DIVERSAMENTE CHIESA
OGNI COSA HA IL SUO MOMENTO
Manifesti funebri (v. figura) e messa d'addio per il 2020 "finalmente morto dopo 366 giorni di ansia": è successo nella vicina Moretta dove il parroco, don Gianluigi Marzo, ha celebrato giovedì 31 dicembre, una messa nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, per dire addio al 2020.
Un vero e proprio funerale che, per quanto celebrato secondo tutti i canoni di una funzione religiosa, è sembrato essere un rito scaramantico di scarso profilo evangelico. Il parroco non ha certo riflettuto sul verso che troviamo in Qoelet 3, 1-11: "C'è un tempo per piangere e un tempo per gioire" e sul fatto che entrambi questi tempi sono da vivere in piena consapevolezza, perché entrambi potenzialmente ricchi di significato, se solo si matura l'idea che dopo il tempo della gioia sarà ancora tristezza, così come dopo il tempo del pianto tornerà la gioia.
E allora riflettiamo su come stiamo vivendo questo tempo di Covid; pensiamo a tutte le polemiche, a tutta l'impazienza, la rabbia, la disperazione dalle quali ci siamo lasciati vincere in questi difficili giorni.
Se anziché pensare a seppellire il famigerato 2020, riuscissimo davvero a vivere nell'attesa di un tempo migliore, lavorando concretamente alla sua costruzione, certi che prima o poi esso dovrà arrivare, sapremmo cogliere anche i segnali propri di questo periodo.
Propongo un paio di esempi.
Il primo (sul piano socio-politico): è ormai assodato che un ambiente naturale sempre più mutilato e in primis la scomparsa delle foreste primarie, quelle sopravvissute fino a noi, determinando la riduzione della distanza tra gli animali selvatici e l'uomo, è alla base della diffusione di virus zoonotici quali appunto il SarsCov2, causa del Covid-19. Fin qui avete impiegato circa 50 secondi a leggere questa mia rubrica: in questo breve spazio di tempo nelle foreste primarie, sono stati abbattuti circa diecimila alberi e quando avrete finito di leggere la rubrica, saranno 50 mila gli alberi tagliati. Ogni giorno ne vengono abbattuti 15 milioni. Eppure da quelle foreste dipende la sopravvivenza dell'uomo. Distruggere le foreste è dunque un atto di autolesionismo di grande stupidità. Mi domando: riusciremo ad imparare dalla disgrazia attuale e sapremo invertire la rotta almeno su questo terreno? È adesso che occorre iniziare ad agire!
Il secondo (sul piano personale): abbiamo tutti sperimentato l'importanza delle relazioni affettive di cui sentiamo la mancanza, degli incontri, dei gesti di affettuosità, degli abbracci; riusciremo, a Covid sconfitto, ad apprezzare tutto questo più di quanto non siamo riusciti a fare in passato? Non solo, riusciremo ad esprimere la nostra vicinanza a coloro che vivono abitualmente una vita di solitudine, senza il pur minimo affetto?
Guido Piovano
(da Insonnia mensile di Racconigi, febbraio 2021, pag. 6 - contatti@insonniaracconigi.it)