Quei settanta milioni di ragazze
Marino Niola
Il venerdì 5/02
La
pandemia fa crescere la quota di violenza sulle donne.
E rende ancor
più acuta una piaga antica: alla vigilia della giornata mondiale contro
le mutilazioni genitali femminili che si celebra domani 6 febbraio, le
organizzazioni internazionali lanciano un allarme.
Nei prossimi anni,
secondo stime del Ministero della salute, nel mondo quasi 70 milioni di
ragazze tra i 4 e i 14 anni potrebbero essere sottoposte a una pratica
barbara come l'infibulazione, all'origine di malattia e di sofferenze
che durano tutta la vita. E a peggiorare le cose c'è anche l'impatto del
covid che rende i soggetti ancora più deboli.
Di recente l'Agenzia
Redattore Sociale riferiva un episodio registrato in Egitto, dove tre
ragazzine con la scusa di una presunta vaccinazione contro il
coronavirus, sono state ingannate dal padre che le ha portate in uno
studio medico compiacente, dove sono state sedate e sottoposte alla
mutilazione chirurgica.
La gravità della
situazione trova conferma nelle parole di Natalia Kanem, Direttora
dell'agenzia per la salute sessuale dell'ONU che vede nella pandemia un
fattore di rischio esponenziale delle violenze sulle donne.
Nella sola
Italia le persone che hanno subito questi trattamenti disumani sono
quasi 90.000 di cui 8000 minorenni.
I dati provengono da uno studio
dell'università di Milano Bicocca finanziato dal programma europeo
Dafne.
L'unica nota consolante che
emerge dall'indagine è che soltanto il 9% delle donne che hanno subito
mutilazioni è favorevole alla pratica e pochissime di loro intendono
sottoporvi le loro figlie. E questo fa sperare che un giorno non troppo
lontano questo orrore avrà fine.
Se andrà così, sarà solo per merito delle donne.