Etiopia, arrestato il capo dei missionari salesiani
Libero il cooperante
La Repubblica 14/11
di Floriana Bulfon
ROMA — Non si ferma la repressione del governo etiope contro chiunque venga sospettato di sostenere la popolazione ribelle del Tigray. Ieri è stato arrestato un sacerdote italiano, don Cesare Bullo. È il secondo connazionale finito nelle retate della polizia federale: il primo era stato Alberto Livoni, operatore umanitario del Vis, che ieri è stato rilasciato.
Don Cesare è il direttore del Centro Don Bosco in Etiopia, dove i missionari salesiani da decenni si occupano dell’assistenza e della formazione di bambini e ragazzi. Un’attività condotta anche nella regione del Tigray e per questo finita da tempo nel mirino del governo guidato dal premier Abiy, paradossalmente premiato due anni fa con il Nobel per la Pace. La struttura salesiana di Mekelle, l’antica Macallé dell’occupazione italiana, sarebbe stata colpita due settimane fa durante i bombardamenti degli aerei governativi. Poi il 5 novembre c’è stata l’irruzione nella casa madre del quartiere Gotera di Addis Abeba, in cui decine di religiosi e volontari sono stati arrestati: quasi tutti erano di origine tigrina o eritrea.
Anche don Bullo era stato perquisito in quell’occasione, senza altri provvedimenti. Il giorno dopo però gli agenti sono tornati nel centro e vi hanno arrestato Livoni. Infine ieri è stata la volta del sacerdote. Don Bullo, 80 anni e una vaga somiglianza a Bud Spencer che lo rende popolare tra i più piccoli, ha passato la vita in missione: è stato tredici anni in Vietnam prima di arrivare in Etiopia nel lontano 1976. È stato lui a creare l’istituto tecnico di Mekelle: «Si può operare per il bene degli altri, soprattutto i giovani, solo se il tuo cuore non pone limiti alle tue azioni, alla realizzazione dei sogni che hai in mente». Tre anni fa l’allora premier Giuseppe Conte aveva visitato le realizzazioni dei salesiani ad Addis Abeba.
La Farnesina si è attivata per risolvere la situazione. Ieri i nostri diplomatici sono riusciti a far rilasciare Livoni, che è apparso in buone condizioni, ora cercheranno di incontrare anche il salesiano.
Il clima di assedio ad Addis Abeba diventa ogni giorno più teso. Le milizie tigrine, dopo avere subito un anno fa l’offensiva governativa, hanno rovesciato il fronte e marciano sulla capitale. Lo stato di emergenza proclamato dal premier Abiy permette di compiere arresti senza dare spiegazioni e senza limiti di tempo alla detenzione. Vengono prese di mira anche le ong che aiutano la popolazione del Tigray, ridotta alla fame da un anno di combattimenti, e persino i dipendenti dell’Onu. In cella sono finiti pure cittadini britannici e statunitensi, mentre i sostenitori di Abiy protestano nelle piazze contro gli Usa e l’occidente.