mercoledì 20 luglio 2022

 CORAGGIO CHE MANCA

"Mi piacerebbe che l'antropologia portasse alle conseguenze più radicali la sua vocazione all'eresia, che costruisca nella dialettica feconda del confronto, la critica di alcuni modelli di sviluppo, la sua voce di libertà, la sua capacità di demitizzare e di demistificare, di unire passione per l'umano a discorsi di verità. L'antropologia è una scienza critica ed è anche militanza, presenza operosa nella comunità e nella società, pratica di vita e di convivialità. Non si possono immaginare nuove società se non cominciamo noi a  percepirci come cittadinanza attiva, accogliente, aperta, curiosa, inclusiva. Credo nel dovere, nell'imperativo etico di dare un apporto critico alla lettura di mondi diversi. Credo, ancora, che la comunità degli antropologi debba interagire, anche in maniera dissidente, oppositiva, con la politica, con le altre discipline, che debba impegnarsi nell' erosione critica dei paradigmi scientifici per mostrarsi all'altezza dei tempi, per individuare e indicare altre strade, altri percorsi, altre memorie, altri legami e patti osmotici tra uomo e natura. L'antropologia non è più percepita come la disciplina che si occupa di mondi estinti o in estinzione, si è assunta il compito di interpretare il presente, di esercitare una sorveglianza critica e, in alcuni casi, si pone come pratica sociale capace di accogliere quel che resta di dissentire, aggiornare e comprendere per partecipare alla nascita di mondi nuovi. Forse abbiamo inciso poco  nei processi sociali e politici… Ma quanto, e molto, anche se sicuramente è stato fatto in questo periodo valorizza la nostra capacità di immergerci nella vita di tutti giorni, e di portare avanti una progettualità civile, sociale ed economica che mostri in concreto altre vie possibili. Giovani studiose e studiosi sentono necessario impegnarsi insieme perché la nostra società investa nel loro futuro. Allo spettro che si aggira per il mondo, bisogna dare un corpo e un'anima. Capire qual è la sua vera sfida".

Vito Teti (da “La restanza”, ed. Einaudi, Torino 2022, pp.102-103)