Il Posto della sentinella
Due
brani del nuovo vescovo di Torino, Roberto Repole, dai saluti alla
città e del suo ringraziamento finale il 7/5 durante la cerimonia di
insediamento
Un invito a farsi strumento di speranza e ad essere “sentinelle”: “In una lettera a Rodolfo il Verde preposito di Reims, il padre dei certosini, san Bruno”, ha ricordato, “confidava di vivere in un eremo con dei fratelli ‘che perseverando con saldezza nei loro posti di sentinella nelle cose di Dio, attendono il ritorno del Signore per aprirgli subito quando busserà’.
Ecco, quel posto, quello della sentinella non è solo il posto
dei monaci. È il mio posto, è il nostro posto, è il posto dei cristiani
che, come dice san Pietro, rimangono sempre stranieri e pellegrini
dentro questo mondo.
Se torneremo con nuovo entusiasmo – pochi o tanti che siamo – ad abitare quel nostro posto, allora sbocceranno dalle nostre comunità delle opere benedette, capaci di cominciare a trasfigurare l’umanità. Se diserteremo il nostro posto, potremo anche fare tante opere, ma non ci toglieremo il gusto amaro dell’insensatezza e non avremo davvero niente da offrire ai nostri fratelli in umanità”.
Se torneremo con nuovo entusiasmo – pochi o tanti che siamo – ad abitare quel nostro posto, allora sbocceranno dalle nostre comunità delle opere benedette, capaci di cominciare a trasfigurare l’umanità. Se diserteremo il nostro posto, potremo anche fare tante opere, ma non ci toglieremo il gusto amaro dell’insensatezza e non avremo davvero niente da offrire ai nostri fratelli in umanità”.
Grazie ancora di cuore a tutti e a ciascuno, con un immenso affetto!...
Jacques
Derrida dice che il tempo della democrazia rimane il futuro. È bello
per me pensare che anche in una moderna città democratica quale è Torino
la società civile con le sue istituzioni e la Chiesa con i suoi
rappresentanti lavorino insieme, pur nella diversità dei compiti,
continuando a immaginare, sognare e progettare il futuro della città: un
futuro accogliente, per ciascuno e per tutti, oltre che per il tutto
dell'umano. Un futuro da ritornare a guardare non con paura, ma con
fiducia, da parte dei più giovani.
Il Foglio 491