Riprendiamo
il cammino oltre il rifiuto
Eccoci
di nuovo all'appuntamento con il Vangelo di Matteo in mano.
Gesù
in riva al mare di Galilea (che poi era un modesto lago di Generaret
21 km per 12) aveva parlato e raccontato a lungo alcune sue parabole.
Lo
accompagnavano i discepoli e le discepole che ora dopo la sosta, su
invito di Gesù riprendono il viaggio. Quando si è preso congedo
dalla folla i discepoli vivono con Gesù un momento di grande
intimità. Il gruppo approfitta del tu per tu con il maestro ed
allora succede che nascano le domande più profonde, più
personalizzate.
“Perché,
maestro ci domandi se abbiamo capito tutte queste cose?” “caro
Filippo perché io non parlo al vento, voglio parlare ai vostri cuori
e per capire bene bisogna mettere insieme ciò che avete imparato
prima e ciò che si impara continuamente.
Ogni discepolo è colui che sa congiungere sempre un passo nuovo al
cammino già compiuto”.
Voglio
soffermarmi su questo breve brano di Matteo perché questo versetto è
molto significativo per chi come noi cerca il rinnovamento nella
chiesa e nella società. Il rinnovamento non è un indiscriminato e
sprezzante buttar via tutto ciò che appartiene al passato. Ogni
discepolo è colui che trae dal tesoro cose nuove e cose vecchie dice
Gesù; è un'operazione quindi di discernimento, ci sono fardelli,
devozioni, ormai scadute ma nel passato ci sono anche persone
esperienze riflessioni e pratiche preziose, utili anche per il
futuro.
Qualche
volta nel passato ci sono già delle bellissime anticipazioni del
futuro. Posso rifiutare una certa concezione di chiesa piramidale, ma
non potrò mai fare a meno della dimensione comunitaria. Posso
andare oltre il precetto domenicale ma non posso perdere la pratica
della memoria della preghiera personale e comunitaria.
Forse
lo ricordate ancora in alcune famiglie c'era una preghiera molto
tradizionale che si faceva prima dei pasti o prima del sonno. Posso
cambiare le modalità ma quanto è importante ritornare a pregare in
famiglia...
Rinnovare
la fede non significa liquidarla con una generica spiritualità, o
pensare che la storia cominci da noi come se il passato fosse tutto
un cimitero. Chi è un vero costruttore di futuro valorizza i tesori
del passato sapendo scegliere ciò che è una pietra miliare e ciò
che è un fardello inutile.
Il
guaio sta semmai nell’attaccarsi ad una esperienza del passato con
la mentalità del custode di un museo. Riprendiamo il testo: “
Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile ad un
padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”
(Mt 13,52).
Gesù
decise di andare a Nazareth nella sua patria, dice esattamente il
versetto 54.Il suo cuore non aveva mai dimenticato la sua casa la
bottega in cui aveva lavorato con Giuseppe la mamma, i fratelli ,le
sorelle, ma oltre ad andare a Nazareth e provare l'emozione del
ritorno nella propria patria, Gesù ha un'idea geniale e coraggiosa.
Si presenta all'incontro settimanale della sinagoga con quel suo
strano gruppuscolo di discepoli e di discepole. Ancora: più prende
la parola e subito si sente il profumo delle parole di Isaia, dei
profeti la stessa tonalità, lo stesso contenuto. Gesù dice
chiaramente che è tempo di una fede che difenda i diritti degli
ultimi dei poveri, degli stranieri, delle donne escluse. Un
linguaggio così chiaro così esplicito che nelle sinagoghe era
strano. Molta gente incredula.... Qualcuno sobillò la protesta: “
ma questo non è il figlio del carpentiere, il figlio di Maria la sua
famiglia non è tutta qui, i suoi fratelli le sue sorelle non
abitano tra di noi?”
Succede
(e Luca lo dice più chiaramente di Matteo che sfuma i toni) che
pieni di sdegno lo cacciarono.
Gesù
accetta anche il rifiuto, non si scaglia contro chi ha sollevato la
gente, non lancia invettive. Gesù propone sempre, non impone mai,
riconosce con dolore che nessuno è profeta nella sua patria, ma
anche in questo Gesù è davvero un maestro: non fa condanne, non fa
ripicche, rispetta la libertà altrui ma non ha rinunciato alla sua
libertà.
Gesù
sa fare i conti anche con i momenti di radicale rifiuto e che cosa fa
anziché cedere alla rabbia, allo scoraggiamento, all’invettiva?
Si dispone a riprendere il viaggio.
Che
bello, che stile fiducioso: riprende il viaggio anche dopo
un'esperienza sofferta di radicale rifiuto.
Non
si tratta nel nostro cammino di conversione personale e comunitaria e
nel nostro impegno di rinnovamento della chiesa, di sognare sempre
porte aperte, accoglienza cordiale. Qualche volta ci aspettiamo il
plauso, altre volte almeno il rispetto; qualche volta, invece, è
già tanto se non ci cacciano con sdegno, come ricorda Luca.
Bisogna
imparare da Gesù a non cercare il successo, ma praticare l'arte del
seminatore. Certamente per Gesù fu molto doloroso il rifiuto
proprio in casa sua, ma è una sorte molto diffusa per i profeti
nelle chiese cristiane da secoli. Come già nell’esperienza
dell’ebraismo, i profeti sono spesso mal sopportati, sono e vivono
come in esilio.
Tutto
lascia intendere che i discepoli e le discepole quel giorno abbiano
davvero capito meglio le parabole del seminatore ed abbiano visto in
Gesù il vero maestro, il profeta che sa seminare con coraggio e
fiducia. Brutta cosa, aveva loro insegnato Gesù, essere
riconosciuti ed avere successo. Cercate di seminare, cari amici cari
fratelli e sorelle: chiediamo a Dio la gioia e la forza di seminare e
non aspettiamoci il battimano nella nostra fede gioiosa,
perseverante. Questo ci tocca: seminare.... i tempi li sa solo Dio,
non sono nelle nostre mani, ma questo non ci toglie la gioia di
vivere, la gioia di credere, la gioia di spargere il piccolo seme.
Franco
Barbero
(Trascrizione
del vocale del 3 aprile a cura di Franca Gonella e Fiorentina
Charrier).