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fede e resistenza
SECONDA PARTE
SPIRITUALITÀ DELLA LIBERAZIONE E SIGNIFICATO DELLA RESISTENZA_2
Contemplativo nella liberazione
Da sempre il mistico cerca di realizzare l'unità tra la fede e la vita. Secondo Leonard Boff, nell'esperienza spirituale dell'America Latina c'è un primo elemento di novità: « Il problema non sta semplicemente nel rapporto preghiera-azione, bensì nel rapporto preghiera-liberazione, cioè preghiera e azione politica, sociale, storica, trasformatrice. Nella sua formulazione corretta il problema si pone nei termini di mistica e politica: Come essere impegnati radicalmente per la liberazione degli oppressi e allo stesso tempo essere impegnati con la fonte di ogni liberazione che è Dio? Come mettere insieme la passione per Dio - caratteristica di ogni uomo veramente religioso - e la passione per il popolo e per la sua giustizia, nota distintiva di ogni militante politico?
La prassi sociale e politica ha la sua propria e autonoma razionalità. Ma agli occhi della fede vissuta dai cristiani impegnati essa è il luogo della realizzazione, parziale e sempre minacciata, del regno di Dio, della salvezza cristiana. La comunione con il Signore si realizza nella comunione con i condannati e gli umiliati dalla storia. L'impegno concreto per la loro liberazione è servizio al Signore, un associarsi alla sua opera redentrice e liberatrice. Lo stesso Leonardo Boff utilizza la espressione essere contemplativo nella liberazione: La contemplazione e la comunione con Dio non si realizza soltanto nello spazio della preghiera; essa trova il suo luogo anche nella pratica politica e sociale sostenuta ed alimentata da una fede viva. Da qui due conseguenze: una preghiera che non avesse nessun rapporto con la pratica di liberazione rischia di essere vuota e alienante; per realizzare la comunione con Dio nella pratica di liberazione è necessaria una fede profonda alimentata dall'ascolto della Parola di Dio e dalla preghiera.
La grande difficoltà che trova questa spiritualità è la sua stessa novità. Santi e mistici come san Francesco di Assisi e san Vincenzo avevano un atteggiamento nei confronti dei poveri che oggi ci appare più assistenziale che liberatore. Forse mancavano allora le condizioni storiche per vivere l'incontro con Cristo nei poveri nel quadro della politica come campo di lotta tra poteri che a volte può richiedere delle opzioni storiche radicali. La grande sfida del nostro tempo è creare militanti con una santità veramente politica, vivere le scelte richieste storicamente dalla lotta politica contro l'ingiustizia come luogo della comunione con quel Dio che in Gesù Cristo si è messo dalla parte dei poveri, dei piccoli, degli emarginati, degli oppressi. Nella ricerca di questo tipo di santità, oltre la lotta contro le proprie passioni, per la propria maturazione personale, si lotta anche contro i meccanismi di sfruttamento e di distribuzione presenti nella società. Condividendo in questa forma le lotte dei poveri, emergono virtù il difficili ma reali: solidarietà concreta con gli oppressi, partecipazione alla formazione delle decisioni comunitarie, lealtà verso le decisioni prese, superamento dell'odio anche contro le persone appartenenti alle classi oppressive, disponibilità a spendere la propria vita per la liberazione del popolo povero e oppresso, capacità di vedere più in là delle realizzazioni immediate, costanza e fedeltà nonostante le difficoltà e le sconfitte, ecc.