Lev TOLSTOJ
«Tu sei un soldato, ti hanno insegnato a sparare, a trafiggere, a marciare, ti hanno insegnato la ginnastica, e a leggere e a scrivere, ti hanno condotto agli addestramenti e alle rassegne; forse sei stato anche alla guerra e hai fatto la guerra contro i turchi e contro i cinesi, obbedendo a tutto quello che ti veniva comandato; non t’è nemmeno mai venuto in mente di chiederti se fosse giusto o sbagliato quel che facevi. (...) Ti hanno sempre fatto credere che tu non sei responsabile di quello che può avvenire in conseguenza del tuo sparo. Ma tu sai che quella persona che cadrà dopo il tuo sparo, inondandosi di sangue, sarà stata uccisa da te e da nessun altro, e sai che potresti non sparare, e che allora quella persona non verrebbe uccisa. Cosa devi fare? Che tu abbassi il fucile e ti rifiuti lì per lì di sparare sui tuoi fratelli, non vuol dir nulla. Un domani tutto questo potrebbe comunque ripetersi, e perciò, che tu lo voglia o no, devi riflettere e domandarti che cos'è mai quella qualifica di soldato che ti ha messo nella situazione di dover sparare sui tuoi fratelli disarmati. Nel Vangelo è detto che non solo non bisogna uccidere i propri fratelli, ma non bisogna nemmeno fare ciò che può portare all'omicidio: non bisogna andar in collera con il proprio fratello e non bisogna odiare i nemici, bensì amarli».
Qualevita 196