Salario minimo e reddito garantito: misure necessarie alla ripresa e alla qualità della vita
08.06.22 - Arianna Giardina
Pressenza
Sentiamo sempre di più parlare di salario minimo garantito e di reddito di cittadinanza. In Germania la paga giornaliera è stata aumentata passando da 9.82 a 12 euro l’ora dal primo di Ottobre di quest’ anno: dodici euro! Praticamente quanto percepisce un italiano in alcuni contesti per un’intera giornata di lavoro.
In Italia si discute da tempo di salario minimo garantito: sono favorevoli PD e M5S; decisamente contraria Forza Italia; mentre il ministro Giorgetti della Lega – in sintesi – ha detto che non deve essere un tabù, ma bisogna fare attenzione a come lo si realizza.
L’ipotesi di fondo seguita è quella di slegare il Salario Minimo dal RDC che, secondo i detrattori di quest’ultimo, come misura incentivante della ricerca di lavoro si è dimostrata “un insuccesso ed un totale flop”: il RDC, nelle migliori delle ipotesi, dovrebbe essere garantito alle fasce sociali più vulnerabili (povertà assoluta); mentre, parimenti, il Salario minimo, dovrebbe garantire stipendi più dignitosi per tutti.
Insomma, negli ultimi giorni, anche a causa di un incrocio di diverse circostanze – dalla comunicazione dei nuovi dati su occupazione, inflazione ed evasione fiscale alle difficoltà registrate in più parti d’Italia nell’assunzione di lavoratori stagionali (in particolare nel settore turistico e della ristorazione) sino alle conseguenze economiche della guerra in Ucraina (a partire dalla maggiore difficoltà del reperimento delle materie prime) – si sta ritornando a parlare di lavoratori e disoccupati e delle retribuzioni salariali anche sui media generalisti e nell’agenda del dibattito politico.
È assolutamente importante parlare di salario minimo garantito. Tuttavia non va contrapposto al RDC, come qualcuno sta tentando di fare soprattutto in ambito imprenditoriale. La misura di sostegno al reddito non è solo una risorsa necessaria al lavoro precario ed intermittente diffuso, ma anche un beneficio che, oltre a rimuovere la condizione di povertà assoluta di milioni di famiglie, ha un ritorno sul piano sociale in generale.
Cosa sarebbe successo in termini di costi sociali se non ci fosse stato il reddito di cittadinanza? Sarebbe stato un dramma: quanta gente disperata? Quante rivolte? Furti? Aumento di criminalità? Atti estremi dovuti alla disperazione?
Nel nostro paese quasi due milioni di persone si sono dimesse volontariamente dal proprio lavoro nel 2021. Il dato è cresciuto del 33% rispetto all’anno precedente (fonte: Ministero del Lavoro).
Anche la pandemia, con relativo lookdown, ha contribuito negativamente con il 70% di donne-lavoratrici costrette ad abbandonare il proprio posto di lavoro. Tutte queste donne sono madri.
Allora, cos’è meglio per loro: essere mamme costrette a casa infelici frustrate che non possono comprare nemmeno le medicine e pannolini, o mamme serene in grado di crescere i propri figli a casa con gli 800/ 1000euro?
Bisogna ribadirlo forte: è grazie al RDC e agli incentivi statali che hanno potuto mantenere le loro famiglie.
Tutto ciò dovrebbe farci riflettere e far riflettere, in primo luogo, il ceto politico ed imprenditoriale: si deve cambiare il mercato del lavoro, offrendo più garanzie sociali e potenziando il sistema di protezione generale della società per una migliore qualità della vita, anche in funzione delle generazioni future.
Sentiamo sempre di più parlare di salario minimo garantito e di reddito di cittadinanza. In Germania la paga giornaliera è stata aumentata passando da 9.82 a 12 euro l’ora dal primo di Ottobre di quest’ anno: dodici euro! Praticamente quanto percepisce un italiano in alcuni contesti per un’intera giornata di lavoro.
In Italia si discute da tempo di salario minimo garantito: sono favorevoli PD e M5S; decisamente contraria Forza Italia; mentre il ministro Giorgetti della Lega – in sintesi – ha detto che non deve essere un tabù, ma bisogna fare attenzione a come lo si realizza.
L’ipotesi di fondo seguita è quella di slegare il Salario Minimo dal RDC che, secondo i detrattori di quest’ultimo, come misura incentivante della ricerca di lavoro si è dimostrata “un insuccesso ed un totale flop”: il RDC, nelle migliori delle ipotesi, dovrebbe essere garantito alle fasce sociali più vulnerabili (povertà assoluta); mentre, parimenti, il Salario minimo, dovrebbe garantire stipendi più dignitosi per tutti.
Insomma, negli ultimi giorni, anche a causa di un incrocio di diverse circostanze – dalla comunicazione dei nuovi dati su occupazione, inflazione ed evasione fiscale alle difficoltà registrate in più parti d’Italia nell’assunzione di lavoratori stagionali (in particolare nel settore turistico e della ristorazione) sino alle conseguenze economiche della guerra in Ucraina (a partire dalla maggiore difficoltà del reperimento delle materie prime) – si sta ritornando a parlare di lavoratori e disoccupati e delle retribuzioni salariali anche sui media generalisti e nell’agenda del dibattito politico.
È assolutamente importante parlare di salario minimo garantito. Tuttavia non va contrapposto al RDC, come qualcuno sta tentando di fare soprattutto in ambito imprenditoriale. La misura di sostegno al reddito non è solo una risorsa necessaria al lavoro precario ed intermittente diffuso, ma anche un beneficio che, oltre a rimuovere la condizione di povertà assoluta di milioni di famiglie, ha un ritorno sul piano sociale in generale.
Cosa sarebbe successo in termini di costi sociali se non ci fosse stato il reddito di cittadinanza? Sarebbe stato un dramma: quanta gente disperata? Quante rivolte? Furti? Aumento di criminalità? Atti estremi dovuti alla disperazione?
Nel nostro paese quasi due milioni di persone si sono dimesse volontariamente dal proprio lavoro nel 2021. Il dato è cresciuto del 33% rispetto all’anno precedente (fonte: Ministero del Lavoro).
Anche la pandemia, con relativo lookdown, ha contribuito negativamente con il 70% di donne-lavoratrici costrette ad abbandonare il proprio posto di lavoro. Tutte queste donne sono madri.
Allora, cos’è meglio per loro: essere mamme costrette a casa infelici frustrate che non possono comprare nemmeno le medicine e pannolini, o mamme serene in grado di crescere i propri figli a casa con gli 800/ 1000euro?
Bisogna ribadirlo forte: è grazie al RDC e agli incentivi statali che hanno potuto mantenere le loro famiglie.
Tutto ciò dovrebbe farci riflettere e far riflettere, in primo luogo, il ceto politico ed imprenditoriale: si deve cambiare il mercato del lavoro, offrendo più garanzie sociali e potenziando il sistema di protezione generale della società per una migliore qualità della vita, anche in funzione delle generazioni future.