martedì 2 marzo 2021

Greenpeace

Tutta plastica che vi spalmate con i cosmetici


Non si vede ma c'è. È la plastica in forma di particelle, note come microplastiche, ma anche in forma liquida e solubile, contenuta in alcuni dei principali prodotti per il makeup, alcuni dei quali entrano anche in contatto con occhi e bocca. Un allarme che abbiamo lanciato nel nostro ultimo rapporto. Il trucco c'è ma non si vede, dopo aver verificato la presenza di materie plastiche sia nelle liste degli ingredienti che con indagini di laboratorio in rossetti, lucidalabbra, mascara, cipria e fondotinta di 11 marchi diversi: Bionike, Deborah, Kiko, Lancôme, Lush, Maybelline, Nyx, Pupa, Purobio, Sephora e Wycon.

Nel 79% dei 672 prodotti verificati online sono state trovate materie plastiche e, tra questi, il 38% era costituito da particelle solide. I mascara sono risultati i prodotti in cui gli ingredienti in plastica erano più frequenti (90% dei prodotti controllati), seguiti da rossetti e lucidalabbra (85%) e fondotinta (74%). Le cinque marche con le percentuali maggiori di prodotti con ingredienti in plastica sono risultate, nell'ordine, Lush, Maybelline, Deborah, Sephora e Wycon.

«Con questa ricerca abbiamo constatato non solo l'ampio utilizzo di particelle solide ma anche l'uso massiccio di polimeri in forma liquida, semisolida e solubile, i cui effetti sulle persone e sull'ambiente non sono del tutto noti», spiega Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

Prima di pubblicare i dati dell'indagine, Greenpeace ha contattato tutte le aziende prese in esame, al fine di fornire un quadro esaustivo che tenesse in considerazione anche il loro punto di vista. Solo Purobio ha risposto al questionario, mentre Cosmetica Italia - divisione di Confindustria di cui fanno parte più di 600 realtà e principale organizzazione di categoria - e tutte le altre aziende interpellate non lo hanno fatto. L'associazione industriale si è limitata a ribadire con una nota stampa l'avvenuta eliminazione, a partire dal 2015, delle microplastiche dai cosmetici con azione esfoliante o da risciacquo, il cui uso è oggi vietato in Italia.

«La pandemia che stiamo vivendo ci insegna che dobbiamo cambiare il rapporto uomo-natura, favorendo una riconversione green de1l'economia. È paradossale che uno dei settori più importanti del Made In Italy continui ad utilizzare, volontariamente, ingredienti in plastica che possono contaminare il pianeta e mettere a rischio la nostra salute», continua Ungherese.

La plastica in forma di particelle è stata trovata in ogni angolo della Terra e si ritiene che ormai anche l'uomo non sia immune da questa contaminazione. Di recente, sono state trovate microplastiche anche nella placenta umana, alcune colorate con pigmenti impiegati in numerosi prodotti di uso comune come rivestimenti; vernici, adesivi e cosmetici.

Per Greenpeace, bisogna ridurre drasticamente l'uso della plastica, indipendentemente dalla quantità impiegata, in qualsiasi settore merceologico, soprattutto laddove ci sono alternative disponibili. Per questo abbiamo esortato pubblicamente Cosmetica Italia e i suoi associati a guidare da subito questa transizione verso la sostenibilità. 

Gaia Maione

Il Manifesto 11 febbraio