giovedì 25 novembre 2021

L'AMACA DI MICHELE SERRA

Le nuove gabbie identitarie

di Michele Serra

L’intenzione di includere è giusta. L’intenzione di escludere, ingiusta. Ma di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno (aforisma attribuito a Karl Marx).

In Francia, con le migliori intenzioni, alcuni vorrebbero introdurre un nuovo pronome neutro, “iel” che si aggiunga al femminile “lui” e al maschile “elle”, per indicare chi non accetta di definirsi femmina o maschio; oppure un gruppo o una folla, ovviamente non identificabile sulla base del genere. Ho scritto “ovviamente” perché mi sembra acquisito che quando si parla di un insieme di esseri umani (un popolo, una folla, un pubblico, un gruppo), è scontato che si stia nominando una somma di persone la cui identità sessuale è ben poco rilevante: folla è parola femminile, ma non c’è maschio che possa sentirsi escluso, popolo è parola maschile, ma non c’è femmina che non se ne senta parte.

Ma non dev’essere tanto ovvia, questa esistenza già solida e attiva del genere neutro, non sessuato, visto che si discute accanitamente di nuovi pronomi e nuove definizioni. Qui sta il problema: l’ansia definitoria rischia di ottenere l’effetto contrario rispetto alle buone intenzioni. Se lo scopo è che ogni persona sia considerata libera e degna per ciò che è, ciò che ama, ciò che sente, e non sulla base della propria appartenenza a questa o quella definizione, siamo sicuri che “iel” semplifichi, e non complichi? E se qualcuno considerasse il neutro “iel” un genere a sua volta stretto, e non ci si riconoscesse? E se una quarta, una quinta, una sesta categoria reclamasse un nome e un pronome, non si arriverebbe forse all’esito opposto alle intenzioni, nuove gabbie identitarie al posto della libertà di non abitare in nessuna gabbia?

La Repubblica 20 novemnbre