Evelina Santangelo
L'Espresso 5/6
Lettere luterane Pier paolo Pasolini.
"La
parola cultura non indica soltanto la cultura specifica, d'élite di
classe: indica anche e prima di tutto… Il sapere e il modo di essere di
un paese nel suo insieme, ossia la qualità storica di un popolo, con
l'infinita serie di norme spesso non scritte e spesso addirittura
inconsapevoli che determinano la sua visione della realtà e regolano il
suo comportamento".
E noi viviamo in un
paese che ha sempre conosciuto due tensioni contrapposte. Da un lato un
sistema di potentati cinici e perversi su cui sono gravate colpe
occulte: potenti di Stato e di mafia artefici di trame talmente
indicibili da far latitare la verità su troppe stragi, insabbiate e
corrotte.
Dall'altra, però il nostro paese ha conosciuto una tensione
etico-istituzionale che ha comportato gesti ben aldilà del rispetto
delle istituzioni: sacrifici estremi fondati su uno spirito di
abnegazione. Quando l'etica esige dei costi così alti vuol dire che un
paese non gode di buona salute. E lo dico con lo stesso spirito con cui
Pasolini invitava alla critica totale, al rifiuto, alla denuncia
disperata e inutile.
Perché sembra inutile la dedizione di chi ha sempre
voluto credere nelle istituzioni, qualsiasi fosse il posto nella
società, dinanzi a quel che sta succedendo oggi in Sicilia, a Palermo,
durante la campagna elettorale dove è in corso un processo di rimozione
spaventoso. Rimozione di macerie, voragini stragiste, rimozione di
impulsi, idee e ricordi che sarebbero altrimenti fonte di angoscia o di
senso di colpa.
Non si spiega altrimenti l'accettazione da parte di una
buona parte del paese di tutti quegli atti dispregio e di cinismo
politico che chiamano in causa e scuotono i valori della nostra comunità
nazionale.
Quella qualità storica di un popolo intero di cui parlava Pasolini.