lunedì 28 marzo 2022

UNA IMPORTANTE RIFLESSIONE

 Riflessione prof. Marco Dal Corso

Il primato dell'etica

Coltivare la speranza è praticabile se diamo il primato all'etica sulla ragione e sulla religione. Essa, attraverso la voce della coscienza è capace di dare, parole di Balducci "risposte nuove a situazioni nuove". L'etica e la sua voce che è la coscienza non deriva dalla ragione, come una specie di fede nell'uomo a cui i credenti aggiungerebbero la fede in Dio. Neppure deriva dalla religione, ma è precedente ad entrambe. 
La coscienza etica gode, cioè, di una condizione di extra territorialità rispetto alla ragione e alla religione. Queste la interpretano ma non la fondano. 
Osservare ciò non è un mero esercizio teorico fine a se stesso, ma libera ragione e religione del loro carattere di assolutezza.
Esse, quando oneste, sono ermeneutiche dell'etica e del suo appello, questo sì assoluto, all'agire morale.
Allora l'etica può diventare il luogo del dialogo tra ragione e religione, meglio ancora tra ragioni e religioni: non tanto la dialettica moderna tra due diverse verità in una competizione spesso mortale, ma il dialogo, certo a volte anche conflittuale, tra due interpretazioni della verità.
Non ci sono insomma, etiche diverse, ognuna reclamando la propria fondatezza, ma esiste un'etica che impegna tutte le religioni e la stessa ragione a saperla bene interpretare e praticare.
La fatica di un discernimento etico su questioni delicate come il fine vita, per esempio, ci sembra liberi la riflessione e la pratica verso risposte nuove, molto oltre quella dei valori non negoziabili, ma anche oltre quella che sembra rinunciare alla ricerca di senso dentro la sofferenza. Insomma il bene, come la responsabilità, il dovere, ma anche la colpa, il pentimento e perfino l'indignazione sono  esperienze morali che la vita, a modo suo, ordine dividere.
Non sono ordinate né da una ragione pura né da un Dio cosmologico. Sono assolute e per questo appaiono come imperative.E l'imperativo etico non accetta di scambiare i fatti (presenti) come valori, così come non scambia il desiderabile (futuro) con il giusto.
L'etica è assoluta: irriducibile al già dato e alle proprie proiezioni. Dare il primato all'etica, insomma, significa mettere davanti ai propri sistemi di pensiero, siano essi religiosi o ideologici, la centralità della vita. L'imperativo etico rifiuta di voler richiudere il reale entro l'orizzonte dell'esistente. C'è spazio per il sogno non più come illusione e neppure come proiezione di sé. Esso è richiesto dalla vita.