FRANCIA
Il presidente Macron fa marcia indietro
Alain Auffray e Laure Equy, Libération, Francia
Impossibile intestardirsi, complicato smentirsi. Dopo dieci giorni di polemiche sull'articolo 24 della proposta legge sulla sicurezza, colpiti dalla grande manifestazione del 28 novembre, il presidente Emmanuel Macron e la sua maggioranza hanno cominciato a fare marcia indietro. Il 30 novembre i presidenti dei gruppi parlamentari di La république en marche (Lrem), Modem e Agir (i partiti al governo) hanno annunciato l'intenzione di “riscrivere completamente” il criticatissimo articolo, che vieta la diffusione delle immagini degli agenti delle forze dell'ordine in servizio. Già in serata hanno cominciato a lavorare sul testo.
Nei giorni precedenti il governo aveva già cercato di apportare una prima modifica alla legge per poi creare una commissione per la revisione dell'articolo 24. “Prendo atto che l'equilibrio che avevamo cercato non è stato compreso da tutti. Quest’incomprensione si è intensificata con il passare dei giorni. Dobbiamo chiarire questi dubbi”, ha detto Christophe Castaner, capogruppo del partito di Macron in parlamento, sei giorni dopo la prima approvazione del testo all'assemblea nazionale. In un clima di crescente inquietudine per le minacce alle libertà dei cittadini, e mentre in piazza si protestava contro le violenze della polizia, la vicenda è diventata una vera crisi politica. Ai vertici dello stato alcuni temono addirittura la nascita di un nuovo movimento di protesta sul modello dei gilet gialli.
Organizzare la ritirata
Macron doveva necessariamente intervenire e riprendere in mano la situazione. Rimasto in disparte sulla proposta di legge sulla sicurezza globale, il presidente è uscito allo scoperto il 27 novembre per condannare l’aggressione di alcuni agenti di polizia contro il produttore discografico Michel Zecler. “Sono immagini che ci disonorano”, ha scritto su Facebook. L'Eliseo ha poi reso noto che Zecler era stato contattato dal gabinetto del capo dello stato, che aveva rinnovato la condanna per l'accaduto.
Il 30 novembre all'Eliseo, davanti al primo ministro Iean Castex, ai ministri dell'interno e della giustizia, Gérald Darmanin ed Éric Dupond-Moretti, e ai tre capigruppo dei partiti di maggioranza, Macron ha espresso tutta la sua insofferenza, sottolineando il carattere paradossale della situazione: com'è possibile che mentre la maggioranza dei francesi è favorevole agli obiettivi della legge sulla sicurezza, il dibattito sia degenerato fino a questo punto? “La responsabilità di questa situazione è condivisa”, ha detto il presidente, quasi a voler sottolineare che Darmanin non era l'unico colpevole.
Il giorno prima nella residenza del primo ministro si era tenuta un'altra riunione, in cui Castex aveva incontrato un gruppo di dirigenti di Lrem (il partito di Macron). “Molti militanti pensano che il problema del razzismo nella polizia vada affrontato”, aveva detto uno di loro. E la maggior parte si era dichiarata convinta della necessità di superare l'articolo 24.
Qualche ora dopo anche diversi deputati di Lrem hanno chiesto, in videoconferenza, la cancellazione dell'articolo. “Sappiamo che intorno a novembre-dicembre ci capita di fare delle stupidaggini, è già successo. Tanto vale non perdere tempo e rimediare subito ai nostri errori”, ha osservato Sacha Houlié, che alla votazione sulla legge all'assemblea nazionale si era astenuto. Anche i deputati inizialmente favorevoli al testo cominciano ad avere dubbi, preoccupati per gli effetti delle proteste sulla ripresa delle attività. Da parte sua, Darmanin ha chiesto coerenza, dimenticando però che sono state proprio alcune sue dichiarazioni aggressive a mettergli contro una parte della maggioranza.
L'articolo 24, insomma, sembra ormai definitivamente superato. Il problema ora è come organizzare la ritirata. Il governo avrebbe potuto proporre la sua cancellazione in senato, dove la legge sarà esaminata a febbraio. Ma perché fare le cose semplici? I deputati prevedono di presentare “prossimamente” un nuovo testo, ma non è chiaro come e quando. “Non spetta al governo scegliere il percorso legislativo. Non abbiamo dogmi in materia”, ha osservato Castaner, Quello che è certo è che la situazione è ancora confusa.
Internazionale 13 dicembre