I filosofi no pass
Marco De Marinis
Anche i filosofi a quanto pare fanno fatica a
invecchiare. La loro saggezza professionale, in qualche caso
addirittura sapienza, non sembra aiutarli, al contrario. Certo,
esistono delle eccezioni. Per esempio Stefano Bonaga, più lucido e
perspicace che mai con l'avanzare dell'età. Ma se guardo
alle
parabole recenti di Massimo Cacciari e Giorgio Agamben viene da
immalinconirsi. Li ho sempre stimati molto.
In particolare, Agamben ha scritto in passato alcuni saggi di grande rilievo, tradotti in tutto il mondo. Eppure è a lui che va addebitata la prima teorizzazione della "dittatura sanitaria", il cui deleterio effetto slavina purtroppo conosciamo tutti. Quello di Cacciari è un caso più complicato. Per tutto il 2020 il filosofo veneziano aveva fatto mostra di grande buon senso di fronte all'esplosione della pandemia. Poi, a partire dalla primavera-estate del 2021, qualcosa si è rotto. Ha firmato un manifesto con Agamben, para-negazionista della prima ora («la cosiddetta pandemia»), e si è schierato contro il green pass, nonostante non fosse contrario al vaccino.
Anzi, chiedeva addirittura che il governo ne introducesse l'obbligo. Di salto mortale in salto mortale, si è ritrovato di recente ad arringare i giovani antagonisti del Leoncavallo a Milano. Ma temo si illuda se pensa che questo movimento possa sottrarsi alla strumentalizzazione della estrema destra e dei suoi progetti eversivi. E poi per andare dove, nel caso? Verso un nuovo Sessantotto? Non scherziamo, per favore.
Domani 28 novembre