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Altri elementi da tener presenti nella ricerca:
Risurrezione?
Nel racconto di miracolo del capitolo 11 dell'evangelo di Giovanni noi parliamo impropriamente di «risurrezione». Sarebbe più corretto, sostengono molti studiosi, parlare di rianimazione cadaverica. Risurrezione significa ricevere da Dio una vita nuova, oltre le dimensioni del tempo e dello spazio, cioè una vita che non conoscerà più la morte. Si vedano al riguardo le chiare distinzioni di H. KUNG in Vita eterna?, Edizioni Mondadori.
Miracoli e racconti di miracolo
Il lettore della Bibbia ha davanti a sé i racconti dei miracoli, mai il miracolo stesso. Questa «differenza» è essenziale. In questi testi hanno la parola uomini con una esperienza di fede che volevano trasmettere ai posteri. Importa moltissimo che noi leggiamo questi testi come gli autori volevano che fossero compresi. I narratori non si davano mai premura di trasmettere informazioni nell'ambito delle scienze naturali o di fornirci resoconti «storici» precisi. Il nostro impegno dunque non si concentra sull'interrogativo: «Che cosa è accaduto allora?». Noi cerchiamo piuttosto di conoscere a fondo ciò che gli autori del Vecchio e del Nuovo Testamento vogliono dirci con i loro racconti e come noi possiamo ricavarne un messaggio di fede. Essi sono testimonianza del credente per il credente. I racconti dei miracoli nella Bibbia sono delle testimonianze, dei ‘segni’, delle provocazioni, degli appelli alla nostra fede. Sono come scintille che vogliono suscitare il fuoco della fede o ravvivarlo. I racconti di miracolo non dimostrano nulla, ma semplicemente testimoniano. Per approfondire questa riflessione il lettore consulti FRANZ.ELMAR WILMS I miracoli nell'Antico Testamento, Edizioni Dehoniane.
Razionalità sì, razionalismo no
Forse sarà importante distinguere accuratamente tra uso della ragione e degli strumenti storico-critici e razionalismo. Il razionalismo è il tentativo di ridurre tutto alla spiegazione razionale del «fatto» rendendo i miracoli accettabili alla logica della «sola ragione-nulla sopra la ragione». La razionalità storico-critica è invece l'utilizzo degli strumenti scientifici per evitare una lettura ingenua del testo. Essa non è affatto nemica della fede e può servire al credente per evidenziare il «paradosso» della testimonianza evangelica. Bisogna però vigilare affinché l'utilizzo degli strumenti della scienza non degeneri in mentalità razionalistica. Al centro della lettura biblica sta la fede, non un metodo.
Dio ha risvegliato dei morti alla vita?
«Non si tratta qui della domanda: che cosa Dio possa. La domanda è: ha Dio effettivamente richiamato dei morti alla vita terrena, come si racconta in alcuni passi della Bibbia? Elia ed Eliseo, Gesù, Pietro e Paolo, secondo i racconti biblici, hanno risuscitato dei morti. Azioni del genere vengono attribuite anche a rabbini e fonti ellenistiche narrano qualche cosa di analogo. Allo stato attuale della scienza non è possibile rispondere con un chiaro «sì» o «no» alle domande sui dati di fatto... Infatti i testi di cui disponiamo contengono un annuncio. Le loro fonti sono racconti popolari e non hanno origine da specialisti in medicina né sono interessate ad esprimersi in linguaggio medico» (FRANZ-ELMAR WILMS, Op. cit., pag. 306). Si deve ancora aggiungere che gli autori-scrittori hanno una grande familiarità con il concetto di morte e lo usano in senso molto ampio: pericolo di vita, malattia grave, persecuzione, tutto ciò ha attinenza alla sfera della morte. Certo, in qualche modo l'orante esperimentò il soccorso, la mano amorosa di Dio. Ma come? Non è possibile dato il linguaggio, così fluttuante, raggiungere una definitiva chiarezza sull'intenzione delle singole affermazioni. Mi sembra molto pertinente ciò che scrive lo studioso A. Weiser: «Secondo la mia opinione, dal complesso del materiale delle fonti, non emerge con sufficiente certezza che anche solo in un singolo caso un uomo effettivamente morto sia ritornato alla vita terrena». I racconti di risurrezione non intendono essere informazioni su dati di fatto. E quindi fuori luogo porsi come molto rilevante il quesito del dato di fatto (cioè che cosa è precisamente successo) a proposito di tali racconti. È essenziale. invece, raccogliere il messaggio che tali racconti ci trasmettono. E tale messaggio è chiaro.
Un po' di bibliografia
Essa è immensa. Ci siamo limitati ad una bibliografia assolutamente ristretta. Oltre ai volumi già citati, si notino: CH. K. BARRET, Il Vangelo di Giovanni fra simbolismo e storia, Claudiana, Torino 1983; A. JAUBERT, Come leggere il Vangelo di Giovanni, Gribaudi, Torino 1978; R. E. BROWN, Giovanni, volume I, Cittadella, Assisi 1979; O. CULLMANN, Origine e ambiente dell’evangelo secondo Giovanni, Marietti, Torino 1976. Utili tutti i commentari che sono stati immessi nel circuito teologico italiano, senza trascurare gli studi di Richardson, Wilkens, Dunkerley, Braun, Dodd, Kasemann, Collins, Hunter, Boismard e tanti altri che sono facilmente reperibili.
(continua)