La spesa rubata, il tempo nuovo
Concita De Gregorio
La Repubblica
25/7
Una ragazza canta alla finestra durante il lockdown,
quello spirito è tramontato
Il portiere del grande complesso
condominiale siede sugli scalini, nell’unico spicchio d’ombra del
cortile, con la testa fra le mani.
E’ successo un fatto
bruttissimo, nella palazzina D. Ha lasciato la spesa davanti alla
porta della signora X, come al solito, ma quando l’anziana –
“pochi minuti dopo, al massimo mezz’ora”, riferisce desolato –
ha aperto per ritirarla la spesa non c’era più. Nessuno di
estraneo, tuttavia, è entrato e uscito dal portone: lui è sempre
stato al suo posto in guardiola, assicura il portiere, e posso
garantire che è capace di una vigilanza formidabile di cui taluno,
specie d’agosto quanto la famiglia è in vacanza, si è talvolta
sottovoce lamentato.
La palazzina D è la stessa in cui comparve,
all’epoca del primo rigido lockdown, lo struggente biglietto
attaccato con lo scotch ai citofoni, che diceva: se qualcuno in
questo edificio ha bisogno di cibo, medicinali o altre commissioni
può rivolgersi a noi. Firmato: la famiglia al terzo piano (i loro
nomi, non questa formula, naturalmente). Lo fotografai, quel
cartello, e credo di averci scritto anche qualcosa in proposito: sul
sentimento di solidarietà che la reclusione aveva acceso, sul bene
che può venire dal male, cose così.
Sono passati due anni,
nessuno ha traslocato e nessun nuovo inquilino è arrivato. Sono
sempre gli stessi, gli abitanti del palazzo. Non ci sono e non
c’erano categorie a naturale istinto criminale secondo il
pregiudizio corrente, quelle che Salvini andrebbe a chiamare di
persona. Non c’è nessuno agli arresti domiciliari. Dove allora si
offrivano di andare a fare la spesa oggi la rubano. Sarà per
necessità, sarà per disperazione. Sarà l’antifona di quello che
ci aspetta: il tempo nuovo.