Riflessione prof. Marco Dal Corso
Il primato dell'etica
Coltivare
la speranza è praticabile se diamo il primato all'etica sulla ragione e
sulla religione. Essa, attraverso la voce della coscienza è capace di
dare, parole di Balducci "risposte nuove a situazioni nuove". L'etica e
la sua voce che è la coscienza non deriva dalla ragione, come una specie
di fede nell'uomo a cui i credenti aggiungerebbero la fede in
Dio. Neppure deriva dalla religione, ma è precedente ad entrambe.
La
coscienza etica gode, cioè, di una condizione di extra territorialità
rispetto alla ragione e alla religione. Queste la interpretano ma non la
fondano.
Osservare ciò non è un mero esercizio teorico fine a se stesso,
ma libera ragione e religione del loro carattere di assolutezza.
Esse,
quando oneste, sono ermeneutiche dell'etica e del suo appello, questo sì
assoluto, all'agire morale.
Allora l'etica può diventare il luogo del
dialogo tra ragione e religione, meglio ancora tra ragioni e religioni:
non tanto la dialettica moderna tra due diverse verità in una
competizione spesso mortale, ma il dialogo, certo a volte anche
conflittuale, tra due interpretazioni della verità.
Non
ci sono insomma, etiche diverse, ognuna reclamando la propria
fondatezza, ma esiste un'etica che impegna tutte le religioni e la
stessa ragione a saperla bene interpretare e praticare.
La fatica di un
discernimento etico su questioni delicate come il fine vita, per
esempio, ci sembra liberi la riflessione e la pratica verso risposte
nuove, molto oltre quella dei valori non negoziabili, ma anche oltre
quella che sembra rinunciare alla ricerca di senso dentro la
sofferenza. Insomma il bene, come la responsabilità, il dovere, ma anche
la colpa, il pentimento e perfino l'indignazione sono esperienze morali
che la vita, a modo suo, ordine dividere.
Non
sono ordinate né da una ragione pura né da un Dio cosmologico. Sono
assolute e per questo appaiono come imperative.E l'imperativo etico non
accetta di scambiare i fatti (presenti) come valori, così come non
scambia il desiderabile (futuro) con il giusto.
L'etica è assoluta:
irriducibile al già dato e alle proprie proiezioni. Dare il primato
all'etica, insomma, significa mettere davanti ai propri sistemi di
pensiero, siano essi religiosi o ideologici, la centralità della
vita. L'imperativo etico rifiuta di voler richiudere il reale entro
l'orizzonte dell'esistente. C'è spazio per il sogno non più come
illusione e neppure come proiezione di sé. Esso è richiesto dalla vita.