Come sospesi
Dopo aver assistito alla messinscena di un dialogo immaginario tra l'epicureo Lucrezio, l'autore del poema La natura delle cose, e lo stoico Seneca, l'autore delle Lettere morali, a fine spettacolo alla domanda quale dei due classici li rappresentasse maggiormente, gli studenti sia universitari sia liceali, come un solo uomo, con mia sorpresa hanno risposto Seneca. Un'opzione ben diversa da quella degli anni Settanta quando, in linea con lo spirito dei tempi, al maestro di saggezza e conciliante Seneca gli studenti preferivano l'apostolo della ragione e iconoclasta Lucrezio. A ben riflettere, questo responso unanime a favore di Seneca da parte sia dei giovani sia dei giovanissimi non avrebbe dovuto meravigliarmi. Di fronte all'alternativa tra chi parla dell'uomo e chi parla del cosmo, tra chi cerca una soluzione all'interno dell'avverso scenario politico e chi procede diritto guidato dai principi assoluti, tra chi fa i conti con la realtà e chi non le fa sconti ma la contesta e detesta, i nostri ragazzi preferiscono chi parla loro e di loro; scelgono guide che li confortino più che profeti che li convertano; chiedono di migliorare questo mondo, e non pretendono di capovolgerlo, a differenza dei loro coetanei del '68 e del '77. Sono come sospesi: tra speranza e rassegnazione. O forse tra compromesso e sopravvivenza.
Ivano Dionigi, Parole che allungano la vita, Cortina Editore.