Dispersione scolastica: gli esperti chiedono al
Ministro di modificare l’assegnazione dei 500 milioni
I membri del Gruppo di
lavoro, nominato dal Ministero dell’Istruzione per elaborare le indicazioni per
il contrasto della dispersione scolastica, in una lettera inviata al Ministro
non solo esprimono sorpresa e preoccupazione per quanto stabilito nel decreto
170 di riparto dei primi 500 milioni previsti dal Pnrr, ma ne chiedono anche la
sostanziale modifica.
“Il decreto, purtroppo, non corrisponde alle
documentate indicazioni che abbiamo raccolto sulla base delle linee di
indirizzo condivise con il ministro Bianchi”, dichiarano Ludovico Albert, Marco
Rossi-Doria, Franco Lorenzoni, Andrea Morniroli, Vanessa Pallucchi, Don Marco
Pagniello, Chiara Saraceno, firmatari di una dettagliata lettera inviata al
titolare del Dicastero dell’Istruzione.
Gli esperti criticano il criterio della
distribuzione a pioggia dei fondi, che contraddice l’azione strutturale di
lungo termine richiesta dalla UE, più attenta alla natura e alla qualità
critica delle situazioni.
Il gruppo di lavoro ritiene sostanzialmente che
i criteri a suo tempo elaborati e condivisi dallo stesso Ministro Bianchi siano
stati elusi. Non è certamente una buona notizia per il ministro che dovrà ora
decidere se ritirare il decreto prima che sia registrato dalla Corte dei Conti.
Pubblichiamo il testo della lettera
Caro Ministro,
Le scriviamo per esprimerLe sorpresa e
preoccupazione per quanto deciso con il Decreto 170 del 24 giugno 2022, in
attesa di registrazione della Corte dei conti, con il quale si sono assegnate
le risorse alle autonomie scolastiche in materia di contrasto dei divari in
istruzione e della “dispersione scolastica” per la quota parte di € 500 milioni
dei complessivi € 1,5 miliardi dell’intervento di cui al finanziamento 1.4
della misura 4 del PNRR.
Come Lei sa, il Gruppo di Lavoro (GdL) da Lei
istituito con DM del 7 marzo 2022 n. 57 ha consegnato al Ministero un Documento
dettagliato che, su Suo espresso mandato, intendeva:
evitare assegnazioni di risorse non pienamente
suffragate dall’insieme dei dati necessari a ben definire gli indicatori che
connotano divari e fattori di esclusione degli alunni secondo un approccio
multi-dimensionale;
avviare un’azione di sistema solida, capace di
interpretare in modo rigoroso il mandato del PNRR stesso che intende introdurre
correttivi di sistema a una lunga, dolorosa storia di esclusione di fatto dal
diritto allo studio in Italia e che, dunque, evitasse un’assegnazione “a
pioggia” dei finanziamenti sulla base di automatismi, promuovendo, invece, un
sistema di indicazioni vincolanti sul come usare bene le risorse, in modo da
assicurare, più che in passato, qualità all’azione sul campo imparando
dall’esperienza,
promuovere stabili alleanze educative, fondate
su patti civili vincolanti perché indispensabili a raggiungere tutti e ciascun
ragazzo/a e che, per questo, vedano la costruzione di patti territoriali una
scelta non opzionale ma vincolante, zona per zona, a partire dalle aree di
massima crisi. Lo scopo era – secondo quanto Lei stesso ci ha invitato a fare
più volte – favorire la costruzione di comunità educanti tra le tre componenti
di a) autonomie scolastiche che assolvono la funzione centrale che spetta loro
b) comuni (che condividono con la scuola la responsabilità nell’assicurare
l’obbligo di istruzione secondo il codice civile) e dispongono di servizi tesi
al recupero educativo e sociale, c) agenzie del terzo settore, il cui statuto è
oggi rafforzato dalle norme che lo regolano, indicate, dunque, non già in via
generica bensì per la loro specifica e vitale funzione di azione positiva
sussidiaria che la Costituzione attribuisce loro sulla base dell’art. 118,
peraltro rafforzata dalle recenti sentenze dell’Alta Corte. Un’alleanza che in
molte esperienze consolidate già in corso dimostra di permettere il
miglioramento dell’offerta educativa e il rafforzamento delle scuole che
operano nei contesti di maggiore difficoltà.
Il Decreto 170 purtroppo non corrisponde alle
meditate e documentate indicazioni che il Documento del GdL ha raccolto sulla
base di queste linee di indirizzo che abbiamo condiviso con Lei, con il
Gabinetto, con la struttura del Ministero che presiede ai fondi PNRR.
Infatti, a fronte di criteri per l’assegnazione
dei fondi alle scuole che il GdL ha indicato in un insieme che comprende
risultati test invalsi, numero assenze degli alunni, incidenza di alunni
stranieri, incidenza di alunni con BES (bisogni educativi speciali), adulti con
basso livello culturale, in possesso di scolarità dell’obbligo o inferiore,
presenza di giovani neet, presenza di famiglie ampie (sei componenti o più) e
famiglie “potenzialmente bisognose” (con persona di riferimento sotto i 65 anni
e dove nessuno ha un reddito da lavoro o da pensione), il Decreto 170 ha
opposto un set molto semplificato di criteri che comprende numero di alunni,
numero di ELET 18-25 anni, incidenza alunni stranieri, incidenza di popolazione
senza diploma di scuola superiore, tasso di famiglie con 5 o più componenti.
La semplificazione dei criteri viene
implicitamente giustificata con la fretta. Tuttavia l’UE ci richiede, per il
PNRR, di approntare un telaio di indicatori ponderato rispetto ai quali abbiano
un senso i milestone e i target. E l’Europa da anni pone la questione del
“people centred e place centred approach”. I territori e le caratteristiche dei
componenti delle famiglie avrebbero dovuto avere maggior peso, pena il peso
sovrastimato del numero degli alunni delle medie rispetto ai condizionamenti
sociali. Ed è possibile che sia necessario ri-includere scuole difficilissime
oggi escluse. L’assenza, per esempio, dei dati sulla disoccupazione condiziona
l’impianto. Abbiamo, più in generale, necessità, finalmente, di stabilire
obiettivi di potenziamento educativo e delle competenze nella popolazione
esaminabili lungo il tempo, capaci di cogliere la grande differenziazione nelle
condizioni di partenza dei genitori nelle diverse aree dell’esclusione per
poter affrontare e monitorare, alleandoci con i genitori stessi, i processi di
ri-inclusione nei percorsi formativi dei figli e di miglioramento negli
apprendimenti.
Caro Ministro,
Ci preoccupa molto il fatto che il Decreto 170
rimanda a dopo ogni indicazione sul come inverare il potenziamento che il
finanziamento 1.4 definisce, che, invece, il documento del GdL affronta nel
dettaglio. Infatti mentre il Decreto 170 assegna le risorse scuola per scuola
ma non definisce “il chi, il cosa e il come usarle”, il Documento del GdL,
proprio su Sua richiesta, propone indicazioni chiare e verificabili tese a
invertire la tendenza all’aumento dei divari tra minori, territori, scuole e ad
avviare una ampia azione di sistema – come il PNRR prescrive – per contrastare
il fallimento formativo esaminando puntualmente le aree di intervento per
obiettivi entro le sezioni del Documento stesso:
rafforzare l’offerta delle scuole con
l’accompagnamento competente nell’elaborazione e gestione delle azioni di
prevenzione e riparazione del fallimento formativo potenziandone l’organico;
creare aree di educazione prioritaria dedicate a
interventi sistematici e di lungo periodo in territori particolarmente
difficili;
stabilire target di interventi differenziati per
età, situazioni e bisogni, in modo flessibile secondo i contesti e mirati a
riparazione e riconquista piena al diritto allo studio e alla formazione, anche
attivando percorsi di seconda opportunità;
dare forza ai processi di apprendimento di
ciascun alunno/a in situazione di esclusione, fragilità, difficoltà, anche con
azioni di tutoring e presa in carico personalizzati;
co-costruire alleanze casa-scuola nella
distinzione di ruoli e funzioni e nella concordia delle finalità educative
condivise;
coinvolgere le famiglie e sostenere e promuovere
il protagonismo di bambini e ragazzi;
curare una visione lungimirante che preveda
scambio e confronto permanente tra scuole, continuità nelle fasi di transizione
ed orientamento, comune capacity building di tutte le professionalità coinvolte
tra scuola e fuori scuola.
Vi è, poi, la “questione delle questioni” che il
Decreto 170 non spiega. Come favorire, intorno alle scuole, alleanze
territoriali coese e permanenti tra le scuole stesse, gli enti locali, ed il
terzo settore su base cooperativa e paritaria curando la manutenzione nel tempo
delle comunità educanti sull’esempio delle migliori pratiche già all’opera in
ogni parte d’Italia? Il Documento del GdL indica come costruire e garantire il
coordinamento, gli impatti e la verificabilità delle azioni di partenariati
territoriali coesi. Ma queste indicazioni non sono state recepite. Vi è un
rimandare a altri momenti e a ulteriori istanze. Noi, invece, pensiamo che sia
urgente chiarire come avvengano le alleanze necessarie per raggiungere i
ragazzi e quale organizzazione e procedure presiedono all’uso delle risorse per
attivare l’azione poliedrica nei territori, con al centro la scuola ma grazie a
un effettivo coordinamento di intenti, azioni e coerente assegnazione delle
risorse entro l’alleanza. Inoltre, va data indicazione adesso sul come saranno
allestite le complesse procedure atte a definire e attivare azioni di
accompagnamento in corso d’opera, il monitoraggio e la valutazione.
(da “Tuttoscuola”, 30 giugno 2022)