mercoledì 10 agosto 2022

LE PAROLE PER DIRLO

 SCEGLIERE DI VIVERE


Fa decisamente caldo. Oggi sono in casa per sbrigare alcune faccende. Non si sente un filo d'aria. Si suda anche a stare seduti. Ad un certo punto mi capita tra mano una rivista di montagna. Mi distraggo un attimo e la sfoglio. Immagini splendide di cime, pareti, valli. Il mio pensiero va alle camminate fatte. Salire in montagna è una scelta o un regalo? È attivo o passivo? È un atto che opero io o un dono che ricevo dalla montagna? A prima vista è una scelta, una libera scelta di chi decide di fare una scalata. In realtà mentre cammini ti accorgi che la montagna fa più di te. Lei è lì, da molto tempo, prima che tu nascessi. È lì che ti aspetta. Non la inventi, la trovi. E sta lì, per tutto il tempo della tua camminata, per darti la possibilità di poggiare i piedi e salire. Con la sua cima continua a nutrire il tuo desiderio. Sembra dirti: "Dai, ce la puoi fare! Ancora uno sforzo e sei arrivato!". Tu guardi la cima e ti senti attratto, incitato, invitato. Ecco: la cima della montagna ti invita. Non sei un conquistatore, ma un ospite, un invitato. La montagna, ad ogni passo, ti offre una "portata" diversa: un fiore, un lago, una pietraia, un bosco, uno scorcio, una nuvola, una folata di vento. Lei ti ha invitato e lei ti "prepara la tavola", ti prepara la festa. Dopo un po', nel cammino, ti accorgi dell'accoglienza sempre abbondante. Eri partito da casa convinto di andare "alla conquista" di una nuova cima e ti trovi accolto, desiderato, coccolato. Parti da conquistatore e finisci da invitato. Parti per "afferrare", per possedere la montagna e, con sorpresa, ti senti afferrato, posseduto. Capisci che "saper ricevere" è fondamentale nella vita.

Proprio come scrive E. Campagnoli: "Ricevere è paradossalmente l'attività più difficile e feconda dell'uomo. Solo chi sa ricevere, sa agire in maniera davvero nuova, perché fa spazio in sé a un vero 'altro da sé', sa accogliere ciò che da solo non si potrebbe mai dare, sa uscire dalla monotonia dei propri pensieri e delle proprie azioni, che resterebbero altrimenti come lo stesso disco che continua a girare all'infinito, ripetendosi sempre uguale. Ricevere, quando è vero, è un atto infinito: non si tratta di prendere (afferrare, appropriandosi in un colpo, di ciò che si è catturato con la

testa o con la mano) ma di accogliere. Accogliere non è stringere nel proprio pugno, ma rimanere costantemente con la mano aperta". Finché resti pieno di te, dei tuoi diritti, dei tuoi guai, dei tuoi successi e dei tuoi ragionamenti sei un "disco che si ripete all'infinito, sempre uguale". Quante volte inostri brontolamenti, le nostre rabbie, le nostre opinioni sono "dischi rotti", che si ripetono sempre uguali! Uscire da sé, incontrare altre persone, altri punti di vista, altri modi di ragionare ci arricchisce, ci costruisce. Rimanere costantemente con la mano aperta, con la mente aperta, con il cuore aperto è il miglior modo per essere uomini e donne. Scegliamo la vita anzitutto "scegliendo di riceverla".


L’Eco del Chisone 20 luglio