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2. Una prospettiva socialmente liberatrice
Il secondo modo di concepire la spiritualità prende sul serio il Vangelo e applica il suo messaggio alla situazione dei nostri tempi, sia in un contesto personale, sia in un più largo contesto sociale. Essa si rifà a Luca 4,18 in cui Gesù opta per la liberazione degli oppressi, dei poveri e dei deboli. Tutta la sua vita e il suo messaggio contestano la falsità dell'ordine sociale e religioso dominante ai suoi tempi. I racconti dei Vangeli affermano che egli fu ucciso perché i Romani e i capi giudei si opponevano alle sue idee e lo vollero morto. Egli fu accusato davanti a Pilato di sovvertire la nazione. Tutti quelli che erano contro la genuina liberazione degli emarginati si unirono per farlo fuori. Secondo questa prospettiva, il piano di Dio per l'umanità, rivelato da Gesù, è il regno di Dio costruito sulla terra, mediante lo sforzo umano e continuato nella vita eterna. Il regno viene sulla terra.
L'incarnazione rappresenta la continua "divinizzazione" degli esseri umani: Gesù non è venuto per pagare a Dio il prezzo per redimere l'umanità dalla schiavitù di Satana. Il peccato, incluso il peccato originale, è inteso come personale e collettivo, individuale e sociale. Il peccato originale non è negato ma è interpretato come umana tendenza al peccato, attrattiva dell'egoismo in ogni creatura umana dalla nascita e nello stesso tempo come peccato sociale nelle strutture della società.
Il ruolo redentivo di Gesù è visto come inclusivo, sia della conversione individuale dall'egoismo, sia come cambiamento delle relazioni e strutture sociali, cosicché esse divengano portatrici dei valori terreni: amore, verità, giustizia e pace. La sofferenza e la morte di Gesù furono una conseguenza della sua missione, perché si opponeva alla mentalità e alle strutture del suo tempo. Il valore redentivo della morte di Gesù dev'essere inteso non come espiazione al Padre, ma piuttosto come un modo di mostrare la via di salvezza dal peccato, pagando il prezzo della sua vita per la verità, giustizia, amore e dignità umana ed uguaglianza in un dato ambiente sociale e fondando un movimento di servizio e di amore verso gli altri, anche a costo della morte per mano degli oppositori. Tutto ciò indica che la redenzione deve includere lo sforzo umano per trasformare le persone e le strutture della società', perché questa sia in accordo coi valori del regno di Dio, testimoniato e presentato da Gesù
Maria partecipa alla azione redentiva di Gesù, condividendo la sua vita e suoi rischi, arresto, tortura e morte. Anch'ella non è neutrale in rapporto all'ingiustizia e alla discriminazione sociale, come indica il "Magnificat". Essa, più che qualsiasi altro, deve aver compreso il messaggio liberatore di Gesù. Tutta la sua vita con Gesù, fino al Calvario, fu come una vita di marginalizzata. La sua via della croce potrebbe essere intesa in relazione alla sofferenza dei poveri e specialmente delle donne di oggi. Essa collabora alla salvezza dell'umanità in una intima condivisione con Gesù nella sua vita, missione e messaggio e nella vita della Chiesa primitiva. In questo senso, ciascuno di noi è chiamato a farsi operaio del regno di Dio, secondo la grazia a lui data.
(continua)