Il Cainismo e la guerra
Scrivo queste righe mosso da un senso di solitudine concettuale, non profondo d’accordo ma come un limio, per la presenza di un respiro a breve termine per quanto riguarda la narrazione sulla guerra. Non capisco perché il pensiero collettivo non avverta la necessità di andare alle radici della guerra, nel suo atto di fondazione. Proprio come percorso di crescita da fare insieme.
So che il movimento delle donne ha compiuto questo percorso ma i loro contenuti debbono diventare collettivi.
Lo scoppio della guerra l’ho trovato la conseguenza, ovvia per le premesse della logica che sottende, di una modalità, di una forma mentale che prescrive l’omicidio dell’altro come necessità. E questa modalità è lo stile di vita normale del sistema occidentale.
Richiamo quello che Papa Francesco ha definito “Cainismo”.
La guerra è la conseguenza di un sistema, di uno stile di vita basato sul potere e sul dominio (competizione e concorrenza nella quotidianità) che la rende ovvia e necessaria per il mantenimento dello status quo. Il costo della vita del fratello è il prezzo affinché rimanga inalterata l’articolazione oppressore/oppresso.
La Società della Cura ha denunciato che “vorrebbero farci tornare alla normalità, ma la normalità è il problema”, a proposito del clima del dopo pandemia.
E come non citare i lavoratori della GKN che hanno mobilitato le persone con la domanda: Voi…Come state?
La violenza del mondo del lavoro e della normalità dello stile di vita capitalistico non prescrivono l’omicidio dell’altro e del Sé?
Un sistema che si basa sull’idolatria del denaro e del potere non può evitare la guerra come necessità.
Ma l’omicidio dell’Altro da dove origina? Dal fatto che abbiamo messo il Fallo come atto fondativo della civiltà. Alle radici del Cainismo c’è uno stupro, se pensiamo all’atto di estrazione del petrolio. C’è la rottura di un rapporto con la terra, che non viene colta al femminile, tramite la ricezione e l’accoglienza, ma penetrata, in antitesi al suo volere, all’interconnessione e all’interdipendenza che lega tutte le creature.
Rotta l’Alleanza per seguire gli idoli a Caino non rimane che uccidere Abele, colui che detiene l’’Oro.
Uccidendo la terra uccidiamo il Sé. Caino uccide Abele perché ha ucciso quell’alterità, presente a se stesso tramite l’Anima, che si manifesta in lui grazie al legame di fraternità con Abele. Quindi Caino uccide se stesso perché consegna la propria anima al dio-idolo il quale gli prescrive l’omicidio di Abele come necessario.
Tutto questo è implicito nell’atto di acquisto compulsivo del consumismo, nell’alienazione del Sé legata alla frattura tra il perché si compra e l’oggetto d’acquisto.
E come non pensare all’omicidio dell’altro che viene agito verso lo scartato tramite l’indifferenza.
Caino sostituisce, mette nell’Urna dell’Alleanza non il rapporto con il Tutto, l’amore per il vivente, che prescrive la fraternità come necessaria per il mantenimento di questo rapporto, ma il volto dell’Idolo. Sostituisce un Assoluto con un altro assoluto.
E’ proprio l’amore per l’idolo che prescrive il Fallo come sogno.
Sacrificando il femminile, con lo stupro si sacrifica la ragione del cuore per investire sui prodotti della mente. L’idolatria del Fallo è possibile solo quando la mente si chiude alla Ragione del Cuore per rimanere isolata in se stessa.
Ciò che viene cancellato è proprio l’Utero. Vengono sacrificate le parti basse, le viscere, il corpo per investire sull’imperialismo del Fallo. Un Fallo senza Utero è come una terra senza Dio.
Dove l’Utero è la conoscenza tramite la ricezione e l’accoglienza (il generare la vita) tipiche della Ragione del Cuore.
Quindi il problema non è il pene ma il sacrificio dell’Utero, il suo disinvestimento, per investire sul Fallo.
Il pene diventa il Fallo perché promette l’immortalità nel regno delle parole, come nel Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. Un romanzo che descrive molto bene il rapporto tra idolo e adepto. Quest’immortalità è come se avessimo l’Oro, quindi il massimo del godimento, per sempre. Non è questo che promette il dio-denaro? Il potere dell’immortalità tramite la libertà di desiderare qualsiasi cosa.
Il denaro svuotato del potere perderebbe il suo carattere di feticcio.
In queste righe si è voluto cercare di rappresentare il non detto della guerra, aprendo al tema della violenza e alla sua origine per promuovere un atto di coscienza che contrasti l’ipocrisia che si genera quando dall’atto bellico viene esclusa la sua origine, il suo: perché?
La ricerca delle cause sarebbe anche un modo per onorare i morti.
Stefano Bianco