domenica 14 novembre 2021

LA FORZA EMPATICA DI GESU'

Miracoli empatia

La forza dell'empatia di Gesù la troviamo nella guarigione del lebbroso raccontata a inizio del vangelo di Marco. Un giorno venne da Gesù un lebbroso. Lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se tu vuoi, puoi guarirmi!». Gesù si commosse, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Guarisci!». La lebbra scomparve e quell'uomo guarì. Ma Gesù gli disse: non dir niente a nessuno. (Vangelo di Marco, 1, 40 seguenti).

Gesù si ferma presso il lebbroso che tutti evitavano, mostrando così che l'impurità più grande è quella di chi rifiuta di “sporcarsi le mani" con gli altri. Gesù tocca l'emarginato con la sua vicinanza, superando uno dei tabù sacrali del suo popolo. Il racconto dell'anonimo lebbroso si esaurisce in poche righe, ma è sufficiente per immaginare una lunga storia di vita e di emarginazione: la lebbra generava, oltre che dolore, anche emarginazione, isolamento, distanziamento. Era una forza negativa che annullava tutti i rapporti sociali. Gesù si ferma accanto a chi ha domande che nascono dalla vita profonda e non dal capriccio. Ecco, che l'isolamento sociale ed esistenziale provocato dalla lebbra si dissolve con il contatto con Gesù.

Colpisce in questo stile di vita la capacità di Gesù di coinvolgersi interamente, emotivamente in ogni situazione di sofferenza. Il comportarsi di Gesù evoca i modi propri della medicina 'elementare', che si compone di grande semplicità e naturalezza sapendo che i bisogni più profondi e primordiali sono quelli del farsi vicino al malato, del toccare, del guardare, del parlare. Quando il malato regredisce in tutto, il guaritore lo riporta alla normalità fisica, culturale, psicologica. È lo stile di vita di Gesù: guarire e annunciare un mondo nuovo. All'inizio del Vangelo di Marco tutto è resoconto di miracoli: incontro con la suocera di Pietro, con l'uomo in preda a uno spirito cattivo, col lebbroso, col cieco, col sordomuto, con la donna malata. I miracoli sono opera di Gesù, di una sua ricchezza che produce guarigione quando chi la riceve ha fiducia in lui.

Quel giorno, quel malato di lebbra si rivolse a Gesù con parole che lo obbligavano à intervenire, a guarire; come se avesse voluto dire a Gesù di rendersi conto della sua techne di guaritore. A sua volta Gesù ha lo stesso atteggiamento del lebbroso invitandolo a guarire, come se anche lui ne avesse la possibilità: «Guarisci». La guarigione di quel lebbroso non ha nulla di magico, ma ha una valenza umanissima: conduce colui che era solo oggetto di pregiudizi altrui a divenire soggetto della sua guarigione e ad assumere la propria vita, a prendere la parola e a rivendicare la propria identità.

Qui abbiamo l'insorgenza technica di Gesù. A ognuno la sua techne. In greco le technai erano le caratteristiche profonde di ogni individuo. Ognuno nasceva caratterizzato da una profonda capacità, vocazione, che rappresentava una dotazione di partenza, una specializzazione originaria, Gli antichi parlavano di dono divino. In questo senso, techne è la forma originaria, specializzata e caratterizzante, con cui l'esperienza individuale è apparsa al mondo. Nulla a che fare con la tecnica o tecnologia attuale. Techne è ogni esperienza individuale totale, capace cioè di esprimere ed esaurire l'identità. Ogni techne rappresenta, per il suo portatore, un'esperienza totale, anche perché costituisce l'esito inestricabile di tutte le sue specificità genetiche, biologiche, fisiologiche e psicologiche. Le technai precedono l'esistenza di un qualsiasi "pubblico" del guaritore, di un qualsiasi parametro di controllo esterno. Se applicato alla divino-umanità di Gesù il concetto di techne ha infiniti riflessi, anche teologici. Per Gesù il miracolo era il mettere in atto una sua techne, come ebbero altri santi, a beneficio di chi soffriva.

Tra le indicazioni più severe che Gesù dava a chi era guarito c'era quella di non divulgare-il miracolo. Gesù aveva una visione minima dei suoi miracoli. Chiedeva di non raccontarli a nessuno, quasi che i miracoli gli facessero problema. Comandava il silenzio.

Non c'era esibizionismo e ricerca del consenso. La sua techne non era un mercato. Stava lontano dalla notorietà, dal profitto personale, dalla richiesta di riconoscimento sociale. Come se non ci fosse nulla di peggio che divenire famosi approfittando dell'annuncio evangelico. Chi diventa famoso all'ombra del Vangelo, uccide il Vangelo.

Luigi Berzano, Tempi di Fraternità novembre 2021