sabato 6 marzo 2021

BENE IL VIMINALE: DI FRONTE L'IMMOBILISMO DEI PARTITI

 Migranti, la nuova strategia di Viminale e Palazzo Chigi che lascia fuori i partiti

La partita dell’immigrazione si trasferisce a Palazzo Chigi, almeno nella sua spinta decisiva verso la strategia europea. Mario Draghi, dopo la nomina di Franco Gabrielli a sottosegretario con delega ai Servizi segreti e alla sicurezza nazionale, intende giocarla in prima persona senza lasciarsi imbrigliare tra i prevedibili scontri tra i partiti che sostengono il suo governo.

Il patto di Malta, fortemente voluto da Luciana Lamorgese a settembre 2019, si è esaurito sotto i colpi della pandemia. Non era comunque lo strumento adatto per affrontare quella che, nell'anno che ha segnato una forte ripresa dei flussi migratoria si è dimostrata la vera emergenza: la gestione degli sbarchi autonomi, quasi 13.000 tunisini, senza diritto all'asilo e che non rientrano nelle quote da redistribuire. Ma che è estremamente difficile rimpatriare.

È da Malta, però, che si riparte e dai numeri, piccoli ma significativi, conseguiti durante la gestione Lamorgese al Viminale: quasi 1500 migranti ricollocati nei Paesi europei, il triplo di quanto ottenuto da Salvini che in Europa non ha mai avuto seguito se non tra i Paesi del patto di Visegrad che non hanno accolto un solo migrante. Certo ben poca cosa a fronte dei 34.000 arrivi del 2020, triplicati rispetto al 2019 e ancora raddoppiati nei primi due mesi dell'anno. Comunque l’inizio di una strategia faticosamente costruita da Conte e Lamorgese con Francia e Germania, l'asse su cui adesso Draghi punta per la sfida del negoziato sul nuovo Patto perle migrazioni e l'asilo. Con l’obiettivo - ha detto il premier - «di perseguire un deciso rafforzamento dell'equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva e per costruire una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati». Nulla che richiami la strategia ai porti chiusi di Salvini ma una rada tutta in salita su cui Draghi si spenderà personalmente in Europa.

La gestione di soccorsi, sbarchi e accoglienza sarà saldamente in mano al ministero dei Trasporti e Viminale senza bisogno di lasciare attendere per giorni le navi in mare ma con le richieste di ricollocamento contestuali alla concessione del porto di sbarco. La partita politica invece sarà tutta nelle mani di Draghi. Il nuovo patto europeo per le migrazioni e l'asilo non è mai decollato ed è per la ministra Lamorgese insoddisfacente innanzitutto perché non supera il principio del regolamento di Dublino, lascia inalterato il peso dell'accoglienza nei paesi di sbarco, mantiene volontaria l’adesione alla redistribuzione e ipotizza assai improbabili rimpatri effettuati dai Paesi che non vogliono accogliere.

Difficile pensare che su decisioni di questa portata la Lega possa toccare palla con un sottosegretario che certamente non riceverà la delega all'immigrazione, che la ministra terrà probabilmente per sé. Il primo segnale è già arrivato. Alle dichiarazioni di Nicola Molteni di voler ripartire dalla battaglia per i taser, Luciana Lamorgese ha risposto con una nota precisando che dopo due gare deserte ne è già stata indetta una terza che si concluderà a marzo.

Anche sulla partita della sicurezza, Draghi intende mantenere saldo il controllo affidando l’interlocuzione di Palazzo Chigi con il Viminale nelle mani di Gabrielli (uomo molto apprezzato anche dal Pd) che lunedì lascerà il vertice della polizia. Al suo posto, con tutta probabilità, il consiglio dei ministri nominerà Lamberto Giannini, da dicembre capo della segreteria del dipartimento di pubblica sicurezza, di fatto il braccio destro di Gabrielli. Un segno di evidente continuità.


Alessandra Ziniti, LaRepubblica 27 febbraio