giovedì 24 marzo 2022

L'IMPORTANZA DELLA CINA

  Pechino torna all'attacco: "E' tutta colpa di USA e NATO"


Gianluca Modolo
09 MARZO 2022
La Repubblica

PECHINO - Mentre il presidente Xi Jinping dialoga con i leader del Vecchio Continente (ieri il video-summit con il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz) promettendo un ruolo attivo nella risoluzione del conflitto assieme alla comunità internazionale, Pechino continua a portare avanti parallelamente la propria convinzione che la crisi ucraina sia il frutto del militarismo statunitense e della Nato.
Rispondendo ad una domanda, oggi pomeriggio in conferenza stampa, sulle indiscrezioni uscite qualche giorno fa sul New York Times secondo le quali la Cina era a conoscenza di un’operazione militare russa, il portavoce del Ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha ribadito la linea, chiara: “Ultimamente, gli Stati Uniti hanno diffuso disinformazione sulla Cina sulla questione dell'Ucraina, con il tentativo di spostare la colpa, alimentare il confronto e trarre profitto dalla questione. La pratica è spregevole e maliziosa. Le mosse della Nato guidata dagli Stati Uniti hanno spinto la tensione Russia-Ucraina al punto di rottura. Mentre distoglie lo sguardo dalla propria responsabilità, gli Stati Uniti criticano la posizione della Cina sull’Ucraina per cercare di sopprimere contemporaneamente la Cina e la Russia, al fine di mantenere la propria egemonia. Più si scervella per screditare la Cina con menzogne e gonfiare le cose, più espone il suo deficit di credibilità alla comunità internazionale”. 
Concetto ribadito da un editoriale pubblicato sull’agenzia ufficiale Xinhua: "Spostare la colpa sulla Cina, ingannare il mondo e trasferire la responsabilità dal colpevole della crisi è un'intenzione malevola". 
Nonostante le timide e attendiste aperture finora, è dall’inizio del conflitto che Pechino porta avanti questa linea. Lunedì, durante l’annuale conferenza di politica estera, lo aveva ribadito il ministro degli Esteri Wang Yi in persona. ”Risolvere problemi complessi richiede calma e razionalità, piuttosto che aggiungere benzina sul fuoco e intensificare le contraddizioni”. Velato, nemmeno troppo, riferimento a Usa e alleati. Per spiegare la “situazione complessa dell’Ucraina” e sottolineare come questa non sia una cosa scoppiata improvvisamente, l’astuto capo della diplomazia si era affidato ad un tradizionale detto cinese: “bing dong san chi fei yi ri zhi han”. E cioè: “Un metro di ghiaccio non si forma in un solo giorno”. Aggiungendo, poi, che “il vero scopo della strategia degli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico è di creare una Nato asiatica”. 
La Cina continua a sentirsi accerchiata nei “suoi” mari, così come la Russia si sente accerchiata dall’Alleanza atlantica. È da questa prospettiva, dunque, che è impossibile per Pechino condannare esplicitamente quella russa come un’invasione.
Ad alimentare confusione (o forse no) sulla narrativa scelta da Pechino, in questi giorni stanno facendo la loro parte anche i media di Stato. 
La stampa cinese, amplificando la propaganda russa, rilancia le notizie secondo le quali la Cia darebbe il suo supporto al battaglione neonazista Azov per contrastare i separatisti filo-russi del Donbass. Lo stesso battaglione che secondo il tabloid in lingua inglese del Partito comunista, il Global Times, sarebbe stato dietro le rivolte a Hong Kong del 2019. Ieri sera, infine, proprio poche ore dopo la videochiamata a tre tra Xi, Macron e Scholz, il Ministero degli Esteri invitava Washington a fare chiarezza su alcuni laboratori biologici americani in Ucraina. L’agenzia ufficiale Xinhua, riportando pedissequamente una fake news, scriveva: “la Russia ha scoperto nel corso delle operazioni militari che gli Stati Uniti utilizzano quelle strutture per programmi militari biologici”. “Qual è la vera intenzione degli Stati Uniti?”, si chiedeva il portavoce del ministero. “Che cosa hanno fatto esattamente?”.
Sul fronte umanitario in Ucraina, lo stesso portavoce ha quantificato l’aiuto promesso nei giorni scorsi: 5 milioni di yuan (circa 800mila euro), attraverso la Croce rossa cinese.
Pechino è tornata, infine, a condannare le sanzioni. “Ci opponiamo con forza, non hanno nessun fondamento nell’ordinamento internazionale”, dice la diplomazia cinese il giorno dopo l’annuncio del presidente americano Joe Biden di fermare le importazioni di gas e petrolio russo. "Provocheranno solo serie difficoltà all'economia e al sostentamento dei Paesi interessati" e "aggraveranno ulteriormente la divisione e lo scontro”, scandisce il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian. 
Ribadendo che Pechino e Mosca continueranno normalmente il loro scambio commerciale, “compresi il petrolio e il gas”. Che, da queste parti, servono come il pane.