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fede e resistenza
SECONDA PARTE
SPIRITUALITÀ DELLA LIBERAZIONE E SIGNIFICATO DELLA RESISTENZA_3
La sequela di Gesù nell'opzione per i poveri
La comunità di base dell'America Latina hanno privilegiato il rapporto con il Gesù storico nell'intento di cercare i modi più concreti di essere suoi discepoli nella loro situazione, cioè di seguirlo rispondendo al suo appello, di vivere nella sua sequela, di mettersi al suo seguito. Questo è il punto di partenza delle cristologie elaborate soprattutto da Leonardo Boff e da Jon Sobrino. Quest'ultimo ha cercato ripetutamente di analizzare la spiritualità propria del Gesù storico per evidenziare la struttura fondamentale e le caratteristiche proprie della spiritualità della liberazione vissuta dai cristiani impegnati in America Latina.
La nota dominante di questa spiritualità è il servizio al regno di Dio. Questo regno di Dio è un simbolo che sta a significare la promessa e il dono della liberazione e della salvezza per tutti gli uomini, l'offerta della vita in abbondanza, affinché tutti diventino figli del Dio vivente e fratelli fra di loro nella giustizia, nell'uguaglianza, nell'amore; promessa e dono che si va realizzando parzialmente nella storia fino al suo compimento definitivo e gratuito nella seconda venuta del Signore. Gesù visse il suo rapporto unico con il Padre nella ricerca e nell'accettazione della sua volontà riguardante il Regno, nel compimento della sua missione di annunziarlo e di renderlo presente in forma nuova nella storia. Questo servizio al regno di Dio era il centro della sua prassi storica e dei suoi momenti di preghiera («venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà...»).
Più in particolare, il servizio al regno di Dio richiede un atteggiamento di onestà nei confronti della realtà in cui si annuncia e si realizza il regno. Quest'onestà significa riconoscere innanzitutto che la realtà, come creazione del Dio vivente, del Dio giusto e del Dio amore, è richiesta di vita, di giustizia e di amore; e significa anche riconoscere che la creazione è viziata dal peccato, dal rifiuto della vita, della giustizia e dell'amore per le immense maggioranze povere e oppresse. Perciò il servizio del Regno in questa realtà storica-richiede un no e un sì incondizionati: un «no» incondizionato al peccato, a tutto ciò che disumanizza gli uomini, che li uccide e impedisce la ricerca della fraternità espressa nel Padre «nostro»; un «no» a tutto ciò che rende gli uomini poveri, oppressi, sfruttati, emarginati; e un «sì» incondizionato al dono della grazia e dell'amore del Padre, e quindi alla conversione come trasformazione di questo mondo di peccato nel mondo voluto da Dio, in un modo in .cui sia possibile restituire la vita, la giustizia, l'amore a coloro a cui oggi viene minacciata o negata, cominciando quindi dai più abbandonati. Di conseguenza, l'onestà nei confronti della realtà viziata dal peccato o segnata quindi dalla conflittualità sociale, richiede che il servizio al regno di Dio, promesso a tutti gli uomini, si realizzi storicamente nella particolarità dell'opzione preferenziale per i poveri.
La spiritualità vissuta da Gesù implicava anche un atteggiamento di fedeltà verso il reale e verso il Regno di Dio. Questa fedeltà aggiunge la connotazione della costanza, della resistenza e della perseveranza nell'atteggiamento di onestà anche quando ciò diventa difficile e nasce la tentazione di abbandonare la realtà a se stessa. Come spiega Jon Sobrino nella sua opera cristologica, nella sua vita storica, Gesù se ne accorse che il suo annuncio e la sua prassi suscitavano ostilità, rifiuto, persecuzione. Ma dopo qualche tentennamento, egli restò fedele alla realtà storica e al regno di Dio: continua a difendere i poveri, smaschera coloro che li opprimono, pronuncia forti anatemi nei loro confronti e a causa di questa fedeltà egli è perseguitato e finalmente condannato e giustiziato. In questo mondo - come dice la Lettera agli Ebrei - Gesù imparò ad essere uomo fedele ed obbediente, come modo di vivere il suo rapporto di figliolanza con il Padre. Ciò vuol dire che la spiritualità della liberazione riconosce la necessità di assumere la negatività della storia e di farsene carico per cercare di superarla. È questo il significato della croce di Cristo. I martiri della liberazione latinoamericana non hanno cercato masochisticamente la morte: nella sequela di Gesù essi hanno condiviso con i poveri la loro situazione di repressione e la loro lotta contro le cause della povertà, con un atteggiamento di resistenza, di costanza e di fedeltà nell'acuirsi dell'oppressione, fino alla disponibilità concreta a spendere la propria vita schiacciati dal potere che ostacola il servizio al regno di Dio.
Questa prospettiva aiuta a capire meglio il rapporto tra preghiera e liberazione. Il luogo privilegiato della comunione con Dio è la realtà storica in cui si va realizzando il suo regno, anche al di fuori dei limiti visibili delle chiese cristiane. Come ai tempi di Gesù, in America Latina si sta facendo l'esperienza della presenza gratuita di Dio nei poveri e negli oppressi e nell'impegno per la loro liberazione. Quindi, non è cristiana una preghiera che non abbia al suo centro il rapporto con la realtà e il servizio al regno di Dio. E parallelamente, non è esplicitamente cristiana una prassi di liberazione che non sia animata dalla fede che vi scopre il suo rapporto con la realizzazione del regno di Dio. Il momento della preghiera e il suo contenuto, come quella di Gesù, è l'ascolto della Parola di Dio, espressione della ricerca e dell'accettazione della volontà del Padre riguardante il regno e la missione e il ruolo di ognuno nella sua realizzazione; essa è anche allegria e ringraziamento per la diffusione del regno, e sorgente di forza e stimolo alla fedeltà di fronte alle sconfitte e all'esperienza della negatività della storia.