domenica 14 novembre 2021

LE PAROLE DEL PRESIDENTE MATTARELLA: CHIARE E INEQUIVOCABILI

 Il Presidente contro la palude

di Carlo Bonini

Come spesso è accaduto nel suo settennato, Sergio Mattarella ha un uso delle parole e una scelta del loro tempo peculiari. E anche ieri pomeriggio, a Parma, il significato di quanto abbiamo ascoltato dal Capo dello Stato ha il pregio di una chiarezza cristallina. Le violenze dei No Vax e dei No Pass, la loro occupazione scomposta e non autorizzata delle piazze, non hanno nulla a che vedere con la dialettica democratica, con la legittima “opinione dissenziente” garantita dall’articolo 21 della Costituzione.

Sono, al contrario, un’aggressione “inammissibile” alle libertà di una comunità, la nostra, che ha il diritto e il dovere di proteggere la propria integrità dall’aggressione di una pandemia alla sua quarta ondata. Di più: sono veicolo di moltiplicazione del contagio. Dunque, sono una minaccia nella minaccia.

Le parole di Mattarella hanno un che di liberatorio.

Sono un pugno battuto sul tavolo che riporta la vicenda pandemica, il tema della sicurezza sanitaria, della ricostruzione del Paese (che non avrà una prova di appello), la difesa delle sue libertà, al centro di un’agenda politica al contrario oggi ipnotizzata dalla corsa al Quirinale.

Mentre infatti ai nostri confini, il virus torna minacciosamente a rimettere in discussione il percorso di ripresa e il recupero delle nostre libertà (la Romania ha alzato bandiera bianca, attivando il meccanismo europeo di protezione civile, l’Austria torna a sperimentare il lockdown, Macron avvisa la Francia che non siamo ancora fuori dall’incubo), la maggioranza di governo si mostra imbalsamata in una sfinente quotidianità e in una rinnovata conflittualità sulla legge di bilancio, che sembra avere quale unica bussola quella di decidere il destino di Mario Draghi. In un assedio silenzioso che ha come suo effetto quello di logorare, nel momento più delicato e forse decisivo, ogni capacità di decisione e spinta riformista del governo.

Con l’autorevolezza che gli è data dalla carica e la libertà di chi ha annunciato di non essere disponibile né in corsa per un nuovo mandato (pieno o pasticciato che sia), Mattarella dimostra di comprendere l’estrema delicatezza del passaggio che il Paese sta attraversando. Segnato come è da una campagna vaccinale per la terza dose che, sebbene essenziale, come la scienza continua a ripetere, fatica a decollare.

Da un’Autorità nazionale di pubblica sicurezza — la ministra dell’Interno Lamorgese — oggettivamente indebolita da mesi di incessante campagna della Lega e di Fratelli d’Italia, e da una difesa tiepida di Pd e Cinque Stelle. Da un quadro di allarmante debolezza strutturale del tessuto connettivo rappresentato dai comuni. La cui capacità di intercettare i bisogni del Paese diventa una risorsa solo nel momento in cui è messa in grado di dare risposte che soddisfino quei bisogni. Che siano livelli di welfare dignitosi o — è il caso del nostro Mezzogiorno — una progettualità che intercetti le risorse messe a disposizione dal Pnrr.

I prossimi giorni ci diranno quanto le parole di Mattarella riusciranno a scuotere la maggioranza di governo dal mortifero gioco in cui puntano a trascinarla la Lega, la lunare agenda personale di Silvio Berlusconi, il pendolo in perenne oscillazione dei Cinque Stelle. E, dunque, chi deciderà, di fronte al confine e all’orizzonte tracciati ieri a Parma dal Capo dello Stato, di sottrarsi alle ambiguità, al piccolo cabotaggio e alla palude in cui non sprofonderebbe solo il governo Draghi, ma l’intero Paese con lui.

La quarta ondata della pandemia e la ricostruzione dell’Italia, la messa in sicurezza della sua spina dorsale (i comuni), la difesa delle piazze delle nostre città dall’aggressione millenarista di No Vax e No Pass, non sono delle subordinate alla corsa al Quirinale. Né tantomeno ne rispettano il calendario.

Il Covid non aspetta cene e caminetti che ipotechino i prossimi mesi di legislatura. Le curve del contagio non si contengono con l’irresponsabile sponda ad argomenti pseudoscientifici o con il declassamento a folclore dell’intolleranza dei negazionisti della scienza.

Bruxelles chiede il pieno rispetto dei tempi e delle procedure che sono a presidio dell’erogazione e dell’impegno dei fondi stanziati dal Recovery.

È tempo dunque di parole chiare e comportamenti coerenti. Sergio Mattarella lo ha fatto.


La Repubblica, 10 novembre