L’Opportuniutà della pandemia
Di Michele Meschi
Tempi di Fraternità 6-7/2021
Qualche anno fa il biblista Alberto Maggi apri la 24ª edizione del seminario di Redattore Sociale alla comunità di Capodarco, raccontando anche dell'esperienza della propria malattia. "Ero in isolamento totale, in un box tutto il giorno da solo e la solitudine è terribile quando si è azzannati dal dolore. Lì ho capito perché le finestre sono sigillate. Mi ha salvato Facebook, perché ogni giorno scrivevo messaggi e ricevevo auguri. La mia vita è comunicare. Quando sono uscito dall'ospedale ho pubblicato il libro con i messaggi (Chi non muore si rivede, Garzanti) che è diventato anche un testo di studio. Di fronte a una malattia improvvisa ci sono due atteggiamenti. Uno perdente e uno vincente: compiangersi o vedere la malattia come un'opportunità… La felicità consiste in quello che dai. Ha detto Gesù: "c'è più beatitudine del fare che nel ricevere". Così si cambia la prospettiva della solitudine: andando incontro alla solitudine delle persone, la mia non è più solitudine; vinco la mia solitudine andando incontro agli altri se no si sprofonda nello sconforto nell'amarezza" (da Redattore Sociale 30 novembre 2018)
E se provassimo a guardare a questo momento con occhi diversi? Banalità: la salute è davvero la prima cosa. Riscoprire negli ospedali nei luoghi di cura l'importanza di atti semplici e fondamentali: il lavarsi sempre le mani da un paziente all'altro, con cui-ricordiamocelo-Semmelweis sconfisse la febbre puerperale; la corretta posizione con cui usare il fonendoscopio nei casi di patologia trasmissibile per via aerea, come insegnavano i vecchi pneumologi; il razionale impiego dell'antibiotico-terapia per evitare le resistenze batteriche; la formazione sulle metodiche ecografiche e di ventilazione non invasiva per tutte le specialità internistiche; lo studio continuo dei sistemi di gestione del rischio e della sicurezza delle cure, compresi i programmi di prevenzione delle infezioni. Comprendere che i posti letto negli ospedali non vanno tagliati, ma incrementati;
Che il blocco delle assunzioni per medici, infermieri e operatori sanitari è stato un suicidio programmato; che, prima di creare nuovi laureati in medicina, bisogna eliminare l'imbuto delle scuole di specializzazione. Che la professione la impari come garzone di bottega, partecipando come studente interno in clinica per una vita intera, dietro la coda del tuo maestro e non rispondendo quiz a risposta multipla. Che la vera salute si costruisce con l'integrazione ospedale -territorio, con la collaborazione tra medici di medicina generale e medici ospedalieri.
Che al pronto soccorso dovrebbero accedere soltanto i codici di gravità maggiore. Che la sede di cura delle patologie croniche è il territorio e non l'ospedale. Che la prevenzione (e in essa le vaccinazioni) è la terapia migliore. Che tra colleghi si collabora, non si fa polemica. Che i vertici organizzativi sanitari devono ascoltare chi vive tutti i giorni in reparto.
Che la salute mentale è importante tanto quanto quella fisica. Che a livello politico, a qualunque parte si appartenga, qualunque idea si abbia, non si può prescindere dalla tutela dello stato sociale, dalla difesa del lavoro, del semplice concetto che gli ultimi devono essere i primi a essere protetti.
Che si deve ritornare a parlare di salute, scuola, lavoro e previdenza sociale in maniera seria.
Che senza ecologia non c'è futuro perché esiste un legame tra questo maledetto virus e l'aver trascurato, a livello planetario, temi come la deforestazione, il sovraffollamento, il riscaldamento globale, il rispetto delle regole della natura.
Quando si potrà farlo, abbracciamoci, tocchiamo, amiamoci, asciughiamoci le lacrime. Quante volte avremmo potuto farlo quando si poteva fare e non l'abbiamo fatto! Comunicare bene, studiare, parlare con attenzione, approfondire la scienza nelle scuole svecchiare i programmi ottocenteschi. Quante conferenze stampa sono esempi perfetti di generazione di confusione, insicurezza, errori di informazione!
Godere dei singoli attimi: degli occhi di tua moglie, delle fusa del gatto, delle feste del cagnolino, dei progressi dei nostri figli, dei ricordi dei nostri genitori.
La felicità è fatta di attimi da assaporare, dura per il tempo di un singolo spazio.
Viaggiare. Perché il viaggio e il confronto con l'altro, la relativizzazione della propria centralità, la fine delle presunzioni etniche razziali, culturali e religiose. Ripensare all'interiorità e alle manifestazioni spirituali in maniera diversa. Le chiese non si sono svuotate perché c'è la pandemia, ma perché hanno bisogno di essere riempite di contenuti nuovi e antichi insieme: di vita e non di riti, di fiducia e non di credulità, di perdono e non di condanna, di fede e non di religione.
Restare uniti nel nome dell'uomo. Superare le divisioni: l'unico modo di uscire da ciò che stiamo vivendo, un modello da applicare per il futuro.
Un essere vivente submicroscopico, il SARS-CoV-2 ci sta dilaniando ogni fibra come una guerra mondiale e segnerà un passaggio epocale.
Prima e dopo di esso.
Proviamo a guardare a questi mesi di tragedia disumana e straziante come l'opportunità per un mondo migliore.
E cogliamola.