lunedì 19 aprile 2021

Le radici del cristianesimo tra movimenti antisistema e nuova socialità

Le religioni possono essere studiate disancorandole dalla realtà, come idee astratte, oppure immergendole nello spazio e nel tempo, nel territorio e nel contesto socio-politico in cui sono nate e si sono sviluppate. Da diversi anni lo storico del cristianesimo Mauro Pesce e l'antropologa Adriana Destro indagano le origine cristiane con la seconda modalità, utilizzando con acribia il metodo storico e gli strumenti dell'antropologia e producendo volumi rigorosi e documentati, ma con il pregio di essere destinati anche a lettori non specialisti.
VALE ANCHE PER L'ULTIMO libro dei due studiosi, appena pubblicato dall'editore Carocci: il Battista e Gesù). Due movimenti giudaici nel tempo della crisi (pp. 268, euro 23). Si tratta di un'analisi delle vicende dei due leader religiosi - strettamente connesse fra loro - interpretate alla luce dell'idea dell'«accelerazione storica e socioculturale»: situazioni storiche caratterizzate dalla crisi in cui, in breve tempo, si accendono «focolai di cambiamento che tendono a creare «forme di vita inconsuete» e talvolta riescono a «sconvolgere le basi istituzionali» della società, come nel caso delle rivoluzioni.
Il contesto di crisi è quello dell'occupazione romana della Palestina, che spacca la popolazione in una élite filoromana - di cui fanno parte anche le autorità religiose - e la maggior parte che invece la subisce, pagandone le conseguenze economiche e sociali. In questo clima si colloca la predicazione di Giovanni il Battista («colui che compie immersioni nell'acqua»). L'acqua che purifica è un elemento del giudaismo, ma il Battista la risignifica: il perdono dei peccati non arriva da un'entità esterna - Giovanni si muove al di fuori delle istituzioni religiose, corresponsabili della crisi - ma da un processo di conversione, che prevede il riconoscimento delle proprie colpe e la riparazione sociale («chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto»). Pertanto quello del Battista diventa un movimento pericoloso: il potere ordina l'arresto e la decapitazione di Giovanni, senza però riuscire a reprimere del tutto il movimento, che sopravvive alla morte del fondatore.
GESÙ SI COLLOCA in questa scia. Inizialmente partecipa al movimento del Battista - si fa battezzare nel fiume Giordano -, poi se ne distacca e ne crea un altro, con alcune caratteristiche simili, attinte dalla stessa tradizione giudaica, e molti elementi nuovi. Se Giovanni, volendo usare una categoria contemporanea, è radicalmente antisistema - si veste di «peli di cammello» e mangia «locuste e miele selvatico», a manifestare il rifiuto delle attività produttive -, Gesù sceglie un'altra via: non predica nel deserto, ma attraversa i villaggi; non rifiuta il cibo, ma il mangiare insieme è strumento di condivisione e coesione sociale; non attende che le folle vadano da lui, ma è lui che cerca l'incontro con le persone, soprattutto quelle oppresse dalla crisi, come dimostrano anche i racconti delle «parabole» che, al di là dei significati simbolici, presentano un'umanità fatta di contadini e pastori poveri, debitori insolventi, mendicanti. Il risanamento non si realizza con il lavacro, ma con la conversione morale; si attende il Regno di Dio, ma la ricomposizione va compiuta nella storia, secondo l'ideale giudaico del giubileo, che sovverte le gerarchie sociali e rende giustizia alle classi subalterne.
Come il Battista, anche Gesù viene ucciso dal potere. Il suo movimento continua, nei secoli successivi però verrà trasformato in istituzione. Ma questa è un'altra storia.
LUCA KOCCI
Il Manifesto 3 aprile