mercoledì 17 agosto 2022

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(continua Tolmino Mazzinelli)

 

I presupposti del peccato originale

 

L' evoluzione della teologia mariana nella Chiesa cattolica è un processo di oltre quindici secoli, dai primi Padri, attraverso il concilio di Efeso fino alla dichiarazione dogmatica dell'Assunzione del 1950. La mariologia è intimamente legata allo sviluppo della cristologia, riguardante il ruolo e l'identità di Gesù Cristo nel piano divino della salvezza. La teologia cristiana della salvezza si è sviluppata sulla base della condizione umana, dedotta da una lettura dei primi tre capitoli della Genesi, alla luce della predicazione apostolica su Gesù come salvatore universale, specialmente nelle epistole di Paolo (Rom. cap. 5). I primi tre capitoli della Genesi furono interpretati letteralmente come una verità storica. Da ciò si deduceva:

1. Uno stato di giustizia originale per l'umanità.

2. Una caduta da questo stato a causa del peccato.

3. L' incapacità dell'umanità a redimere se stessa dalla privazione della grazia di Dio, richiesta per la salvezza.

4. Trasmissione del peccato originale mediante la procreazione umana e il suo impatto sull'intelletto e sulla volontà.

5. Effetti del peccato: concupiscenza e morte.

6. Necessità di un redentore divino-umano: Gesù Cristo.

7. Redenzione mediante la morte di Gesù.

8. Il ruolo del battesimo in relazione al peccato originale.

9. Maria esente dal peccato originale e conseguenze per la teologia mariana e spiritualità cattolica.

10. Il ruolo della Chiesa come dispensatrice di grazia.

Tutti questi aspetti della teologia cristiana dipendono dalla comprensione tradizionale della storia della creazione e dalla interpretazione dei testi biblici sul peccato originale, dai presupposti ideologici e dallo sviluppo teologico. Una volta elaborati, questi insegnamenti acquistano la forza di tradizione, considerata poi come fonte di rivelazione nella Chiesa cattolica.

 

L'Autore qui dichiara di non avere difficoltà ad accettare il peccato originale nel senso di una inclinazione al male che noi tutti sperimentiamo, sia come individui che come società. Ciò che egli contesta è l'ipotesi di un peccato originale come presupposto dalla teologia tradizionale, secondo cui gli esseri umani nascono in una situazione di alienazione da Dio a causa del peccato originale dei progenitori. Questa dottrina si presta a diverse obiezioni:

1. Nelle sue fonti: non è presente nell'A.T. Questo non fa nessuna affermazione riguardante la trasmissione della colpa ereditaria di Adamo ed Eva all'interno del genere umano.Vi sono dei testi che si riferiscono alla tendenza universale dell'uomo al peccato e raccontano come il peccato era presente nella storia della Genesi, ma la sostanza è ben diversa dalla successiva definizione teologica del peccato originale, resa esplicita dal Concilio di Trento. Il concetto di uno stato soprannaturale e di una caduta che non può essere redenta da un pentimento, non può essere dedotta dall'A.T. Sarebbe strano che il Dio della Bibbia, che parlava al popolo ebreo mediante i profeti e gli scrittori sacri, non avesse rivelato una cosa così importante sulla condizione umana. A meno che non si pensi che le vie del Signore non sono le nostre vie e che la rivelazione è graduale e progressiva. Il popolo ebreo non capì che il racconto della Genesi implicava una caduta per cui esso non potesse raggiungere il suo eterno destino senza un divino redentore. Gli Ebrei aspettavano un redentore della loro razza; ma pensavano che l'osservanza della Torah fosse sufficiente a ottenere loro l'eterna beatitudine.

2. Ma soprattutto Gesù, che insegnò chiaramente in che cosa consistesse la santità e la bontà, non parlò del peccato originale. Egli non parlò della sua missione ministeriale in chiave di redenzione. Una simile idea implicherebbe il concetto che si debba pagare lo scotto a qualcuno che tiene schiava l'umanità. Ma Dio non può essere obbligato a nessuno, tanto meno a Satana. E quantunque Gesù chiamasse alla fede e alla fiducia in Lui e nel suo messaggio, ciò non può costituire la base per la dottrina del peccato originale e della redenzione da questo.

L'insegnamento di Gesù riguardante la salvezza umana è che noi dobbiamo amare Dio e il nostro prossimo come noi stessi. Le condizioni per la salvezza sono stabilite chiaramente nel suo insegnamento sull'ultimo giudizio in Matteo 25: ciò che rende una persona buona e santa è una condotta onesta e non cose meramente esterne.

L'insegnamento di Gesù può essere praticato da ognuno ed è indicato nel Discorso della montagna: Gesù non disse che la grazia di Dio è negata a qualcuno o che è basata sui sacramenti della Chiesa. Parimenti i Vangeli non dicono che Gesù ha fatto del battesimo una condizione per essere suoi discepoli. La conversione esigita da Gesù è un cambiamento di vita. La conversione che caratterizzava la missione di Gesù era profonda e non portava al rito del battesimo. Se Gesù avesse visto le disastrose conseguenze della dottrina del peccato originale, ne avrebbe certamente messo in guardia i suoi discepoli.

3. Ma neanche dall'insegnamento apostolico si può dedurre la dottrina del peccato originale come si è sviluppata nei secoli successivi. Perfino gli insegnamenti di Paolo, che più si presterebbero a una interpretazione del peccato originale, furono elaborati per spiegare che cosa significa la redenzione, la riconciliazione e il rinnovamento per mezzo di Gesù Cristo. Ma Paolo stesso dice chiaramente che tutti, Giudei e Gentili, possono essere "giustificati" con la fedeltà alla loro coscienza.

Il che è ben diverso dalle successive elaborazioni dei pensatori cristiani circa il peccato originale e la necessità del battesimo per la remissione di questo peccato ereditario.


(continua)