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(continua INTRODUZIONE AL PENSIERO DI FR. TISSA BALASURIYA, RIFLESSIONI SUL LIBRO "MARY AND HUMAN LIBERATION" di Tolmino Mazzinelli)
Le definizioni dei Concili di Nicea, Efeso e Calcedonia del IV e V secolo furono cruciali nell'evoluzione della teologia cristiana, particolarmente della cristologia. Emerge allora il problema di come i concili raggiunsero le loro conclusioni su queste questioni.
Ci si domanda:
1) Qual è il ruolo dell'autorità ecclesiastica nel determinare la verità dei misteri della fede.
2) Quale fu il ruolo del potere civile e politico che fu coinvolto nel risolvere queste controversie teologiche.
3) Quanto le interpretazioni teologiche della mariologia dipendono da questo processo conciliare che sottintende un compromesso tra la Chiesa e il potere imperiale del tempo.
In questo contesto il concetto di peccato originale e le sue conseguenze sono cruciali per la cristologia e la mariologia. Un ripensamento sulla natura umana in relazione al peccato originale e alla redenzione implicherebbe un cambiamento nella comprensione della vita e del ruolo di Maria. La natura dell'umana redenzione è un problema critico di fondo per la mariologia. Dal momento che queste dottrine e definizioni teologiche riguardano materie che sono al di là delle competenze della comprensione umana, possiamo domandarci se esse sono verità comunicateci da Dio o se è l'umana immaginazione che ha contribuito alla
loro elaborazione.
Allora ecco le domande:
1) Qual è il ruolo dell'immaginazione nella evoluzione della teologia?
2) Quanto e in che modo i miti accettati dalla società contribuiscono a questo processo?
Anche l'ideologia può aver avuto un ruolo importante nella elaborazione della mariologia. La dominazione maschile può aver contribuito allo sviluppo dei concetti teologici riguardanti Maria e questi, a loro volta, possono aver aiutato a consolidare la posizione privilegiata dei maschi sia nella sfera sociale, sia in quella religiosa. È quindi possibile che l'interesse egoistico degli artefici di decisioni e dei detentori del potere abbiano giocato il loro ruolo nello sviluppo della teologia mariana.
Date queste premesse, l'Autore afferma che vuol riflettere sul significato di Maria specialmente per i nostri tempi e nelle circostanze di un mondo attuale ingiusto. Egli vuol proporre dei criteri per una critica e una valutazione delle premesse e dei presupposti teologici. Vuol tentare di evocare la vita e il messaggio di Maria dalla lettura del Vangelo stesso. Il suo scopo non è tuttavia quello di impegnarsi in una speculazione su problemi umanamente incomprensibili, ma piuttosto di capire qual genere di vita possano aver vissuto Maria e le sue conterranee in quei tempi tumultuosi di ingiustizia sociale, di una religione gravosa, di occupazione straniera e di ribellione popolare contro questo stato di cose.
L'Autore vede Maria come una donna adulta, interessata alle condizioni della sua gente. Essa appoggiò la battaglia di suo figlio e del gruppo raccolto intorno a lui nella ricerca di una integrale liberazione umana. Nel libro la riflessione su Maria è messa in relazione con la vita e la missione di Gesù, ma nella prospettiva di una comprensione di Gesù diversa dalla cristologia tradizionale. Egli vede Maria come una donna della vita reale, coinvolta nelle lotte quotidiane della gente ordinaria a livello individuale e comunitario. L'esperienza di Maria è perciò vicina a quella delle donne, come anche degli uomini di oggi.
L'Autore spiega poi che non è sua intenzione minimizzare la devozione mariana, ma contribuire a renderla più significativa. Essa può provocarci ad assumere i nuovi compiti richiesti dal nostro tempo: impegno per la giustizia, dialogo tra le diverse fedi, azione per la pace, liberazione delle donne, interesse per la natura. In questa prospettiva anche i vari modi di manifestare la devozione a Maria potrebbero acquistare un nuovo significato ed essere accettati dalle altre chiese.
(continua)