martedì 7 aprile 2020

OLTRE IL RIFIUTO NELLA PROPRIA PATRIA


Riprendiamo il cammino oltre il rifiuto

Eccoci di nuovo all'appuntamento con il Vangelo di Matteo in mano.
Gesù in riva al mare di Galilea (che poi era un modesto lago di Generaret 21 km per 12) aveva parlato e raccontato a lungo alcune sue parabole.
Lo accompagnavano i discepoli e le discepole che ora dopo la sosta, su invito di Gesù riprendono il viaggio. Quando si è preso congedo dalla folla i discepoli vivono con Gesù un momento di grande intimità. Il gruppo approfitta del tu per tu con il maestro ed allora succede che nascano le domande più profonde, più personalizzate.
“Perché, maestro ci domandi se abbiamo capito tutte queste cose?” “caro Filippo perché io non parlo al vento, voglio parlare ai vostri cuori e per capire bene bisogna mettere insieme ciò che avete imparato prima e ciò che si impara continuamente. Ogni discepolo è colui che sa congiungere sempre un passo nuovo al cammino già compiuto”.
Voglio soffermarmi su questo breve brano di Matteo perché questo versetto è molto significativo per chi come noi cerca il rinnovamento nella chiesa e nella società. Il rinnovamento non è un indiscriminato e sprezzante buttar via tutto ciò che appartiene al passato. Ogni discepolo è colui che trae dal tesoro cose nuove e cose vecchie dice Gesù; è un'operazione quindi di discernimento, ci sono fardelli, devozioni, ormai scadute ma nel passato ci sono anche persone esperienze riflessioni e pratiche preziose, utili anche per il futuro.
Qualche volta nel passato ci sono già delle bellissime anticipazioni del futuro. Posso rifiutare una certa concezione di chiesa piramidale, ma non potrò mai fare a meno della dimensione comunitaria. Posso andare oltre il precetto domenicale ma non posso perdere la pratica della memoria della preghiera personale e comunitaria.
Forse lo ricordate ancora in alcune famiglie c'era una preghiera molto tradizionale che si faceva prima dei pasti o prima del sonno. Posso cambiare le modalità ma quanto è importante ritornare a pregare in famiglia...
Rinnovare la fede non significa liquidarla con una generica spiritualità, o pensare che la storia cominci da noi come se il passato fosse tutto un cimitero. Chi è un vero costruttore di futuro valorizza i tesori del passato sapendo scegliere ciò che è una pietra miliare e ciò che è un fardello inutile.
Il guaio sta semmai nell’attaccarsi ad una esperienza del passato con la mentalità del custode di un museo. Riprendiamo il testo: “ Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52).
Gesù decise di andare a Nazareth nella sua patria, dice esattamente il versetto 54.Il suo cuore non aveva mai dimenticato la sua casa la bottega in cui aveva lavorato con Giuseppe la mamma, i fratelli ,le sorelle, ma oltre ad andare a Nazareth e provare l'emozione del ritorno nella propria patria, Gesù ha un'idea geniale e coraggiosa. Si presenta all'incontro settimanale della sinagoga con quel suo strano gruppuscolo di discepoli e di discepole. Ancora: più prende la parola e subito si sente il profumo delle parole di Isaia, dei profeti la stessa tonalità, lo stesso contenuto. Gesù dice chiaramente che è tempo di una fede che difenda i diritti degli ultimi dei poveri, degli stranieri, delle donne escluse. Un linguaggio così chiaro così esplicito che nelle sinagoghe era strano. Molta gente incredula.... Qualcuno sobillò la protesta: “ ma questo non è il figlio del carpentiere, il figlio di Maria la sua famiglia non è tutta qui, i suoi fratelli le sue sorelle non abitano tra di noi?”
Succede (e Luca lo dice più chiaramente di Matteo che sfuma i toni) che pieni di sdegno lo cacciarono.
Gesù accetta anche il rifiuto, non si scaglia contro chi ha sollevato la gente, non lancia invettive. Gesù propone sempre, non impone mai, riconosce con dolore che nessuno è profeta nella sua patria, ma anche in questo Gesù è davvero un maestro: non fa condanne, non fa ripicche, rispetta la libertà altrui ma non ha rinunciato alla sua libertà.
Gesù sa fare i conti anche con i momenti di radicale rifiuto e che cosa fa anziché cedere alla rabbia, allo scoraggiamento, all’invettiva? Si dispone a riprendere il viaggio.
Che bello, che stile fiducioso: riprende il viaggio anche dopo un'esperienza sofferta di radicale rifiuto.
Non si tratta nel nostro cammino di conversione personale e comunitaria e nel nostro impegno di rinnovamento della chiesa, di sognare sempre porte aperte, accoglienza cordiale. Qualche volta ci aspettiamo il plauso, altre volte almeno il rispetto; qualche volta, invece, è già tanto se non ci cacciano con sdegno, come ricorda Luca.
Bisogna imparare da Gesù a non cercare il successo, ma praticare l'arte del seminatore. Certamente per Gesù fu molto doloroso il rifiuto proprio in casa sua, ma è una sorte molto diffusa per i profeti nelle chiese cristiane da secoli. Come già nell’esperienza dell’ebraismo, i profeti sono spesso mal sopportati, sono e vivono come in esilio.
Tutto lascia intendere che i discepoli e le discepole quel giorno abbiano davvero capito meglio le parabole del seminatore ed abbiano visto in Gesù il vero maestro, il profeta che sa seminare con coraggio e fiducia. Brutta cosa, aveva loro insegnato Gesù, essere riconosciuti ed avere successo. Cercate di seminare, cari amici cari fratelli e sorelle: chiediamo a Dio la gioia e la forza di seminare e non aspettiamoci il battimano nella nostra fede gioiosa, perseverante. Questo ci tocca: seminare.... i tempi li sa solo Dio, non sono nelle nostre mani, ma questo non ci toglie la gioia di vivere, la gioia di credere, la gioia di spargere il piccolo seme.
Buonasera a voi e buon riposo nella prossima notte. Ciao
Franco Barbero
(Trascrizione del vocale del 3 aprile a cura di Franca Gonella e Fiorentina Charrier).