lunedì 28 marzo 2022

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fede e resistenza

 





SECONDA PARTE


José Ramos Regidor

SPIRITUALITÀ DELLA LIBERAZIONE E SIGNIFICATO DELLA RESISTENZA

 

Premessa: il contesto storico

 

Fin dagli inizi, le comunità cristiane di base latinoamericane hanno vissuto una profonda spiritualità fondata sull'intreccio tra l'esperienza della grazia di Dio e la esperienza dell'impegno socio-politico per la liberazione dei poveri. Alla luce della fede, questi cristiani hanno scoperto un'irruzione creativa di Dio nella storia latinoamericana: Egli ha scelto i poveri e la lotta per la loro liberazione come sacramento privilegiato della sua gratuita presenza nella storia, della sua gratuita auto-comunicazione agli uomini.

Il dinamismo suscitato dallo Spirito in questo incontro con il volto di Cristo nei poveri è la vera sorgente della creatività delle comunità ecclesiali di base e della teologia della liberazione, concepita come riflessione critica su questa esperienza di fede. È a partire da questa esperienza che si è incominciato a leggere la Bibbia dalla parte dei poveri e che è nata la ricerca di una nuova riformulazione della fede, una reinterpretazione della figura di Gesù Cristo, la rivelazione e la scoperta del Padre come il Dio dei poveri, la ridefinizione della missione e del ruolo della chiesa, la riappropriazione della interpretazione della Parola di Dio, della teologia, dei ministeri e dei carismi nella chiesa ecc.

Ma in America Latina l'impegno per la liberazione dei poveri è legato all'esperienza di una acuta e sistematica repressione portata avanti dai regimi militari e autoritari che governano gran parte dei paesi, con l'appoggio dell'imperialismo capitalista. Al che si aggiunge anche l'esperienza dell'incomprensione, dell'ostilità e della repressione delle comunità di base e della teologia della liberazione da parte di altri settori potenti e consistenti della chiesa istituzionale.

Di fronte a questa situazione storica le comunità cristiane di base non si sono chiuse in se stesse, non hanno celebrato al loro interno la durezza della repressione, non hanno vissuto questa repressione come una realtà chiusa in se stessa. Alla luce della fede esse hanno capito che la repressione è sotto la Parola della promessa, e quindi che essa è aperta alla liberazione, al futuro del regno di Dio che si va costruendo nel presente, per cui ogni realizzazione ed esperienza storica, anche se negativa e di rifiuto del regno, rimane sempre aperta al futuro, non è l'unica possibilità storica. Da qui la resistenza attiva, la costanza nella fedeltà al regno di Dio, che si manifesta nella lotta contro la repressione, per i diritti umani, per la democrazia, per il socialismo come fuoriuscita dal sistema capitalistico considerato come sorgente e causa fondamentale della miseria e della repressione.

In questo contesto, l'esperienza dell'ostilità e della persecuzione ecclesiale non ha portato le comunità di base e la teologia della liberazione ad una contrapposizione sterile con la Grande-chiesa-istituzione. Esse hanno cercato piuttosto di approfondire il significato dell'essere chiesa locale proprio di ogni comunità, il significato di essere chiesa dei poveri in cui i poveri sono riconosciuti come soggetto e principio della strutturazione interna della stessa chiesa, ecc.

Da questa complessa e dinamica esperienza è nata e si sta evolvendo la teologia della liberazione: non come una teologia ottimista e trionfalista della sola liberazione; e nemmeno come una teologia della sola repressione, come una teologia pessimistica e masochista che cerca di giustificare l'esperienza della repressione sofferta per amore di Cristo; ma come una teologia realista, una teologia della liberazione elaborata all'interno dell'esperienza della lotta contro la repressione, per la realizzazione di liberazioni parziali aperte al futuro escatologico del regno, cioè una teologia della cattività e della liberazione.

Qui mi limiterò a trattare alcune delle caratteristiche della spiritualità della liberazione, cioè della spiritualità vissuta da queste comunità che è alla base della teologia della liberazione. Tra i diversi tentativi di elaborazione teorica che sono sorti negli ultimi tempi in questo contesto, utilizzerò soprattutto un dossier pubblicato dalla rivista messicana Christus (n. 529-530, dicembre 1979 - gennaio 1980). Si potrà vedere il ruolo importante di ciò che chiamiamo resistenza, del resistere al diavolo saldi nella fede sapendo che i nostri fratelli nella fede sparsi nel mondo subiscono le stesse sofferenze (cfr. 1Pt 5,9), del resistere nella fedeltà alla realtà e al servizio al regno di Dio nella sequela di Gesù nonostante le difficoltà, gli errori, le sconfitte; del continuare a  credere, a sperare e ad amare nella notte oscura della ingiustizia strutturale; della resistenza e delle perseveranza delle comunità  cristiane in mezzo alla persecuzione (cfr. il libro dell'Apocalisse, spec. cap. 13); e anche del resistere di fronte a Cefa di cui parla Paolo (cfr. Gal 2,11), cioè del rapporto tra resistenza, conflitto e comunione ecclesiale. (cfr. più in generale la relazione di Franco Barbero, La nostra vita interroga la Bibbia, Pinerolo, 7 dicembre 1980, che precedette la mia esposizione).


(continua 26,  30 marzo: José Ramos Regidor "Spiritualità della liberazione e significato della resistenza - Contemplativo nella liberazione")