giovedì 18 agosto 2022

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(continua Tolmino Mazzinelli, "I presupposti del peccato originale"))

 

Su questa medesima dottrina, l'Autore obietta che essa manca di coerenza interna. Infatti:

1) Se vi era giustizia originale, vuol dire che le passioni erano sotto il controllo della ragione. Ma allora, come potevano Adamo ed Eva cadere e peccare contro Dio?

2) Come si può conciliare la punizione di tutta l' umanità per un atto dei progenitori con la giustizia di Dio che è amore?

3) Se i battezzati sono dei privilegiati, questa dottrina va contro ciò che scrive Paolo: non c'è differenza tra le persone presso Dio (Rom 2,11).

4) Se poi la grazia di Dio è efficace per tutti gli uomini di buona volontà, il battesimo non dovrebbe essere così necessario per la salvezza. Questa dottrina è ingiusta per i non battezzati, che sono la maggioranza dell'umanità. Essi sono colpevoli di un peccato che non hanno commesso personalmente. Conclusione: l'intera dottrina del peccato originale è fondata su asserzioni derivanti da ari pensiero filosofico particolare dei Medio Evo dell'Europa occidentale sulla persona umana, natura e soprannatura che non è necessariamente valido per tutti i tempi e luoghi.

Ne consegue:

 

1. Discriminazione delle donne

L'interpretazione della Genesi data dai Padri, specialmente Agostino, era che la donna fosse la causa della caduta, la tentatrice, la complice di Satana e la distruttrice del genere umano. Si venne alla identificazione di Eva col male. I teologi maschi e il clero furono i responsabili del perpetuarsi di questa denigrazione delle donne attraverso i secoli. Questa semplicistica e dannosa interpretazione del racconto della Genesi mette in questione le origini del testo della stessa Genesi, le dichiarazioni di Paolo sul ruolo di Gesù Cristo nella redenzione e la designazione di Maria come seconda Eva. Ci si domanda infatti se questi sviluppi siano il frutto dei presupposti ideologici e della conclamata superiorità e dei pregiudizi del maschio. La dottrina del peccato originale fu inoltre antisessuale, perché le relazioni sessuali portavano alla vita una persona che era nemica di Dio. Si associò così il peccato in modo preminente alla sessualità, trascurando gli altri peccati, come quelli di ingiustizia e abuso di potere. Questo atteggiamento antisessuale fu associato a un atteggiamento antifemminista, specialmente presso il clero che era maschile, e dominò il pensiero della Chiesa e il suo ministero.

 

2. Negatività della natura e del mondo

L'interpretazione del racconto della Genesi sulla caduta causò un atteggiamento di opposizione alla natura e al mondo, considerati maledetti da Dio. Ciò è contrario al nostro concetto della bontà di Dio e anche a parecchi passi della Scrittura. Questo atteggiamento non contribuì certo alla gioia dei cristiani per la bellezza della creazione. Al contrario portò a trascurare la natura e l'ecologia.

 

3. Discriminazione nei confronti delle altre religioni

Questa dottrina insegnava che l'umanità era in tale stato di peccato che solamente Gesù Cristo e i suoi meriti potevano operare la salvezza. Ciò significava, da una parte, che ognuno era chiamato alla conoscenza di Gesù Cristo come salvatore, dall'altra ad appartenere alla Chiesa cattolica. Questo dogma implicava che Gesù, universale salvatore, conferiva le grazie meritate da lui, attraverso la Chiesa da lui fondata. E la Chiesa operava ciò mediante i sacramenti. Il battesimo toglieva la macchia del peccato originale, ma non la concupiscenza.

Questa pretesa della chiesa a essere il veicolo dell'eterna salvezza ha due conseguenze che l'Autore contesta:

a) La religione istituzionale pretende di avere il potere di mediare la salvezza al di là di questa vita. Anche se noi accettassimo che la salvezza viene operata da Cristo, non ne consegue che noi dobbiamo  pensare che Gesù Cristo ha bisogno della Chiesa per essere mediatore di salvezza. Sia Gesù Cristo che Paolo parlano di un diretto rapporto tra Dio e gli essere umani. In ultima analisi, la santità e la salvezza si risolvono tra Dio e la coscienza di una persona (Mt. 25; Rom. 2).

L'Autore chiama ciò puro religionismo, in cui una o più religioni, come organizzazioni, pretendono di poter mediare la salvezza eterna dopo la morte. Questa è una pretesa invalida, perché la salvezza è un mistero di un rapporto di una persona con l'Assoluto trascendente, ossia Dio.

b) Il secondo aspetto della discriminazione riguarda le persone di fede diversa dal cristianesimo. Sebbene ora la Chiesa affermi la possibilità di salvezza attraverso altre religioni, tuttavia il rimedio contro il peccato originale rimane esclusivamente in e attraverso la Chiesa, grazie ai meriti di Gesù Cristo. Questo concetto del peccato originale è legato a un concetto di Dio che non può essere accettato dalle altre religioni. In Asia l'idea di una umanità che nasce alienata dal creatore sembra essere una con cezione abominevole della divinità: è in contraddizione con la nozione di un Dio giusto e amabile. Il concetto di una salvezza solo nella Chiesa portò a eccessi missionari perfino nei santi. San Francesco Saverio dichiarava che egli era in cerca di anime da salvare col battesimo e con l'appartenenza alla chiesa, altrimenti sarebbero andate all'inferno.


(continua)