giovedì 2 dicembre 2021

COMMENTO DEL BRANO BIBLICO DI DOMENICA 5 DICEMBRE 2021

DIO HA BISOGNO DI NOI

Dal Vangelo secondo Luca 3, 1-6

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».


Il Vangelo di Luca ci presenta Giovanni il Battezzatore come investito, coinvolto dalla "chiamata" di Dio mentre è nel deserto.
Le ricostruzioni teologiche degli evangelisti, pur così diverse, vogliono esprimere la subordinazione, la inferiorità di Giovanni rispetto a Gesù. Comunque lasciano sempre trasparire una statura profetica eccezionale, come emerge anche dalla preziosissima testimonianza di Flavio Giuseppe sul Battista.
In realtà Giovanni fu il maestro che segnò in profondità la vita e la conversione di Gesù. Possiamo dire con il biblista Giuseppe Barbaglio che Gesù crebbe alla scuola del Battista.
Noi cristiani, nel nostro calendario liturgico, dimenticando la realtà storica, abbiamo “santificato” il Battista con la festa di San Giovanni Battista . E' la solita mania annessiva che, tra l'altro, comporta una mancanza di rispetto per l'ebraismo

.
Ed ecco alcune semplici riflessioni.

C'è in questi versetti un quadro grandioso dei governanti del tempo e del Tempio, ma Luca pone l'accento e concentra l'attenzione su un particolare: "la parola di Dio scese su Giovanni".
Ecco come si spiega la scelta di Giovanni di uscire dal deserto per inoltrarsi in "tutta la regione del Giordano predicando".
I profeti come Elia, Isaia, Amos, Geremia....non sono eroi che, con ardore epico, si decidono per una impresa . Essi sono sempre persone fragili e spesso renitenti, che si lasciano coinvolgere da una "chiamata", che sanno ascoltare e raccogliere la "voce di Dio" dentro la loro vita quotidiana.
Nessuno mai saprà quante esitazioni, quante paure, quanti interrogativi dovette attraversare, con quante remore dovette fare i conti Giovanni Battista prima di uscire verso i villaggi e mettersi contro la religione inquinata del tempio e contro l'aristocratico arroccamento dei qumramiti.
Decise, dopo la pausa del deserto, di scegliere la strada della gente comune, di predicare là dove pulsava la vita.
Come non pensare che Gesù fu "contagiato" da questa scelta profetica ed itinerante del Battista di testimoniare una fede per il popolo oppresso dentro il quotidiano?


PREPARARE LA VIA DEL SIGNORE

Giovanni e Gesù ci indicano la vocazione di ciascuno/a di noi. Dio paradossalmente ha bisogno di noi, di persone che diano testimonianza della Sua presenza e del Suo amore.
"Nelle società evolute dell'Europa stiamo vivendo un momento culturale diffuso, che è stato designato col nome di “post-modernità”.
Non è facile precisare i contorni di questa cultura post-moderna, anche se possiamo indicare tra le sue caratteristiche più notevoli alcune che sembrano rendere difficile la fede religiosa dell'uomo contemporaneo.
E' senza dubbio una cultura dell'”immanenza”, che lega le persone al “qui e ora”, facendole vivere solo per l'immediato, senza bisogno di aprirsi al mistero della trascendenza. Dio perde di interesse nella misura in cui non è riconosciuto come orizzonte ultimo dell'esistenza .
E' una cultura del “divertimento”, che sradica la persona da se stessa, facendola vivere dimentica delle grandi questioni che l'essere umano porta nel suo cuore. E' una cultura in cui l'essere viene sostituito dall'avere. La smania di possesso, alimentata dalla grande quantità di oggetti messi a disposizione dei nostri desideri, è allora il principale ostacolo all'incontro con Dio”
 ( José Antonio Pagola, Luca, pag 38).

In questo natale del mercato, in questa fiera degli oggetti e dello spettacolo, sembra che Dio sparisca o venga citato come ornamento tradizionale. Essere oggi testimoni che “aprono le vie a Dio” comporta per ciascuno e ciascuna di noi l'impegno di uno stile di vita che sostituisca la sobrietà e la condivisione all'orgia dei consumi; che non si accontenti della retorica buonista, ma crei relazioni in cui le differenze vengano valorizzate. Si tratta di un “lavoro di tessitura” quotidiana che non dà tregua né risultati immediati.


OGNI UOMO OGNI DONNA VEDRA' CHE DIO E' SALVEZZA

Progressivamente lo sguardo profetico si dilata in un sogno. Luca cita Isaia e proclama un futuro in cui Dio e il Suo amore liberante ed accogliente diventeranno manifesti a tutti e a tutte.
Ma quando impareremo noi, creature dell'unico Dio, a vedere, a cercare, ad adorare la Sua presenza  tra di noi, cioè la Sua salvezza?
Quanti steccati, quanti muri, quanto egoismo, quanta superficialità e quanti idoli dovremo rimuovere per “vedere” e gustare l'amore con cui Dio abbraccia tutte le Sue creature....
A noi non interessa “convertire il mondo alla nostra tribù” (A. Tombard): ci preme vivere testimoniando che Dio non esclude nessuno dal Suo amore.
Questa è la bella notizia che riassume tutta la vita e tutto il messaggio di Gesù. Il Battista l'aveva messo sulla buona strada. Noi operosamente aspettiamo, come l'avvento liturgico ci ricorda, l'adempimento di questa promessa. Ma Dio non agisce da solo: ha bisogno delle nostre mani, del nostro impegno quotidiano.