Visti dagli altri
Gli alberghi di lusso in mani straniere
Silvia Sciorilli Borrelli, Financial Times, Regno Unito
La pandemia di covid-19 sta creando nuove opportunità nel settore degli alberghi di lusso in Italia, anche perché le restrizioni agli spostamenti hanno aumentato le difficoltà economiche.
L” Italia è l'unico paese europeo con più di un milione di stanze d'albergo e solo il cinque per cento è in mano alle grandi catene, mentre il resto del mercato è dominato da attività a gestione familiare. Secondo gli esperti, gli investitori stranieri finora erano scoraggiati dalle piccole dimensioni degli alberghi e dai tanti proprietari, due fattori che compromettono la redditività alberghiera. Adesso la crisi economica sta cambiando il settore, già prima molto indebitato.
L'albergo a cinque stelle Villa La Vedetta, a Firenze, ha chiuso definitivamente. Altri alberghi, come l'hotel Raphaël di Roma, non hanno ancora riaperto dopo il primo lockdown. Il gruppo francese Covivio ha acquistato per 573 milioni di euro sette alberghi in Italia, tra cui l’hotel Exedra, a Roma, ceduti dalla finanziaria statunitense Värde Partners, che li aveva acquistati per 150 milioni di dollari nel 2017 dalla famiglia Boscolo di Venezia.
La scorsa estate il fondo d'investimento newyorchese Elliott ha venduto l'albergo veneziano Bauer al gruppo immobiliare austriaco Signa. Lo aveva acquistato appena un anno prima. Il gruppo Statuto, l'indebitato proprietario dell'hotel Danieli a Venezia e degli alberghi Mandarin Oriental e Four Seasons a Milano, ha avviato quest'anno le trattative per nuovi mutui, appena due anni dopo che il fondo d'investimento Tci di Londra era venuto in suo soccorso. “Molti investitori sono alla ricerca di alberghi in Italia, ma la domanda supera l'offerta”, spiega Bernabò Bocca, direttore del gruppo Sina hotels e presidente di Federalberghi.
I partiti d'opposizione hanno messo in guardia il governo italiano dal rischio che, se lo stato non interviene, gli speculatori internazionali s'impossessino degli hotel di lusso. Cosa già successa in passato: la Compagnia Italiana Grandi Alberghi, che nel novecento possedeva i più grandi hotel a Venezia, Roma e Milano, fu ceduta nel 1995 al gruppo statunitense Sheraton dopo una dolorosa ristrutturazione del debito. Per evitare che gli alberghi italiani in difficoltà siano venduti a basso prezzo a investitori stranieri, la Cassa depositi e prestiti (Cdp) ha attivato un fondo immobiliare da due miliardi di euro per rilevare le proprietà, lasciandone però la gestione ai proprietari, con l'obiettivo di rivendergliele dopo dieci anni. Ma alcuni investitori ritengono che il piano di Cdp non possa funzionare a lungo termine. “Ci vuole un piano per attirare i marchi alberghieri internazionali di lusso, che farebbero arrivare i turisti facoltosi”, sostiene Paolo Barletta, amministratore delegato del gruppo omonimo, che sta lanciando in Italia le catene Rosewood e Soho House. “È assurdo che nel paese il settore alberghiero sia frammentato e gestito a livello familiare, quando il turismo è una parte così importante dell'economa italiana”.
Secondo l'Ente nazionale del turismo, nel 2019 l'Italia è stata la principale destinazione del turismo di lusso, un mercato che si stima crescerà del 6,2 per cento entro il 2025.
Manca una visione
Barletta e Nicola Bulgari, nipote del fondatore dell'azienda di gioielli, hanno lanciato Arsenale, un'iniziativa per comprare e restaurare alberghi nelle principali destinazioni turistiche italiane e per farli gestire da catene alberghiere internazionali. “L” Italia non ha grandi gruppi alberghieri, quindi i proprietari vendono agli stranieri”, spiega Barletta.
Alcuni addetti ai lavori non sono preoccupati delle acquisizioni da parte di gruppi stranieri. “Non è una tragedia se gli investitori internazionali comprano alberghi in Italia. Il problema è quando delocalizzano i posti di lavoro, ma con gli alberghi non si può”, dice Bocca, che aggiunge: “Se i fondi d'investimento comprano a prezzi scontati perché i proprietari sono indebitati allora è un'altra storia”. Ma ad altri la prospettiva che gli alberghi cadano in mani straniere non piace. “Non è solo una questione finanziaria, basta vedere come le case di moda siano state vendute a investitori stranieri senza avere una visione futura", dice Marie-Lousie Sciò, amministratrice delegata della catena Pellicano hotel.
Internazionale 4 dicembre