vita di
famiglia che era quella di tanti papà, mamma, fratelli e sorelle:
lavoro e relazioni interfamigliari e nel villaggio. Non fu certamente
per caso che Gesù, potè incontrare Giovanni Battista. sentiva
parlare di un certo Giovanni, chiamato il battezzatore, e, allora
sorpreso dalle voci, che correvano si informò. (Noi del Giovanni
Battista abbiamo notizie precise storiche che vengono da Giuseppe
Flavio) vi leggo qualche riga del libro Antiquitates e chi era
questo Giovanni Battista: era un uomo buono che esortava i giudei a
una vita corretta alla pratica della giustizia reciproca e
all’adorazione verso Dio e così facendo le persone si disponevano
al battesimo a motivo della sua predicazione. Furono molti i
sospetti da parte di Erode tanto che fu portato in catene nel
Macheronte la fortezza e qui fu messo a morte. Ecco le notizie di
Giuseppe Flavio: sono molto chiare storicamente. La persona di
Giovanni Battista è molto documentata. Giovanni fu uno la cui voce
giunse a Gesù e Gesù ebbe in questo Giovanni un punto di
riferimento. Quando lo ascoltò Gesù ebbe e come un risveglio
della sua memoria.
Non
erano le stesse parole di Isaia di Daniele? Gesù fu colpito fu
coinvolto e cominciò a frequentare la scuola del Battista.
In
qualche modo entrò nel suo sentiero. Maria Giuseppe la famiglia
vedevano Gesù piuttosto strano e per loro suonò come un campanello
d'allarme il giorni in cui Gesù comunicò egli si sentiva ormai un
vero discepolo del Battista. “Sì voglio fare come lui e vado al
Giordano e mi faccio battezzare”. Non sappiamo per quanto tempo
esattamente Gesù frequentò la scuola del Battista e godette della
vicinanza del maestro, ma è certo che alla sua scuola Gesù
lentamente scoprì la sua vocazione. Gesù tutta la vita non ha mai
cessato di porsi questo interrogativo e la voce di Dio non gli arrivò
dal cielo. Le parole infuocate del suo maestro e le ingiustizie che
vedeva a Nazareth e dintorni lo aiutarono a ripensare alle parole di
Isaia e dei profeti. Un giorno, di villaggio in villaggio, corse la
voce che Erode Antipa, come documenta Flavio Giuseppe ha fatto
arrestare il Battista nella fortezza di Macheronte; anzi lo ha fatto
uccidere. Gesù non può reggere la notizia se non pensando “devo
continuare la sua opera come il Battista mi insegnò”. Dio ci
spinge a fare la giustizia.
Senza
indugio Gesù si mette in azione. Ha il cuore pieno delle parole
profetiche. Ricorda bene Isaia 52 “come sono belli i piedi dei
messaggeri che vanno nel mondo a portare la bella notizia, che dicono
Dio regna “Javhé malak” Dio regna; io radunerò gli zoppi,
raccoglierò gli sbandati, chiamerò gli abbandonati, i derelitti,
saranno il mio popolo, dice il profeta Michea, sì gli orfani, le
vedove, lo straniero, l’eunuco, il lebbroso, la prostituta. Ecco
Gesù pensa che questo insegnamento dei profeti e del maestro vadano
gridati nelle vie dei villaggi anzi gridate sui tetti, tale è la
forza che implora da Dio, tale è il grido del suo cuore che alcuni
vogliono dargli ascolto. Ci sono alcune donne curiose che si
interrogano, si fermano, e alcuni pescatori che dimostrano
attenzione, mentre a Nazareth nella piccola sinagoga e nei dintorni
dicono che c'è in paese un matto, lo accusano di essere un
imprudente, un ribelle che non sa quel che fa e quel che dice, che si
mette contro i rappresentanti dell'impero romano e così non potrà
piacere né ai sacerdoti né al popolo la voce si diffonde: è amico
di tutti i pezzenti, di tutti fuori di testa e dei pubblici
peccatori, va con le prostitute, con i lebbrosi, gente di malaffare.
La famiglia di Gesù, possiamo pensarlo, è in una crisi profonda. La
bottega che Giuseppe aveva messo in piedi con tanta fatica rischiava
di essere ora senza lavoro; una buona famiglia, si diceva a
Nazareth, avrebbe fermato in tempo un figlio pazzo così che non ha
nessun rispetto per le autorità che va a dire in giro delle cose
senza possibilità di realizzo. La famiglia di Gesù prende una
decisione difficile; Andiamo dal nostro figlio dal nostro fratello
per fermarlo (Marco 3, Luca 8, Matteo 12). Non c'è nulla da fare.
Gesù
vuole allargare la famiglia a quelli che cercano, come i profeti, la
volontà il regno di Dio. I fratelli e le sorelle tornando a casa
sono scoraggiati. I pareri però sono discordi: Per Maria il vero
problema è che Gesù si mette nei guai, per Giacomo il secondo
figlio di Maria e Giuseppe, è sicuro che gliela faranno pagare e
finirà male; per Judith la sorella minore le cose sono più
complesse: “sì mio fratello è imprudente però a pensarci un po'
le cose che dice sono vere”. Si profila una notte difficile per
questa numerosa famiglia di Nazareth che forse aveva già visto
morire papà Giuseppe quando stava intravvedendo un futuro incerto
per questo suo figlio. Gesù non rientra a casa quella sera e
diventa vagabondo del regno di Dio quella sera però trova ospitalità
a casa di un certo Pietro e di suo fratello Andrea. Qui il villaggio
è pieno di gente abbandonata, raminga e Gesù inizia un dialogo:
amici miei vi accorgete com'è questo mondo: noi dobbiamo fare
qualcos’altro, dobbiamo in realtà intravvedere che cosa Dio
vuole da noi. Tutti lo ascoltano con curiosità. Ma a che cosa
dici? “non vedete i poveri i vagabondi, le prostitute, gli
stranieri, non vedete voi che vita grama fate senza nessun
riconoscimento? Questo è l'impero di Roma. Ma c'è il nostro Dio che
vuole altro, che vorrebbe la felicità e la giustizia.
Andrea
vuole capire meglio: qual è la differenza dell'impero romano? In
esso continua Gesù contano i grandi i potenti, quelli che hanno soldi,
quelli che comandano. Invece l’impero di Dio, quello che chiamiamo
regno di Dio, è quel modo di vivere in cui si pensa, si provvede
soprattutto al bene e alla felicità dei poveri, degli ultimi, delle
donne abbandonate, della prostituta, dello straniero, del vagabondo.
Noi caro Andrea dobbiamo passare la nostra vita il nostro tempo e
metterci le nostre energie in questa direzione. A Pietro non era
sfuggita una sola parola...”caro Gesù che impresa?” “E sì
caro Pietro, questa impresa si chiama impresa regno di Dio e noi però
abbiamo un dono, una fortuna: l'impresario di questa impresa è Dio
che non lascia mai soli e sole gli operai e le operaie della sua
impresa. Ci chiama e ci accompagna.
Caro
fratello cara sorella, questo racconto è più storico di quanto tu
possa immaginare. L’ho narrato perché il proprietario del campo,
Dio, ha bisogno anche di me e di te, dei nostri cuori, e delle nostre
braccia, del nostro tempo e delle nostre energie. Il regno di Dio ha
bisogno degli operai nella vigna: questa impresa della felicità e
della giustizia che Dio vuole costruire nel mondo, deve avere in noi
operai operaie solleciti, felici e volenterosi. E poi ….tutti e
tutte incluse, senza distinzione di età, di censo, di religione, di
cultura, di orientamento sessuale e senza i primi della
classe...Questa è la novità del regno di Dio
Buonasera
buonanotte a noi tutti e tutte.
Franco Barbero (3408615482 -- 012172857)
Franco Barbero (3408615482 -- 012172857)
(Trascrizione
dal vocale del brano del 1 aprile 2020 a cura di Franca Gonella e
Fiorentina Charrier)