giovedì 9 aprile 2020

Pisapia "Il virus aggrava le disuguaglianze. Lo Stato pensi ai deboli"

Giuliano Pisapia, è eurodeputato, ex sindaco di Milano, avvocato. Secondo lei, in questi giorni drammatici di coronavirus la vita, la salute, valgono più del rispetto delle libertà individuali?
«Non credo si possa fare una gerarchia, perché questa mette certamente la vita al primo posto, ma occorre la consapevolezza che una limitazione anche molto vasta delle libertà costituzionali può essere accettata con uno scopo preciso e per un tempo limitato.  Lo scopo oggi è chiarissimo; il tempo necessario purtroppo non può essere stabilito con certezza, ma appena sarà possibile bisognerà tomare alla normalità. In questa fase di emergenza, tutto serve meno che le polemiche, quando ne usciremo tuttavia, dovrà esserci un punto all'ordine del giorno: vanno rafforzati i controlli da parte del presidente della Repubblica e del Parlamento sui provvedimenti d'emergenza del premier e dei singoli ministri».
Partiamo dagli ultimi. Dai detenuti. Lei ha rilanciato il problema delle carceri e delle garanzie, ma chi lo raccoglie oggi? Salvini accusa che si punta a un "liberi tutti".
«È un tema drammatico che non deve essere strumentalizzato, come sta facendo Salvini. La situazione carceraria italiana non è degna di un paese civile e bene ha fatto il capo dello Stato a sollevare con il suo stile la questione della vita e della salute dei detenuti e degli operatori carcerari. Uno Stato democratico deve salvaguardarli. Voglio aggiungere che è nell'interesse di tutti che le carceri non esplodano. Cosa accadrebbe se ci fossero nuove rivolte determinate non dalla paura, ma dal contagio del coronavirus?».
Cosa fare? Si può pensare a una scarcerazione per chi ha poca pena da scontare o se l'entità della pena è lieve?
«Sì, credo che in Parlamento ci sia un maggioranza per questo tipo di provvedimento. Però sono necessarie alcune modifiche migliorative al decreto del governo. Bisogna avere un numero sufficiente di braccialetti elettronici, che oggi non c'è. È  indispensabile sburocratizzare i tempi delle decisioni. E poi occorre una modifica di legge per i detenuti in attesa di giudizio, altrimenti ci creerebbe l'assurdità per cui esce chi è stato giudicato colpevole e resta in carcere chi è presunto innocente. Nel 2003 avevamo previsto la sospensione della pena per residui di condanna inferiore ai due anni. In caso di inosservanza o violazione degli obblighi imposti si scontava tutta la residua pena e quella aggiuntiva. Una strada che si potrebbe provare a seguire oggi».
Ci sono i dimenticati, coloro destinati ad essere "sommersi" dall'epidemia. I senza tetto, ad esempio. Ma anche coloro che già lavoravano in nero e non avranno nessuno scudo. Ci saranno i sommersi e i salvati.
«Il coronavirus fa emergere tutte le drammatiche situazioni sociali. La pandemia colpisce più duramente i soggetti più deboli. Penso a chi ha già gravi malattie, agli anziani, a chi è solo, chi non ha casa e non ha tutele. E "dopo" ci sarà un forte aumento delle povertà e delle diseguaglianze. Penso a quanti posti di lavoro sono a rischio, a quanto esercizi commerciali faranno fatica a riaprire. Il primo impegno adesso deve essere quello di curare tutti e proseguire nello sforzo titanico di queste settimane; poi sarà il tempo di ripensare a tante cose, a tornare a rafforzare la sanità pubblica, a maggiori strumenti di aiuto, a una maggiore sicurezza sul lavoro e del lavoro».
La trincea dei medici, quella dei sindaci, ma anche il lavoro dei servizi essenziali, dalla catena alimentare all'informazione. Anche loro tra i sommersi?
«Ci sono persone che stanno mettendo a rischio la loro vita. Bisogna fare di tutto per farli operare nelle migliori condizioni di sicurezza. E coltivare la gratitudine».
Le ultime misure molto restrittive. Sono un rischio per la democrazia?
«Oggi non vedo questo rischio, però temo che in futuro qualcuno possa abituarsi a misure straordinarie, come il tracciamento degli spostamenti. Oggi sono provvedimenti necessari, che si possono ammettere solo con la particolarissima situazione sanitaria che si sta vivendo. Rispetto ai controlli con droni ma in particolare con app condivido le riserve manifestate dal Garante della Privacy. Teniamo alta la guardia per "dopo"».
Sul campo di questa emergenza resterà il problema del rapporto tra Stato e Regioni?
«Non sono mai stato un sostenitore della riforma dell'articolo V della Costituzione e in Parlamento avevo votato contro. Ci vuole un ritorno a una politica sanitaria unica per evitare ulteriori diseguaglianze».
Giovanna Casadio

(La Repubblica 25 marzo)