L'Africa e la piaga delle locuste
di Lorenzo Ciccarese e Roberto Daffina
Il
protagonista di questa invasione è un insetto, la locusta del deserto
(Schistocerca gregaria), una delle dodici specie di cavallette dalle
antenne corte e robuste, appartenenti alla famiglia della Acridoidea
(ordine Orthoptera). Queste locuste sono note per cambiare il loro
comportamento e formare sciami di adulti. Le locuste, infatti, man mano
che aumentano di numero e diventano più affollate, modificano il loro
comportamento da insetto solitario a insetto gregario. In questo
processo di gregarizzazione, anche l’aspetto muta: la corazza (in gergo
eso-scheletro) dell’insetto solitario da marrone diventa rosa nella fase
giovanile gregaria e giallo in quella adulta gregaria.
La
forma gregaria di Schistocerca può spostarsi anche di 150 chilometri in
una giornata e di solito vola con il vento ad una velocità di circa
16-19 chilometri l’ora. Lo sciame quindi può percorrere circa 5-130 km, o
più, in un giorno. Gli adulti di locusta solitaria di solito volano di
notte mentre gli adulti gregari (sciami) volano durante il giorno. La
locusta del deserto può nutrirsi quotidianamente di grandi quantità di
qualsiasi tipo di vegetazione verde, raccolti, pascoli e foraggi. Una
locusta del deserto vive in media dai 3 ai 5 mesi, a seconda delle
condizioni meteorologiche ed ecologiche. Le femmine della locusta
depongono da 80 a 158 uova, 2-5 volte l’anno. Le uova si schiudono in
2-4 mesi.
A
dispetto del nome, la locusta del deserto prospera dopo periodi di forti
piogge che innescano il riscoppio della vegetazione in habitat
normalmente aridi in Africa e in Medio Oriente.
Gli
sciami di Schistocerca gregaria possono raggiungere un’estensione di
mille chilometri quadrati (per confronto è utile ricordare che l’intera
città di Roma è estesa su circa 1.300 chilometri quadrati). Ogni
chilometro quadrato di sciame può racchiudere tra 40 e 80 milioni di
individui. Uno sciame di mille chilometri quadrati è in grado di
divorare da 80 a 160 mila tonnellate di piante coltivate o selvatiche
ogni giorno.
L’ultima
invasione di locuste, tuttora in corso, coinvolge almeno sette paesi
della regione dell’Africa orientale, tra cui Kenya, Etiopia e Somalia, e
non ha nulla di simile per magnitudine nella memoria recente. Nell’area
su cui si è abbattuta questa nuova calamità sono concentrate 178
milioni di persone, che vivono in prevalenza di agricoltura e
allevamento di sussistenza. Di queste, 12 milioni di persone sono
altamente a rischio di insicurezza alimentare, mentre altri 8 milioni di
persone stanno vivendo una grave insicurezza alimentare acuta in Sudan
del Sud, Uganda e Tanzania.
La
situazione che si sta verificando in queste settimane è estremamente
più grave di quelle del passato poiché avviene in una situazione di
fragilità per gli agricoltori e gli allevatori di quella zona
dell’Africa.
Il
rischio, molto alto, è che l’area ora interessata dall’invasione delle
cavallette di allarghi nelle prossime settimane quando si schiuderanno
le nuove uova. Questo comporterà inevitabilmente un aumento della
migrazione interna di milioni di persone a causa di questa emergenza,
difficilmente arginabile in tempi brevi, che andrà a impattare su
sistemi socio-economici già sottoposti a forti tensioni. Inoltre nei
giorni scorsi si è verificato un significativo movimento di sciami di
cavallette, che dall’Africa occidentale hanno raggiunto e attraversato
la penisola arabica, il Golfo Persico e hanno raggiunto l’Afghanistan e
al Pakistan.
I
danni causati da questi insetti sono stati in parte arginati dalla
raccolta anticipata di abbondanti colture, favorita dalle forte
precipitazioni avvenute nel periodo ottobre-dicembre 2019. L’impatto
maggiore sarà avvertito dalle famiglie che dipendono dalle attività di
coltivazione e che stanno già affrontando un’insicurezza alimentare
acuta a causa della loro elevata vulnerabilità esistente e degli effetti
delle perdite attese delle colture. Per queste famiglie, gli impatti
delle locuste del deserto potrebbero portare a un deterioramento della
sicurezza alimentare verso la fine del 2020 con un picco durante la
prima metà del 2021.
Le
locuste migratorie si sviluppano più facilmente quando a lunghi periodi
di siccità si alternano brevi periodi di pioggia. La situazione che si è
verificata in quell’area è stata caratterizzata da due grossi cicloni,
provocando due inondazioni che hanno interrotto un lungo periodo di
siccità. Questo ha fatto sì che la popolazione delle locuste aumentasse
di ben 400 volte. I cambiamenti climatici in atto hanno favorito
l’aumento e l’intensità di questi eventi estremi che vanno a impattare
in modo violento su territori già degradati che non riescono ad
assorbire tali impatti.
L’ultima
invasione delle locuste, verificata nel 2003-2005 nel Sahel, ha causato
enormi danni alle popolazioni delle aree agro-pastorali in quanto si è
sommata alla bassa produzione agricola, dovuta alle scarse
precipitazioni, che ha determinato una penuria di alimenti sia per la
popolazione sia per gli animali allevati. In Africa, la stragrande
maggioranza della popolazione dipende dall’agricoltura per i propri
mezzi di sussistenza (80% in Etiopia e 75% in Kenya).
Attualmente
i paesi più colpiti dall’invasione di locuste stanno intervenendo con
pesticidi chimici che utilizzano a tappeto su tutti i terreni andando ad
uccidere non solo le locuste ma anche altri insetti. In alternativa
esistono dei bio-pesticidi, a bassa tossicità, in cui principio attivo è
un microrganismo, un fungo entomo-patogeno, Metarhizium acridum, che
innesca una malattia epidemica tra gli insetti trattati. Purtroppo in
questa fase di emergenza non avrebbe nessuna efficacia intervenire con
il Metarhizium acridum, oppure con altri metodi meno impattanti, in
quanto l’invasione è troppo estesa.
La
FAO ha stimato in 76 milioni di dollari l’impegno economico utile per
contenere l’invasione di locuste. Ha già impegnato 3 milioni di dollari
provenienti dalle proprie risorse per intensificare le operazioni di
controllo, garantire azioni per salvaguardare i mezzi di sussistenza e
prevenire un impatto potenzialmente devastante sulla sicurezza
alimentare delle popolazioni già vulnerabili.
Occorre
intervenire prima che si schiuda la prossima generazione di locuste che
prenderà vita da fine marzo e per tutto aprile 2020, in coincidenza con
l’inizio delle prossime piogge stagionali, ma anche con la principale
stagione di semina per la regione questo potrebbe favorire un aumento di
400 volte della popolazione delle locuste entro giugno. Questo andrebbe
ad impattare sulla sicurezza alimentare di milioni di persone in più.
In questo caso sarebbe a rischio il Sud dell’Africa, ma viste le
condizioni di desertificazioni del Sud Italia non è peregrino pensare
nel prossimo futuro ad una situazione simile. La FAO ha ipotizzato tre
scenari futuri in modo da rispondere nel modo migliore alla necessità di
sicurezza alimentare delle popolazioni colpite. Nella ipotesi peggiore
ci potrebbero essere un forte ridimensionamento dei raccolti con
conseguente aumento dei prezzi alimentari che causerebbero una grave
insicurezza. Nella migliore delle ipotesi la perdita del raccolto dei
cereali sarebbe del 20-30% con circa 500 mila persone in forte
insicurezza alimentare.