Gesù testimonia Dio, ma non si mette al posto di Dio
1In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era, in principio, presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
6Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
9Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
11Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
12A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato. Vangelo secondo Giovanni - 1, 1-18
La liturgia di oggi ci riconduce al testo del Vangelo di Giovanni, uno dei passi poetici più significativi e, nello stesso tempo, una pagina tra le più travisate e manipolate. La poesia è un genere letterario che vuole celebrare l'azione di Dio che si manifestò nella vita storica del nazareno.
Non c'è stato nessun Dio che si sia fatto bambino, nessuna discesa di Dio dall'alto dei cieli.
Leggendo storicamente Luca e Matteo, abbiamo imparato che Gesù nasce in una comune famiglia numerosa, di ceto medio-basso, da due giovani genitori che erano ebrei osservanti.
Ora il genere letterario che caratterizza questi versetti del Vangelo di Giovanni, molto diffuso sia nel Giudaismo di quel tempo sia in tutte le letterature del mito redentore, è molto eloquente. Leggere questi versetti come una cronaca, senza rispettarne il linguaggio mitico e poetico, significa rifiutare l’apporto delle scienze bibliche per cadere in una gabbia dogmatica.
Il mito dell’incarnazione
L'immagine della discesa dal cielo designa l'iniziativa di Dio che si realizza attraverso Gesù.
Gesù è davvero colui che Dio ha investito ed accompagnato nell'annuncio e nella testimonianza del regno, della Sua volontà.
Incontrando Lui e ascoltando la sua testimonianza, noi non facciamo riferimento ad un teismo astratto, non vaghiamo nelle tenebre, ma siamo invitati ad entrare nella strada del Regno di Dio che in Gesù trova una realizzazione concreta. In lui la strada di Dio è carnalmente visibile, cioè concretizzata nella esistenza di una creatura umana.
Possiamo dire che, alludendo alla missione di Gesù, questa pagina del Vangelo è una "celebrazione" dell' azione di Dio, vuole dirci la sollecitudine di Dio nei nostri riguardi, vuole indicarci "la via della vita".
Certo, Dio ci viene incontro su mille sentieri, ma per il redattore del Vangelo di Giovanni, è l'esistenza umana, storica del profeta di Nazareth il "luogo" più chiaro e più significativo in cui noi possiamo trovare i segni del Dio vivente.
Gesù, con la sua vita totalmente umana, esclusivamente umana, ha aderito con tutto il cuore alla "vocazione" che Dio gli ha assegnato, da diventare per noi l'epifania di Dio, la Sua trasparenza, il Suo testimone più affidabile, un "riflesso" della Sua luce.
Ecco che cosa significa l'incarnazione: non è Dio che ha rivestito la nostra carne, ma piuttosto è che la nostra carne, cioè la nostra esistenza umana, può diventare manifestazione di Dio.
Gesù, in tutto il Suo vivere, è stato manifestazione di Dio, un rimandare a Lui.
Una rigorosa lettura del Vangelo di Giovanni
"L'evangelista ha preso le tradizioni che ha ricevuto leggendole, per così dire, dalla parte di Dio. Se volete, chiamate pure questa lettura la teologizzazione di un dramma umano. Questo vangelo narra come un uomo, letteralmente ebbro della realtà divina, parla e agisce. In Giovanni le due realtà, l'umana e la divina, sono realtà distinte: Gesù non è Dio e Dio non è Gesù. Certamente Gesù è Parola di Dio; ma ciò stando a quanto dice il Vangelo, non lo fa dialogare dentro di sé con Dio né gli fa confondere ciò che in lui è uomo e ciò che è Dio.
Gesù è un essere umano totalmente integrato. Egli ha, in maniera eccezionale e unica, una viva consapevolezza di Dio quale Padre suo e per quel fatto egli è “il Figlio”. Risalendo alle origini di Gesù in Dio, quale sua Parola, le riflessioni successive della chiesa sul mistero di questa intimità avrebbero prodotto il dogma che Gesù “è vero Dio e vero uomo”.
Tuttavia, in Giovanni non si trova da nessuna parte quest'idea formulata con la chiarezza del Credo niceno-costantinopolitano”.(Gerard Sloyan, Giovanni, Claudiana, pag.43).
Non meno esplicito è lo stesso Autore a pagina 141:
“Un errore serio e grave che i cristiani commettono è quello di mettere Gesù al posto di Dio...Il Vangelo di Giovanni non commette un errore di questo genere”.
Purtroppo una lettura con gli occhiali dogmatici di alcuni secoli successivi ha dimenticato questa distinzione fondamentale. Se date uno sguardo alle predicazioni di questi giorni, vi accorgerete che questa confusione tra Dio e Gesù è più che mai presente e ripetuta continuamente in ogni circostanza e in ogni liturgia.
Fu solo con il trascorrere dei secoli, quando tagliammo le nostre radici con l'ebraismo, che fu possibile passare alla concezione delle due nature in Gesù, una dottrina che oggi risulta inaccettabile ed inespressiva.
Gesù non è un semidio o un essere mezzo uomo e mezzo Dio: è proprio nella sua vita umana, concreta, quotidiana, che Gesù diventa la più alta testimonianza di Dio per noi cristiani.
Questa è la indicazione precisa che il Vangelo dà anche a noi: la nostra vita, se non respingiamo la luce e la proposta di Gesù, piò diventare una piccola testimonianza di Dio.
Possiamo però anche noi rifiutare e diventare contro- testimonianza.
ALLARGARE LO SGUARDO
Oggi, se vogliamo essere fedeli all'insegnamento di Gesù dentro la cultura pluralista del nostro tempo, possiamo e dobbiamo rallegrarci del fatto che le "vie di salvezza" sono molte.
Dio è più grande di ogni singola strada.
Per noi Gesù è la strada nella quale Dio ci viene incontro ed è la via che a Lui conduce, ma Dio manifesta il Suo Amore e brilla nel cuore di altri uomini e donne anche su altri sentieri.
Non esiste nessuna religione che abbia il monopolio, non esiste nessun popolo eletto...
Quanto più mi identifico con la proposta di Gesù, tanto più mi rallegro del fatto che Dio sa rendersi presente in mille modi ed in infiniti sentieri e ci chiama a vivere da fratelli e sorelle valorizzando e non contrapponendo le nostre diverse esperienze.
La "custodia" del Creato e la costruzione di un mondo più giusto e più felice sono responsabilità comune.
Non si tratta affatto di sminuire l'importanza della persona e dell'opera di Gesù o di praticare una "macedonia religiosa", ma di scoprire quel Dio di cui Gesù non ha mai inteso prendere il posto.
Gesù, con le sue parabole e con tutto il Suo insegnamento, ancor più con il Suo stile di vita, ci ha fatto "sognare" il Dio "più grande del nostro cuore".
La pace del mondo dipende anche (e in misura consistente) dal fatto che noi cristiani e credenti di altre fedi impariamo a deporre l'arroganza con cui spesso ci comportiamo presumendo di avere l'esclusiva "rivelazione" di Dio.
Dio non si è mai fatto cristiano!
Egli non si è mai consegnato a nessuna religione.
Non c'è bestemmia maggiore di chi crede di possedere Dio.
O Dio,
fonte della vita.
Insegnami a cercarTi
ogni giorno
nella piccolezza del quotidiano,
nei frammenti di gioia e di dolore,
nella lettura della Bibbia,
nella preghiera, nel confronto
tra fratelli e sorelle...
Tu ci vieni continuamente
incontro e ci cerchi.
Questo fonda la nostra
fiducia in Te,
anche quando Ti voltiamo le spalle..