Il governo Draghi e la lezione dell’Embraco
di Salvatore Tropea
La Repubblica 14/02
Torino
e il Piemonte si trovano purtroppo in questo scenario, ovvero in una
collocazione che ha contribuito alla loro progressiva retrocessione allo
stato di anello debole del triangolo industriale.
Un’inversione di
rotta verso la ripresa economica, su scala nazionale e locale, non può
che passare attraverso un processo che si potrebbe definire di
sanificazione industriale e cioè di ricerca di soluzioni che chiudano
una volta per tutte queste vertenze.
È una missione difficile ma
indispensabile che presuppone scelte che escludano gli errori del
passato. In questa operazione l’Embraco è sicuramente un esempio di come
non comportarsi nel salvataggio di un’azienda da parte di ministri,
sottosegretari, presidenti di Regione, assessori e personale politico
vario più qualche complicità sindacale giustificata — è bene precisarlo —
dal comprensibile tentativo di salvare i posti di lavoro. L’amara
lezione dell’azienda di Riva presso Chieri deve servire a individuare i
rischi da evitare nel percorso di salvataggio di questa e di tutte le
altre imprese in crisi, primo fra tutti quello di avviare con più o meno
consapevolezza negoziati con gruppi o persone senza avere prima
approfondito la conoscenza di questi “cavalieri bianchi” dietro ai quali
spesso si nascondono truffatori della peggiore specie. A questa
maggiore attenzione sul tipo di interlocutore si deve accompagnare
un’analisi accurata delle cause della crisi e delle reali possibilità di
risolverla salvando la sua continuità dell’azienda nei limiti del
possibile. In ogni caso provvedendo a fissare con una interlocutore
ritenuto affidabile contenuti e termini temporali ben precisi e le
condizioni perché siano rispettati.
Tutto questo nel caso dell’Embraco e
delle altre aziende in crisi non è stato fatto. Peggio ancora, è stato
colpevolmente trascurato, dando per risolto ciò che non era stato
risolto, e questo per un pugno di voti da incassare al primo
appuntamento elettorale, per un titolo sui giornali, una comparsata
televisiva, qualche vantaggio all’interno del partito o movimento di
appartenenza.
Nel mettere mano al capitolo lavoro, Draghi non può
prescindere da questa negligenza della politica, la stessa che oggi a
vario titolo e con diversa credibilità sostiene il nuovo governo. Ma è
anche il punto di partenza dal quale muovere per sondare questa
credibilità sul terreno precario verso il quale sono state fatte
scivolare le tante Embraco dell’Italia e, per quanto ci riguarda, del
Nord Ovest e più specificatamente di Torino che non possono ancora per
molto tempo stare in bilico sull’orlo di un abisso, che si chiami
depressione o declino cambia poco.
È anche l’ultima occasione che le
istituzioni locali e il mondo imprenditoriale piemontese hanno per
dimostrare che hanno capito la lezione e che sono pronte a mettersi in
sintonia con quel nuovo modo di affrontare i problemi dell’industria e
del lavoro colto dai sindacati nell’incontro che Draghi ha assicurato
non avrà carattere episodico.