martedì 30 novembre 2021

LA SCIENZA HA PORTATO I SUOI FRUTTI

 Hiv, quarant’anni di battaglie vinte

Tempo di bilanci che – ad un’analisi attenta dei dati – può chiudersi in positivo, ma con qualche sfumatura di grigio su cui continuare a lavorare. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2020 sono state segnalate 1.303 nuove diagnosi di infezione da Hiv, un numero ancora più ridotto rispetto ai casi già in progressiva diminuzione osservati negli ultimi dieci anni. Rispetto al 2019, il numero di nuove diagnosi Hiv del 2020 è quasi dimezzato, un effetto dovuto molto probabilmente alla pandemia da Covid-19 e alle conseguenti restrizioni di vita sociale. Un bollettino che, alla vigilia della Giornata mondiale dell’Aids che si celebra il 1° dicembre, è incoraggiante e dà modo a tutti di raccogliere i frutti di un lavoro di ricerca scientifica e progressi medici fatti nei 40 anni trascorsi dalla scoperta del virus.

«Agli inizi non si sapeva bene cosa fosse, si trattava di un’osservazione di casi di patologie infettive opportunistiche, tumori, che non erano presenti normalmente in un certo tipo di popolazione», afferma Massimo Cernuschi, clinico e presidente dell’Associazione Asa di Milano. «Poi pian piano si è scoperto che tutto questo era causato da un’immunodeficienza causata da Hiv. Fino al ’96 circa abbiamo assistito a una vera e propria strage. Dopodiché per fortuna sono arrivati dei farmaci via via sempre più ben tollerati ed efficaci che hanno lentamente portato le persone con Hiv a vivere una vita quasi normale». E, in effetti, oggi davvero è possibile considerare l’Hiv sotto controllo perché le innovazioni terapeutiche lo hanno trasformato da mortale a cronico. Un fatto che ha delle ricadute concrete sulla vita quotidiana di chi convive con il virus ed è in trattamento e che oggi può finalmente non preoccuparsi più di trasmettere l’Hiv e vivere una vita serena col partner.

Cosa manca allora per chiudere il bilancio tutto in positivo? Il progresso scientifico è andato più velocemente di quello sociale perché ancora oggi ci sono pregiudizi sulla patologia e sul suo principale veicolo, ovvero l’atto sessuale. Perciò, mentre continua l’impegno dei ricercatori per trovare una cura definitiva, serve anche un lavoro di educazione e di informazione. Lì dove tante parole, conferenze o trasmissioni televisive non sono riusciti ancora ad arrivare, si prova oggi a catturare l’attenzione con nuovi linguaggi forse più empatici come quelli dell’arte, del cinema e della tecnologia. Ci prova Gilead Sciences Italia che in vista della Giornata mondiale dell’Aids promuove, con il patrocinio di ICAR Italian Conference on Aids and Antiviral Research e in collaborazione con dieci associazioni di pazienti, una mostra in realtà aumentata per rappresentare l’Hiv attraverso l’arte digitale. La mostra “Together we can stop the virus” è visibile presso il Combo di Ripa di Porta Ticinese a Milano da oggi al 5 dicembre con ingresso gratuito. Le opere esposte sono frutto di una collaborazione tra i rappresentati delle associazioni di pazienti e artisti che dal 2019 ad oggi hanno dato un’identità visiva, emozionale e concettuale a ciascuna di esse per raccontare le varie fasi del percorso del paziente: diagnosi, trattamento, successo delle terapie, qualità di vita, stigma, Hiv e Covid- 19, ma non solo. Per l’edizione dei 40 anni verranno, infatti, esposte le nuove opere realizzate dai giovani vincitori della Call4Artists lanciata lo scorso anno proprio per raccontare i 40 anni di Hiv. Scaricando l’apposita App Hiv Stop the virus e inquadrando le opere è possibile vederle animarsi. Dall’arte al cinema con la prima serie tv sull’Hiv - Speciale Stigma invisibile che andrà in onda il 1° dicembre sul canale Discovery e realizzata in collaborazione con Gilead. La serie tv affronta la patologia grazie alle testimonianze di protagonisti che ogni giorno convivono con il virus e con uno stigma che spesso è di più difficile gestione del virus stesso. Lo Speciale, di cui Michela Chimenti è ideatrice e autrice, realizzato dalla casa di produzione milanese Story Farm con la regia di Alessandro Carlozzo e Luca Cepparo, è solo un’anticipazione di una vera serie tv del 2022.

Irma d’Aria, La Repubblica 29 novembre