venerdì 19 agosto 2022

IL VATICANO SBARRA LA STRADA VERSO UN SINODO VERO

 AVVERTIMENTO VATICANO: «Dove credete di andare?»

di Ludovica Eugenio - Adista Notizie 30/07/2022


41164 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. 
Il nodo vaticano viene al pettine. Dopo due anni e mezzo di lavoro indefesso, articolato in quattro aree tematiche (celibato sacerdotale, magistero sulla morale sessuale, ruolo delle donne e riduzione del potere clericale), per una riforma della Chiesa nella direzione di un aggiornamento e di un recupero dopo la devastazione – non conclusa – portata dall’esplosione della crisi della pedofilia nel clero, il Cammino sinodale tedesco si vede sbarrata la strada dal Vaticano. 
Il 21 luglio, una nota della Santa Sede, non firmata, afferma che «Per tutelare la libertà del popolo di Dio e l’esercizio del ministero episcopale, pare necessario precisare che il “Cammino sinodale” in Germania non ha facoltà di obbligare i Vescovi e i fedeli ad assumere nuovi modi di governo e nuove impostazioni di dottrina e di morale». «Non sarebbe lecito – spiega la dichiarazione – avviare nelle diocesi, prima di un’intesa concordata a livello di Chiesa universale, nuove strutture ufficiali o dottrine, che rappresenterebbero una ferita alla comunione ecclesiale e una minaccia all’unità della Chiesa». E cita la “Lettera al popolo di Dio che è in cammino in Germania” di papa Francesco, del giugno 2019 (v. Adista Notizie n. 28/19): «La Chiesa universale vive in e delle Chiese particolari, così come le Chiese particolari vivono e fioriscono in e dalla Chiesa universale, e se si ritrovano separate dall’intero corpo ecclesiale, si debilitano, marciscono e muoiono. 
Da qui il bisogno di mantenere sempre viva ed effettiva la comunione con tutto il corpo della Chiesa». La Santa Sede conclude la laconica nota affermando che «si auspica che le proposte del Cammino delle Chiese particolari in Germania confluiscano nel percorso sinodale che sta percorrendo la Chiesa universale, per un reciproco arricchimento e una testimonianza di quella unità con la quale il corpo della Chiesa manifesta la sua fedeltà a Cristo Signore».

Ma che modo di comunicare è?!
La reazione della controparte non si è fatta attendere. Nella stessa giornata del 21, i presidenti del Cammino sinodale, mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca e Irme Stetter-Karp, presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), hanno espresso una critica radicale al messaggio loro rivolto, a partire dalla modalità di comunicazione, che suscita «stupore»: «Non è un modo corretto di relazionarsi! Non è ciò che vogliamo che si verifichi all’interno della nostra Chiesa. Lanciare attacchi non firmati da nessuno non è un buon modo di comunicare». Non è proprio così, hanno aggiunto, nel comunicato, che «funziona per noi una Chiesa sinodale». Un rapporto di dialogo costante con Roma è previsto dagli stessi regolamenti e statuti del Cammino sinodale, tanto che il nunzio apostolico in Germania – rappresentante vaticano nel Paese – vi partecipa in quanto osservatore permanente; senza dire che sono sempre stati cercati canali di comunicazione diretti: «Questo, secondo noi, sarebbe il momento per i chiarimenti. Purtroppo la presidenza sinodale non è stata ancora invitata ad alcun incontro! Ci rammarichiamo che questa comunicazione, più diretta e franca, finora non sia ancora avvenuta. Oggi, ci è ancora più chiaro che la Chiesa sinodale è, e deve essere, diversa!», dichiarano i due presidenti.
Nel merito della comunicazione vaticana, poi, «Non ci stanchiamo mai di sottolineare che la Chiesa in Germania non seguirà un “percorso speciale tedesco”», affermano, puntualizzando che «tuttavia, riteniamo nostro dovere indicare con chiarezza quali siano secondo il nostro punto di vista i cambiamenti, indispensabili e inderogabili». Tanto più, aggiungono, che non si tratta di problemi “tedeschi”: «Abbiamo già potuto constatare che i problemi e le domande che abbiamo individuato sono molto simili a quelle che tutto il mondo si pone». Il Cammino sinodale, infatti, nasce come risposta al Rapporto MHG del 2018 sui casi di pedofilia nella Chiesa, una risposta comune di laici e responsabili ecclesiastici: «Siamo grati che i vescovi e lo ZdK stiano percorrendo insieme questo cammino e siamo anche certi del supporto e della collaborazione attiva del popolo di Dio in cammino». Del resto, non si capisce di cosa ci si preoccupa: quanto emerso finora nel Cammino tedesco è confluito e confluirà «come programmato» nel processo sinodale della Chiesa universale: «Abbiamo sempre sottolineato la nostra volontà di contribuirvi attivamente attraverso il nostro lavoro», nella convinzione che ciò porti a un «arricchimento reciproco».
Censura preventiva su cosa?
Oltretutto, ciò su cui la Santa Sede porrebbe un veto, l’”obbligo” dei vescovi di imporre novità, non trova nemmeno ragion d’essere nello Statuto del Cammino sinodale, che all’art. 11 comma 5 recita: «Le deliberazioni dell'assemblea sinodale non hanno alcun effetto giuridico di propria iniziativa. Il potere della Conferenza episcopale e dei singoli vescovi diocesani di emanare norme giuridiche nell'ambito delle rispettive competenze e di esercitare il loro ufficio di insegnamento resta impregiudicato dalle delibere». E poi: «Le deliberazioni i cui argomenti sono riservati a un regolamento generale della Chiesa sono trasmesse alla Sede Apostolica come voto del cammino sinodale» (articolo 12, comma 2). Insomma: l’ammonimento di Roma contenuto nel primo paragrafo «non ha il potenziale per porre ostacoli al cammino sinodale», scrive Felix Neumann su Katholisch.de (22/7).
Più problematico il resto del comunicato. Ancora Neumann: «Il secondo e ultimo paragrafo specifica cosa vuole e cosa non vuole la Santa Sede: nessuna decisione preliminare nella Chiesa locale che anticipi una decisione della Chiesa nel suo insieme – implicitamente: del papa – dopo la conclusione del processo sinodale mondiale avviato di Francesco».
Interpretabile la portata del divieto di nuove "strutture ufficiali": significa solo uffici ecclesiastici in senso stretto o qualsiasi cambiamento organizzativo? Se da un lato «difficilmente si può concepire che con il processo sinodale mondiale qualsiasi decisione episcopale sulle strutture della propria diocesi debba essere fermata», dall’altro un’interpretazione restrittiva richiederebbe il termine "ufficio ecclesiastico". 
Allo stesso tempo, «non si può escludere – conclude Neumann – che qualsiasi cambiamento di strutture da parte dei vescovi diocesani ispirato dal Cammino sinodale incontri disapprovazione: negli ultimi anni, il pontificato di Francesco ha mostrato una chiara tendenza ad accentrare sempre più le decisioni a Roma a scapito delle chiese locali».

Quali risoluzioni del Cammino sinodale sono in gioco?
Se ci si chiede quali decisioni del Cammino tedesco influiscano praticamente sulle “strutture ufficiali” nelle diocesi, si può pensare alla partecipazione dei laici alla nomina dei vescovi, a cui l'Assemblea sinodale aspira. Dovendo rimanere nel quadro della legge concordataria, significherebbe poco più che una maggiore partecipazione di laici selezionati alla stesura di elenchi di proposte; e d’altronde, anche la consultazione del capitolo della cattedrale nella scelta del vescovo dalla terna di nomi romana rischia di fallire a causa del segreto pontificio, rendendo difficile anche a questo livello un vero cambiamento nelle "strutture ufficiali". Insomma, se le diverse risoluzioni non sono giuridicamente vincolanti, ma sviluppano “solo” una spinta morale, perché le espressioni usate dal Vaticano sono tanto ambigue?

E ora?
In ogni caso, è molto probabile che la dichiarazione vaticana (opera del papa stesso?) influirà fortemente sulla dinamica delle prossime assemblee sinodali (la più vicina è a inizio settembre); la maggioranza dei due terzi richiesta tra i vescovi è già a volte stretta e la dichiarazione potrebbe produrre ulteriori dubbi in quelli più perplessi. La dichiarazione è soprattutto un monito a non spingersi troppo oltre, soprattutto per quanto riguarda l'attuazione delle prime decisioni da parte dei vescovi diocesani.

Un colpo al cerchio e uno alla botte
La dichiarazione vaticana alla fine auspica peraltro che le proposte del Cammino delle Chiese particolari in Germania confluiscano «nel percorso sinodale che sta percorrendo la Chiesa universale, per un reciproco arricchimento e una testimonianza di unità». Dunque non si tratta, qui, della fine di un percorso. È lo stesso “cerchiobottismo” contenuto nella lettera del 2019 che papa Francesco inviò alla Chiesa tedesca: in cui aveva espresso sostegno da un lato e cautele dall’altro. Vi sottolineava la “doppia prospettiva” della sinodalità, che deve privilegiare innanzitutto un approccio bottom up (cioè dal basso verso l’alto) «incominciando dalle diocesi», perché «non si può fare un grande sinodo senza andare alla base» e, solo dopo, la «sinodalità dall’alto in basso, che permette di vivere in modo specifico e singolare la dimensione collegiale del ministero episcopale e dell’essere ecclesiale». 
Come dire: l’ultima parola viene sempre dall’alto.