venerdì 3 dicembre 2021

GANDHI: L'ESSENZIALE

 

Una preghiera amata da Gandhi.

Negli ultimi giorni della sua vita era irrequieto e irritabile, contrariamente al solito. Infatti, diceva, che tutti invidiavano la sua pace, ma la sua pace, rispondeva, la doveva alla preghiera. E nell'ultima sera, quando gli chiesero quale preghiera dovesse essere cantata, scelse un inno che ora vi leggo, perché mi pare sia il commento più alto per affrontare serenamente la nostra vita:

"Anche se stanco e spossato, o uomo, non ti riposare;

non abbandonare la tua lotta solitaria, continua,

non ti riposare.

Batterai sentieri incerti ed aggrovigliati,

non salverai forse che qualche povera vita,

ma non perdere la fede, o uomo, non ti riposare.

La tua stessa vita ti consumerà e ti sarà ferita;

crescenti ostacoli sorgeranno sul tuo cammino,

o uomo, caricati di questi pesi, non ti riposare.

Salta al di là delle pene e degli affanni,

pur se fossero alti come montagne.

E, se anche non intravedi che campi aridi e sterili,

ara, o uomo, questi campi, non ti riposare.

Il mondo sarà avvolto nelle tenebre,

sarai tu a gettarvi luce.

Disperderai l'oscurità che lo circonda.

Anche quando la vita ti abbandoni,

o uomo, non ti riposare.

Non darti mai al riposo,

dona riposo agli altri". (Inno Gujarati)

 

In questa volontà di scoprire e radicarci nell'essenziale, diciamo la preghiera del Pater che raccoglie davvero l'essenziale della vita. Chiediamo a Dio, con quella parola "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" (ci sono delle traduzioni che dicono "dacci oggi il nostro pane sovraessenziale"), di non lasciarci mancare quello che nutre e dà senso alla vita, perché di pane terrestre, mai come oggi ne abbiamo avuto tanto, ma di fame e di pane sovraessenziale forse mai come oggi sentiamo la penuria.

Ed allora, con consapevolezza. Diciamo lentamente il Pater. E' l'essenziale che deve entrare dentro di noi.

Michele DO, Come il fiore del campo, 2021, pagg. 26-27