domenica 1 agosto 2021

Nutrirci di Gesù

 

Non è che con la comunione ci si nutra di Gesù, lo si riceve corporalmente.

Quella è una credenza dogmatica chiamata presenza reale in cui molti cristiani/e sono imprigionati.

Si tratta d'altro. Quando un gruppo di donne e uomini meditano insieme le Scritture e spezzano il pane (che rimane pane, ma significa condivisione), allora davvero possono nutrirsi del messaggio di Gesù.

Quella memoria del gesto e delle parole di Gesù devono e possono cambiare la nostra vita.

 

"Gesù come pane"

Nutrirci di Gesù non è un gesto rituale, un sacramento ricevuto a scadenze fisse. Noi leggiamo il Vangelo e le Scritture perché crediamo che Dio ci venga incontro per "salvare" le nostre esistenze dal non senso, dagli idoli, dall'egoismo, dall'indifferenza, dalla seduzione di sensazioni ed esperienze sempre nuove. Voglio al riguardo proporre alcune righe del teologo José Antonio Pagola: "Un individuo senza ideali né aspirazioni preoccupato soprattutto di godere, possedere cose, rimanere in forma, divertirsi e rilassarsi. Un individuo più interessato a conoscere il bollettino meteorologico del fine settimana che il senso della propria vita. Non dobbiamo demonizzare questa società. E' cosa buona vivere ai nostri giorni, avendo tante possibilità di coltivare le diverse dimensioni della vita. Il male è restare vuoti interiormente, presi solo dalla necessità superficiali, smettere di fare il bene per cercare solo il benessere, cadere nell'indifferenza, dimenticare l'amore... Quando l'individuo vive solo dell'effimero, resta senza radici e senza consistenza interiore". 

Il Vangelo di Gesù non è solo la medicina contro questi mali, ma la "buona notizia" che rende piena di senso la nostra vita liberandola dagli idoli.

Franco Barbero