Nel nome di Draghi si consuma il divorzio
A sinistra del Pd le strade si dividono. Per il Piemonte l’addio a una casa comune vede protagonisti il consigliere regionale Marco Grimaldi e il senatore Federico Fomaro, finora in grande sintonia. Il primo segue la linea del leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e dice "No, non sostengo il governo Draghi, non voterò la fiducia”: il secondo combatte la sua battaglia dall'interno e segue il ministro Roberto Speranza nella linea governista. Marco Grimaldi ha affidato le sue motivazioni a un post-su Facebook: «Il governo Draghi rischia di essere un passaporto unico e irripetibile per la nostra Destra sovranista: metà dentro a farsi una nuova immagine europeista e occuparsi con Giorgetti di sviluppo economico e imprese; l'altra metà fuori a soffiare sul fuoco». Rafforzare «lo spirito del governo Conte è l'obiettivo››, dice Grimaldi: «Sono certo che tanto Speranza quanto Orlando, così come altri, proveranno a dare un contributo alla “doppia crisi” che abbiamo davanti». Un lungo post che il consigliere chiude con una provocazione che fa trapelare l'amarezza per una decisione che si comprende non essere stata per nulla facile: «Alcuni tabù vorrei tenermeli - scrive - dopo il governo con Lega e Forza Italia mi sarebbero rimasti da infrangere solo il cannibalismo e l'incesto››,
«Liberi e Uguali non è un partito e quindi non c'è nessuna scissione, ma mi spiace davvero molto per la scelta di Marco››, commenta il capogruppo alla Camera di LeU Federico Fornaro: «Mi pare che abbia commesso un errore e la sua mi sembra una contraddizione. Da un lato dice di voler rafforzare il governo Conte, dall'altro, mentre Pd, 5Stelle e Articolo 1 hanno lavorato per molto tempo per costruire un percorso comune, dall'altra Sinistra Italiana si smarca. E alla prima occasione sceglie di deviare».
La Repubblica 16 febbraio